Il ritorno del Re ha diverse analogie: la guarigione di Artù, la parusìa del Cristo apocalittico, il risveglio dell’Imperatore Giallo o di Federico Barbarossa, l’avvento di Maitreya, il buddha futuro, la reintegrazione di Adamo-Lucifero, o una fusione di Cristo proprio con Lucifero, la sua ombra. Si dipinge anche un definitivo abbraccio fra Re e Regina, per il Vedanta, Shiva e Shakti, separatisi per dare forma al mondo illusorio che ci circonda. In sostanza, Shiva si separa dalla sua Shakti, la cerca e la ritrova, solo per capire che la separazione non era mai avvenuta o era solo una specie di sogno o illusione; ed infatti la realtà comune è appunto solo questo, in quanto nulla esiste realmente al di fuori della coscienza suprema del Sé. Volendo, è come se Dio si fosse dimenticato di sé stesso e avesse lasciato il potere nelle mani dell’avversario, il demone ingannatore e signore di questo mondo. Avvicinando Uomo e Dio, avremo la necessità di ricordare la propria divinità da parte del primo, oppure la necessità di una nascita di Dio dal sacro recipiendario o grembo dell’umanità, dalla sua anima. Anche la separazione fra mondo umano e divino non è, in quel punto principiale, mai avvenuta; Excalibur non è mai stata spezzata, e la Dama del Lago la riconsegna, più salda che mai, ad un Artù finalmente guarito.