La Dalser raccontava anche storie personali e intime, accusava il governo e Mussolini, asseriva di appartenere ad una delle famiglie più facoltose del Trentino e di aver versato i capitali per la fondazione del Popolo d’Italia. Il prefetto di Napoli, trattandosi di storie personali, si rifiutò di entrare nella controversia. Lo stato mentale della donna era attestato dai rapporti di polizia – era sorvegliata – che ne descrivevano «la cattiva condotta specie morale essendosi data alla vita allegra riservatamente». Insomma, tutta la storia drammatica di Ida Dalser e del figlio Benito Albino è precedente alla storia del Mussolini capo del fascismo. Giustamente Antonio Alosco conclude la sua ricostruzione molto documentata con queste parole che pongo a chiusa dell’articolo: «Il sottoscritto è convinto che ricostruire la verità storica valga molto di più che attribuire a Mussolini e al fascismo colpe (ne hanno moltissime) che non hanno».
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