Il testo, molto documentato, dedica una sezione proprio al caso della Dalser e ne ricostruisce proprio quel tassello mancante nella vulgata della persecuzione mussoliniana. Dunque, la Dalser, dopo la disfatta di Caporetto, in quanto originaria del Trentino, nella primavera del 1918 venne destinata come profuga, insieme con il figlioletto, al campo di Piedimonte d’Alife (Caserta). Il caso non è né unico né raro: Silvio Gava, ad esempio, il futuro leader democristiano, anch’egli trentino, fu destinato a Castellammare di Stabia. La Dalser si trasferì a Napoli per alcune visite mediche del bambino. La diagnosi medica del 18 agosto 1918, riportata in appendice nel testo, è chiara: il bambino era di costituzione linfatica e presentava una paresi all’arto inferiore destro in rapporto «con probabile sifilide ereditaria».
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