Si parla tanto di libertà di scelta (anche nella propria sessualità), eppure, ancora in diverse zone del mondo, c’è la convinzione ridicola che le lesbiche non abbiano diritto di esprimere liberamente la loro sessualità e che debbano essere corrette per ritornare sulla “retta via” (dell’eterosessualità, sia chiaro. Perché una illuminata e liberale mentalità machista non ammette altri colori della sessualità oltre a quello ritenuto come “naturale”).
E, in nome della guarigione delle lesbiche (?), certi individui si sentono autorizzati a a stuprarle.
Perché?
Perché, nella loro ampia intelligenza, sono convinti che, con la violenza sessuale da parte degli uomini, esse cambieranno e cercheranno il rapporto eterosessuale.
Ma non è avvenuto sotto costrizione tale rapporto? Oh, ma chi se importa!
Secondo tali illuminati individui, studiosi del comportamento e della sessualità, dal momento che l’eterosessialità è giusta, dopo un primo tempo di dolore e di rabbia, a seguito di una costrizione, le lesbiche ringrazieranno perché “portate sulla retta via” e “curate” dalla loro omosessualità.
Insomma, secondo tali geniali menti, forzare una lesbica (o anche un gay) ad un rapporto etero vuol dire iniettarle a forza una medicina amara che, sulle prime, farà male alla persona oggetto di trattamento, ma poi, quando essa sarà risanata (?) ringrazierà di cuore il suo guaritore (?).
Questi sono i convincimenti di chi pensa di fare del bene alle lesbiche (o ai gay) violentandoli, per farli “diventare normali”.
E qui la cosa risulta alquanto paradossale, per due ragioni.
Nessuno deve essere costretto a subire atti sessuali non voluti e queste motivazioni ridicole nascondono quel che lo stupro è: la bieca volontà di sopraffare una persona che si ritiene debole, per mostrare il proprio potere.
Un esempio di questo si può notare in Sud Africa (paese che ha messo fuorilegge i crimini a causa della sessualità, ma ancora lontano da una effettiva parità di diritti) dove si ritiene che le lesbiche possano essere “curate” grazie allo stupro.
Millicent Gaika, una delle vittime di questa pratica orrenda, si è sentita dire dal suo stupratore che “voleva raddrizzarla” e farle capire “che era una donna” (come se le lesbiche fossero solamente donne mascoline e rudi di carattere e i gay fossero solo gli effeminati che parlano di trucchi e rosa con le donne. Gli stereotipi sono davvero duri a morire, eh?)
Queste frasi così sprezzanti in realtà smascherano la debolezza dell’uomo che le pronuncia: in realtà la lesbica è vista male perché la sua sessualità sfugge al controllo dell’uomo, che si sente defraudato del diritto-dovere di essere la parte dominante in un rapporto.
Al solito, qualsiasi manifestazione di libertà di scelta della donna è vista come un attacco alla virilità dell’uomo, del maschio, in qualsiasi ambito.
Ma c’è un’altra ragione per cui la pratica dello “stupro correttivo” risulta alquanto paradossale.
In caso di violenze carnali su donne eterosessuali, si assiste molto spesso ad un blocco nel campo della sessualità, che le porta a non volere contatti sessuali con uomini per molto tempo.
Ora, paradossalmente, con che criterio pensano che le lesbiche possano desiderare rapporti eterosessuali, dopo un’esperienza tanto traumatizzante per le donne etero? (a scanso di equivoci, la domanda è provocatoria perché penso che nessuno debba essere stuprato).
Purtroppo le diverse zone del mondo di cui parli non sono neanche poche (qui una mappa che da un’idea del fenomeno wikipedia.org/wiki/Diritti_LGBT_nel_mondo).
E’ evidente come nei paesi maggiormente secolarizzati e con un tasso di istruzione mediamente superiore, sono presenti leggi molto più civili, laiche e lontane da superstizioni e discriminazioni.
Questo elemento andrebbe ricordato ai vari “terzomondisti” che criticano la “civiltà occidentale” pur usufruendo dei numerosi diritti che essa offre.
Un altro dato curioso è quello del Brasile: nonostante un tasso piuttosto alto di omofobia e una forte tradizione cattolica, ha legiferato in materia di matrimoni omosessuali, complice probabilmente anche la crescita economica che il paese conosce da diversi anni.
Guarda, io credo che non sia il caso di esaltare la cultura occidentale perché ci sono molte cose che vanno oltre le culture.
Esempio? La tendenza dell’uomo a vedere come fumo negli occhi l’autonomia della donna.
In Norvegia, zona civilissima da molti punti di vista, c’è un tasto di feminicidi da fare spavento.
Nessuna cultura si può dire pura in questo.
Lo credo anch’io, infatti non sto esaltando la “cultura occidentale”, che ha suoi pregi e difetti. Sto semplicemente ricordando un dato evidente.
Per quanto riguarda il cosidetto “femminicidio”, anche in questo caso non so se, da donna, alla Noervegia preferirei luoghi come India o Sudafrica dove il fenomeno è ben più diffuso.
Considera inoltre che in paesi come Norvegia e Svezia, proprio per questioni culturali e per la qualità della giustizia (in confronto a India e Sudafrica), per fortuna il fenomeno non viene nascosto, e il numero di denunce è più alto di quello di paesi dove c’è meno propensione da parte delle donne a denunciare il reato (oppure dove non ci sono possibilità economiche, o dove la denuncia risulta praticamente inutile, come in India).
PS: comunque la tendenza a vedere come fumo negli occhi l’autonomia della donna per fortuna è propria solo di alcuni uomini e non tutti :)