Seconda spedizione
Da Argo la flotta achea si portò ad Aulide, dove però le navi rimasero bloccate a causa di una persistente bonaccia. Interpellato a tale riguardo, Calcante rispose che essa era dovuta all’ira di Artemide, che si sarebbe placata solo se Agamennone le avesse sacrificato la figlia Ifigenia, la quale si trovava insieme alla madre a Micene.[20] Agamennone acconsentì e per attirare la figlia ad Aulide senza destare sospetti né in lei né nella madre Clitennestra, pensò di addurre come pretesto la sua volontà di darla in sposa ad Achille.[21][22] Quest’ultimo non era al corrente dell’inganno e quando ne venne a conoscenza decise di intervenire per salvare la giovane:[23] Ifigenia però era già stata portata ad Aulide. Achille cercò di opporsi, ma i soldati gli si sollevarono contro, minacciando di lapidarlo. Quando arrivò l’ora del sacrificio con Ifigenia rassegnata al suo destino per il bene del paese, la lama calò su di lei ma al suo posto colpì un cervo mentre la fanciulla fu portata via, in salvo, da Artemide (Euripide, Ifigenia in Aulide). Secondo altre versioni l’eroe, per ordine della stessa Artemide e straziato dalle lacrime di Clitennestra, intervenne durante il sacrificio, salvando la giovane e conducendola in Scizia.[24] Secondo Tzetze, Achille la sposò e da lei nacque Neottolemo. Secondo quanto testimonia l’Odissea,[25] durante un banchetto tenuto da Alcinoo, re dei Feaci, l’aedo Demodoco canta di una disputa sorta tra Odisseo e Achille: il primo esaltava la prudenza, mentre il secondo esaltava il coraggio. Agamennone, al quale Apollo aveva predetto che gli Achei avrebbero conquistato Troia allorché fosse subentrata la discordia tra le sue file, vide in questa discussione il presagio di una pronta vittoria.
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