Teti (in greco antico: Θέτις, Thétis) o Tetide è un personaggio della mitologia greca. Era la più bella delle Nereidi, le ninfe dei mari figlie di Nereo e Doride, discendenti da Oceano. Aveva il dono della metamorfosi, che contribuiva ad aumentarne il fascino.
Nella mitologia
La titanide Temi predisse in una profezia che Teti era destinata a dare alla luce un figlio che sarebbe divenuto più potente, intelligente ed ambizioso del padre. Climene confidò il segreto al figlio Prometeo. Nel momento in cui Zeus e Poseidone si innamorarono di lei, Prometeo capì che sarebbe stata una disgrazia per l’Olimpo, chiunque fosse stato a darle quel figlio, che avrebbe surclassato il padre; conoscendo questa preziosa informazione e temendo che le sorti di Urano e Crono si potessero ripetere con Zeus, Prometeo rivelò allora il segreto a Zeus in cambio della propria liberazione, dal castigo a cui il dio lo aveva condannato. Poseidone ne fu informato a sua volta ed entrambi rinunciarono a possederla, destinandola ad un matrimonio con i mortali, lasciando così al mondo degli uomini il destino ineluttabile di essere surclassati dal proprio figlio. Peleo, re di Ftia, riuscì ad averla in sposa, con il forzato matrimonio celebrato sull’Olimpo, dove la dea della discordia Eris, unica degli dei a non essere stata invitata, lanciò il pomo d’oro che sarebbe poi stato oggetto del giudizio di Paride, causa della guerra di Troia. Dall’unione tra Teti e Peleo nacque Achille, il quale, nell’Iliade, si sfoga più volte con la madre trovando conforto nelle sue parole. Teti intervenne anche in aiuto del figlio, principalmente in due occasioni: la prima, quando immerse il neonato nel fiume Stige, rendendolo invulnerabile tranne che nel tallone (per immergere Achille, la madre dovette tenerlo per il tallone, che rimase così l’unica parte vulnerabile: da qui la definizione di tallone di Achille); la seconda, quando chiese ad Efesto di forgiare le armi per il combattimento di Achille contro Ettore. Inoltre secondo alcune tradizioni, vendicò la morte del figlio uccidendo Elena, allorché la donna ritornava a Sparta col marito Menelao. In seguito, in Tessaglia, Teti uscì vincitrice da una gara di bellezza che la vide opposta a Medea e a cui prese parte, come arbitro, Idomeneo, re di Creta.[1] Teti rimase coinvolta anche in alcune altre vicende divine: con sua sorella Eurinome, accolse amorevolmente nelle acque del mare, il piccolo Efesto, quando questo dio venne respinto da sua madre Era e scagliato giù dall’Olimpo. Una volta cresciuto, per ringraziarla, il fabbro divino creò dei magnifici gioielli per Teti e sua sorella. Quando in una occasione Era li vide addosso alla nereide, glieli invidiò e chiese quale bravissimo artigiano orafo li avesse creati. Di fronte alla regina degli dei, Teti fu costretta a rivelare che l’artefice di tali opere non era altri che Efesto, il figlio da Era stessa respinto. Perciò Era richiese a Teti di informare Efesto che lo voleva rivedere. In greco il suo nome (Thètis) si differenzia chiaramente da quello di Teti la Titanide (Tēthỳs), ma probabilmente entrambe derivano da una stessa divinità delle acque di un culto più antico.
Note
1. Tolomeo Efestione, libro V.
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