In questo topic si incrociano molte considerazioni, che spaziano dalla filosofia alla religione.
Quando si parla di un simile, delicato argomento, si sentono due sole opinioni: “è un atto di viltà e stupidità, perché si sfugge ai problemi, che possono essere risolti” oppure “è un atto dovuto alla depressione o a malattie mentali”.
Sinceramente, questa credo sia l’onda lunga di un pregiudizio derivato dalla morale cristiana, che dice che “Dio ti ama, devi continuare a vivere, la vita è un dono divino”.
Ovviamente, tutto questo è rivestito da una patina superficiale di razionalismo, ma la sostanza non cambia.
Cosa voglio dire? Approvo il suicidio?
Personalmente, almeno per ora,non lo farei (non si può mai sapere cosa ti riserva la vita), ma non giudico vigliacco o codardo chi decide di servirsene.
E nemmeno egoista.
Perché?
Perché ci sono contesti nei quali non si ha più via d’uscita e si preferisce la morte al tradimento di una determinata convinzione.
Il “bisogna lottare” secondo me vale fino ad un certo punto, perché ci sono contesti nei quali ogni strada ti è preclusa e noi, che viviamo in un’epoca serena, per quanto minacciata da una certa precarietà (secondo me qui si innesta la dilagante avanzata dell’ISIS. Da’ a molta gente, soprattutto giovani, una necessità di assoluto che si sta perdendo, ma è un altro discorso), economica e non, non abbiamo nessun diritto di giudicare.
Un esempio?
Erwin Rommel.
Non tedio chi legge con notizie biografiche su di lui, ma mi soffermo su quanto gli è accaduto dopo il fallimento dell’attentato ordito contro Hitler dal maggiore Stauffenberg.
A causa della sua enorme popolarità, Hitler lo ha posto davanti a questo bivio: la morte tramite suicidio o la corte marziale, con il rischio della deportazione per la sua famiglia.
E Rommel ha scelto di suicidarsi.
Si può dire “la vita è bella” in un caso come il suo?
Si può dire “doveva lottare e affrontare i problemi”, come vuole una certa retorica?
Ma, a parte il fatto che lui ha lottato, ma ha perso, ma si può giudicare la scelta fatta da Rommel?
Insomma, ha voluto salvare la sua famiglia, è così egoistico un simile atto?
Cosa doveva fare, con un Fuhrer rabbioso, che ha scatenato un bagno di sangue, dopo il fallimento dell’attentato?
In contesti simili dire “niente è insormontabile” è una stupidaggine allucinante.
Combattere con un Hitler in quello stato voleva dire essere travolti e portare nella propria rovina le persone care.
E Rommel ha preferito non coinvolgere, per quanto ha potuto,le persone a lui care in una simile sciagura.
Non mi sembra egoista, tutt’altro.
Poi, ci sarebbe anche il caso di quelle persone che, a causa delle malattie incurabili, decidono di suicidarsi e di fregare l’avanzata di un male terribile.
Anche qui, è il caso di dire “la vita è un bene prezioso”?
Come nel primo caso, si può dire “niente è insormontabile” ad un malato incurabile che non ne può più?
Sì, ma col corpo distrutto dalle sofferenze, la persona può avere il diritto di volere smettere di soffrire?
O la vita, per molti, è una sofferenza che si potrebbe evitare?
Troppi amano vedere le persone disperate?
Credo che, in casi simili, sia il caso di insegnare un concetto di amore diverso, che vede il supremo esempio di tale sentimento nella rinuncia.
Perché non penso sia giusto costringere una persona sofferente a vivere solo perché non si vuole soffrire.
E’ amore? No.
E’ solo egoismo e io, pur essendone consapevole, non so se, in casi simili, sarei in grado di fare quanto dico.
Un altro esempio?
I patrioti (risorgimentali e non) che, pur di non tradire i loro ideali, si suicidarono.
Cosa dovevano fare, per obbedire alla retorica de “la vita è bella”? Soffrire come cani e rischiare di tradire?
Per piacere, un po’ di buonsenso.
Altro esempio?
Caso di adolescente che si suicida per abusi o discriminazione (causata da omofobia, transfobia, o altro). Ho sentito in questi casi gente dire “sti cazzi, doveva reagire” o “doveva fregarsene dei suoi genitori” dinanzi a casi di discriminazione ad opera della famiglia (caso Leealh Alcorn…. È un esempio imbarazzante). Mi sembra un modo per dire “la collettività non ha problemi” e dare la colpa alla persona sofferente, senza farsi alcuna domanda. Ma la discriminazione è un problema serio, grave e doloroso. Sì, parlo di discriminazione, perché penso che fare steccati tra omofobia,transfobia e altro sia foriero di ulteriori conflitti. Questi esempi cosa vogliono dire? Prima di giudicare, è meglio valutare l’ambiente.