Leggevo articoli sulle mistificazioni degli ebrei riguardo all’Olocausto, e mi sembravano plausibili. Parte del piacere, poi, era data dalla consapevolezza di fare parte del gruppo di chi la sa lunga. E vedevo i frutti di quello che leggevo costantemente, anche nella mia vita quotidiana. Se per otto mesi sono rimasto senza lavoro per la chiusura dell’azienda dove avevo sempre lavorato, il motivo non era complicato: era il frutto di un preciso piano di deindustrializzazione dell’Italia che mirava ad assoggettare il nostro paese. Verso la fine del mio periodo complottista, la mia reazione nei confronti di tutto era la rassegnazione rabbiosa e niente sarebbe mai cambiato perché tutti erano caproni stupidi pieni di convinzioni inutili su cosa fosse giusto e buono fare. Tutti tranne una ristretta cerchia di amici che avevo conosciuto perlopiù sulle pagine Facebook che frequentavo.
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