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Trascorre metà della vita spacciandosi per il fratello

Verona. Come nel film «Il talento di mister Ripley», un veronese riesce a convincere tutti di essere un’altra persona. Per 20 anni gli ruba l’identità, arrestato.
Verona — Vivere la vita di un altro. Giorno dopo giorno, per mesi che sono diventati anni, e poi decenni. Presentarsi con un nome diverso dal proprio, costruire amicizie e affetti per conto di una persona diversa. E arrivare, probabilmente, a confondere le due identità al punto che l’una e l’altra quasi si sovrappongono. Si finisce col diventare qualcuno che non si è. Come nel romanzo di Patricia Highsmith dal quale è stato tratto «Il talento di Mister Ripley », il film con Matt Damon e Jude Law. E se al cinema il protagonista si spinge fino a uccidere pur di non farsi scoprire, anche nella realtà l’intrigo di bugie può costare caro. Lo sa bene un insospettabile veronese, la cui la folle idea di rifugiarsi in un’identità fasulla ha finito col ritorcersi contro, mettendolo in guai seri. Mercoledì mattina i carabinieri hanno arrestato un uomo con l’accusa di sostituzione di persona e contraffazione di documenti.

Lui ha 46 anni e ha trascorso quasi metà della sua vita fingendo di essere suo fratello minore. Stando alle prime ricostruzioni, era il 1993 quando l’uomo ha lasciato la sua terra d’origine, la Puglia, per trasferirsi in Veneto. Settecento chilometri, da Bari a Verona, per lasciarsi alle spalle non solo il passato, ma perfino il proprio nome. Il mister Ripley nostrano deve aver pensato che rubare l’identità di qualcun altro poteva risultare meno complicato se già si conosce la vittima. E così aveva fatto ricadere la scelta sul fratello anche perchè, se fosse stato smascherato, magari si sarebbe dimostrato più propenso a lasciar correre. Ma il «gioco» di quel ventiseienne gli era bene presto sfuggito di mano. A vederli, i due non si assomigliavano affatto, anche per via dei tre anni di differenza. Eppure passavano i mesi e nessuno sembrava sospettare che quel giovane fosse in realtà un impostore. Fin da subito, nel grande bluff messo in piedi a Verona aveva avuto un ruolo fondamentale il fatto che anche suo fratello era emigrato dalla terra d’origine per il Nord ma, invece di fermarsi, aveva proseguito il suo viaggio uscendo dai confini dell’Italia e finendo per trasferirsi in Germania. A quel punto, era quasi impossibile che qualcuno si accorgesse dell’esistenza di due uomini con la medesima identità. L’impostore si è così preso, passo dopo passo, la vita del fratello. Prima ha ottenuto la carta d’identità, poi gli altri documenti.

A un certo punto è arrivata perfino l’assegnazione di una casa popolare, anche se il culmine l’ha raggiunto quando s’è ritrovato a passare dei guai con la Giustizia che hanno portato all’iscrizione del suo alter ego in due procedimenti giudiziari. Per vent’anni è andato tutto liscio. A far crollare il castello di menzogne costruito dall’uomo, è stato l’inconsapevole vittima dello scambio di persona. Pare che suo fratello, oltre confine, abbia chiesto il rilascio di un passaporto. Al funzionario tedesco è bastato fare una rapida ricerca sul computer per capire subito che qualcosa non andava, visto che quel signore italiano in realtà non risultava affatto risiedere Germania, come sosteneva, ma a Verona. Qualcuno – era evidente – aveva «clonato» le sue generalità. Da lì la segnalazione alle autorità italiane. Mercoledì è scattato l’arresto, coordinato dal pubblico ministero Giuseppe Pighi ed eseguito dai carabinieri che ora dovranno capire cosa ha spinto quel 46enne a trascorrere quasi metà della propria vita fingendo di essere il proprio fratello.

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Written by Carmela Bing

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