Hanami e Zakura, due termini da imparare.
In Europa non vantiamo nulla di simile ai famosi “Colours” americani e allo “Hanami” giapponese. Nel primo caso si tratta dell’attesissimo arrivo dei colori nel fogliame degli alberi in autunno, specialmente sulla costa atlantica, mentre l’avvenimento orientale si trasforma in un’autentica festa nazionale, una celebrazione non molto diversa da quelle organizzate nell’antica Roma per onorare l’avvento della primavera. Lo Hanami (termine che significa “vista dei fiori”) trae origine da un’antichissima pratica nobiliare cinese, risalente al IX-XII secolo, che riguardava l’osservazione dell’apertura dei fiori primaverili, vista come uno degli accadimenti più sorprendenti della natura. A quell’epoca, il fiore posto al centro della festa era quello del susino (oggi, Prunus x domestica), ma quando l’usanza si trasferì in Giappone, il suo posto fu preso dal ciliegio, in giapponese chiamato “Zakura”. A poco a poco, la consuetudine diventò una pratica popolare, tanto che ogni anno, a fine inverno, tutte le agenzie per le previsioni meteorologiche del Giappone pubblicano bollettini che prevedono il giorno esatto della fioritura per ogni area del Paese. In quel giorno la gente esce nei campi e nei giardini, festeggiando con riti ed abbondanti colazioni, in posizioni prossime ai ciliegi più belli. Fra il sud e il nord, ovviamente, esistono notevoli differenze geo-climatiche, ma anche nella medesima area, grazie al surriscaldamento degli ultimi anni, la cosiddetta “linea di fioritura” si è spostata anche di molti giorni. Anni fa, il parametro di Tokio era stato fissato al 1° aprile, ma ora la fioritura avviene diversi giorni prima, coincidendo nel 2009 con il 21 marzo, guarda caso primo giorno di primavera.
‘Somei-yoshino’, una cultivar ottocentesca
I giapponesi e gli innumerevoli turisti che si lasciano sedurre da uno spettacolo tanto emozionante – fatto di forme, colori e profumi inebrianti – non sempre sanno che i ciliegi oggi più diffusi in Giappone non sono specie naturali, vale dire piante viventi in natura, ma sono varietà ottenute dall’uomo dopo secoli di incroci e selezioni. L’ibrido maggiormente utilizzato per festeggiare lo Hanami è ‘Somei-yoshino’, ricavato da selezioni realizzate con Prunus x yedoensis, che a sua volta è un ibrido di Prunus speciosa e Prunus x subhirtella. Il nome “Somei” fu preso dal villaggio nei pressi di Tokio in cui la pianta fiorì per la prima volta, verso la metà del XIX secolo. Questo ciliegio ha fiori semplici, di colore rosa scuro quando è ancora in boccio, ma poi di un bianco purissimo quando i petali si distendono. La sua fioritura precoce, tanto spettacolare da renderlo simile ad una nuvola, lo ha fatto preferire fra tutti come simbolo della primavera appena iniziata. In Giappone è diventato l’imperatore dei ciliegi da fiore, mentre in Europa è semi-sconosciuto.
In breve
Tipo di pianta: Prunus, arbusti-alberi decidui
Famiglia: Rosaceae
Parenti stretti: Malus, Pyrus, Crataegus
Dimensioni massime: 10-12 m d’altezza, spesso la metà
Portamento: chioma espansa, ad ombrella o pendula
Foglie: ovato-acuminate, più o meno dentellate, delicate
Colore foglie: verde, talvolta con belle tinte autunnali
Fiori: picciolati, semplici o doppi, di vari colori
Frutti: piccole drupe polpose
Rusticità in Italia: ottima
I ciliegi da giardino o ‘Sato-zakura’
E’ curioso che i Giapponesi, uno dei popoli più tradizionalisti del mondo, abbiano consentito che l’ibrido ‘Somei-yoshino’, nato “solo” a metà Ottocento, sia diventato il ciliegio protagonista dello Hanami, soppiantando altri ciliegi assai più antichi, proavi storici del neopromosso. La sola spiegazione logica è che ‘Somei-yoshino’ sia stato preferito per la sua fioritura precoce e sostanzialmente coincidente con l’inizio della primavera. I suoi avi, peraltro, non sono affatto privi di pregi, anzi. Essi costituiscono un gruppo, chiamato ‘Sato-zakura’ (o “ciliegi da giardino”), che annovera decine di varietà e forme, antiche e recenti, una più affascinante dell’altra. In Giappone, alcuni di loro erano piantati accanto ai templi, oppure nei cimiteri e negli incroci stradali. In Europa, da molto tempo siamo abituati, erroneamente, a ritenerli semplici varietà delle specie P. serrulata o P. lannesiana, le quali non furono le sole ad aver contribuito alla loro produzione, che invece è assai più complessa e in gran parte misteriosa. Questi ciliegi sono noti per le loro fioriture spettacolari e per i loro fiori di dimensioni piuttosto grandi.
‘Amanogawa’(↑max. 7m). Noto fin dal 1830, ma probabilmente assai più vecchio. Il suo nome significa “via lattea o fiume celeste”. Di portamento strettamente fastigiato, ha foglie verde-giallo da giovani, che si macchiano di rosso in autunno. I fiori sono semplici o semidoppi, di un rosa pallidissimo, mentre la fioritura, abbondante, si prolunga fino a tutto aprile.
‘Choshu-hizakura’ (↑ 7m). Descritto per la prima volta nel 1905, è un ciliegio dal portamento espanso, con rami ampiamente allungati quasi a formare un ombrello. Le foglie appuntite sono bronzee all’inizio e verdi d’estate, ma poi si colorano di un bell’arancione in autunno. I fiori sono perlopiù semidoppi, intrecciati su mazzi a corimbo, di un bel rosa carico. I calici dei fiori sono violacei. Fioritura tra marzo e aprile.
‘Fugenzo’ (↑ 4m). E’ una delle varietà più vecchie, citata da monaci buddisti fin dal Quattrocento. Il suo nome significa “dea su un elefante bianco’, perché i suoi due pistilli verdi rassomigliano a zanne (zo) di elefante. Un suo esemplare fu messo a dimora davanti al palazzo imperiale di Kyoto. Portamento espanso; foglie dentellate e bronzee da giovani; fiori grandi a 3 in mazzi penduli, doppi e di un rosa scuro.
‘Gyoiko’ (↑ 6m). Il nome significa “abiti gialli da nobile”. Citato in Giappone fin dai primi dell’Ottocento, ha una curiosa forma a cono rovesciato, con portamento eretto e rami ascendenti. I suoi fiori sono davvero molto graziosi: grandi fino a 4 cm, semi-doppi e colorati di crema verdognolo con pennellate e sfumature violacee soprattutto sulla punta dei petali. Fiorisce in abbondanza anche sino a maggio
‘Kanzan’ (↑ 12m). Riportiamo il sinonimo con cui è maggiormente conosciuto in Italia – dove è il più amato fra i ciliegi giapponesi – anche se il vero nome sarebbe ‘Sekiyama’. Pianta robusta e generosissima, ha foglie grandi, di un bel giallo-rame in autunno. I fiori sono raccolti a gruppi di 5 in infiorescenze pendule. Il singolo fiore è doppio assoluto e assai grande. Menzionato in Giappone almeno fin dal 1681.
‘Royal Burgundy’ (↑ 10m). Propriamente non dovrebbe fare parte dei classici ‘Sato-zakura’, perché è stato ottenuto pochi anni or sono (1990) in America. Tuttavia, va considerato qui poiché si tratta di una mutazione naturale di ‘Kanzan’, con foglie color prugna scuro e fiori molto simili a quelli del progenitore, forse leggermente più scuri. Ha un portamento un po’ arrotondato ed un’altezza inferiore a quella di ‘Kanzan’. Produce belle drupe ovoidali simili a piccole ciliegie.
‘Ukon’ (↑ 8m). Noto in Giappone fin dagli inizi del Settecento, questo ibrido porta un nome che in giapponese significa “giallognolo”, a causa dei bellissimi fiori semidoppi, grandi 4-5 cm, di un giallo sulfureo o primula. Il portamento della pianta è espanso ed allargato, così che la larghezza è più ampia dell’altezza (fino a →10 m). Le foglie diventano rosso vivo e poi violacee in autunno. Fiorisce fino a fine aprile.
‘Umineko’ (↑ 10m). Il suo nome significa “gabbiano”. Viene inserito in questo gruppo per la somiglianza non solo formale con gli altri ibridi classici da giardino, pur avendo un’origine meno complessa, poiché nato da P. incisa x P. speciosa. Ha un portamento strettamente colonnare ed è quindi ideale per la decorazione di viali e giardini piccoli. Ha fiori semplici e bianchi, che fioriscono in aprile e bellissime foglie che si colorano vivacemente in autunno.
I ciliegi di montagna o ‘Yama-zakura’
In Giappone si opera, fra i diversi Prunus primaverili da fiore, una distinzione che spesso in Europa trascuriamo o addirittura ignoriamo. Oltre al gruppo ‘Sato-zakura’, essi danno molto valore anche a diversi altri gruppi fra i quali emerge ‘Yama-zakura’, che in sostanza annovera perlopiù piante spontanee o loro cultivar, frequentemente caratterizzate da fiori piuttosto piccoli. Molte di quelle specie in natura vivono in distretti di montagna, sulle pendici di catene a volte ben note anche da noi.
Prunus incisa (↑ 5m). E’ un piccolo ciliegio di montagna che tocca appena i 5 m d’altezza. Originario delle pendici del monte Fuji (Hondo), dove fiorisce a primavera inoltrata, ha foglie doppiamente seghettate e numerosi piccoli fiori bianco-rosa in corimbi senza picciolo. I petali sono chiaramente incisi sul margine superiore. Abituato agli inverni di montagna, tollera temperature molto basse. La forma naturale P. i. yamadae ha fiori interamente bianchi, che contrastano bene con il giovane fogliame verde tenero.
Prunus ‘Okame’(↑ 10m). Il risultato di un incrocio fra P. incisa e P. campanulata ha dato vita a questo ibrido molto attraente, rustico, e di altezza superiore, con portamento eretto. Le foglie sono fini ed eleganti, di un bel verde scuro, ma poi giallo-arancio in autunno. I piccoli fiori, dotati di boccioli rosa scuro, si aprono con petali tinti di rosa chiaro alla fine dell’inverno.
Prunus nipponica var. kurilensis (↑ 4 m). Chiamata “ciliegio alpino”, è una varietà naturale che vive nelle isole Kurili e nella penisola di Sachalin. Produce delicatissimi fiori bianco-rosa che sono quasi lilla-violacei nella varietà ‘Ruby’.
P. ‘Hally Jolivette’ (↑ 4m). E’ frutto di un incrocio complesso fra P. x subhirtella e P. x yedoensis, però realizzato in America. Attualmente è uno dei ciliegi più apprezzati in Occidente per il portamento globoso, la ramificazione compatta, i numerosi fiori doppi che durano tre settimane.
Prunus ‘Okame’(↑ 10m). Il risultato di un incrocio fra P. incisa e P. campanulata ha dato vita a questo ibrido molto attraente, rustico, e di altezza superiore, con portamento eretto. Le foglie sono fini ed eleganti, di un bel verde scuro, ma poi giallo-arancio in autunno. I piccoli fiori, dotati di boccioli rosa scuro, si aprono con petali tinti di rosa chiaro alla fine dell’inverno.
Prunus pendula (↑ 15m). In natura vive sulle montagne dello Honshu e del Kyushu. E’ dotato di rami secondari caratteristicamente penduli che lo fanno rassomigliare alle varietà di P. x subhirtella. I fiori bianchi sono semplici, con diametro di 3 cm, raccolti in ombrelle e piccioli di 3 cm. La cultivar ‘Pendula Rosea’ ha fiori di un bel rosa intenso.
P. x subhirtella (↑ 15m +). Considerato da taluni una specie, da altri un ibrido naturale, è spontaneo nelle regioni centrali del Giappone. I rami primari sono arcuati o anche espansi, ma in alcune cultivar del gruppo ‘Pendula’ sono decisamente piangenti. Molto popolare è P. s. ‘Autumnalis Rosea’ (↑ 5m)., dai fiori semidoppi con il centro rosato, che nei luoghi temperati si aprono fra novembre ed aprile; coltivato in Giappone fin dal XVI secolo, inizia a fiorire prima della caduta delle foglie, che in autunno assumono bellissimi colori..
Coltivazione
Esposizione. Per ottenere una fioritura eccellente, i ciliegi giapponesi necessitano di una perfetta esposizione in pieno sole, che oltretutto consente al fogliame di assumere i caratteristici colori caldi durante la stagione autunnale.
Terreno. Deve essere un po’ torboso, leggero, poco compattato e costantemente umido, ma in pari tempo assolutamente ben drenato.
pH dovrebbe essere poco acido e solo leggermente alcalino.
Messa a dimora. Occorre metterli a dimora, preferibilmente in autunno, lontano da altre piante dotate di un apparato radicale molto vigoroso, per evitare la competizione. Le loro radici, soprattutto negli esemplari adulti, sono abbastanza superficiali e quindi bisogna fare attenzione a non danneggiarle con i tosaerba.
Potatuta. La potatura, eseguita a fine estate, va ridotta al minimo, eliminando solo i rami vecchi e malati.
Moltiplicazione. Quella degli ibridi avviene di norma per innesto su una base di Prunus avium, mentre le specie naturali si seminano, dopo che il frutto è stato lasciato in una composta umida per 3 mesi.
Malattie. Il chiodino (Armillaria) e le batteriosi sono i peggiori nemici.
In giardino
Il vasto panorama dei ciliegi giapponesi comprende numerosi ibridi, dotati di forme, fioriture e colori diversi, tali da poter soddisfare non poche esigenze. I differenti portamenti costituiscono uno dei maggiori vantaggi: si va dal fastigiato strettamente colonnare di ‘Amanogawa’ al piangente dei vari P. x subhirtella, ma anche dal globoso di ‘Hally Jolivette’ all’espanso e allargato di ‘Ukon’. In molti casi il ciliegio giapponese ama occupare da solo la scena, magari collocato in mezzo ad un prato e con piccoli arbusti (eriche ed azalee) o bulbose (Muscari, Chionodoxa, Fritillaria) sotto la sua chioma. Alcune varietà sono indicate per i piccoli giardini di città, anche per la loro tolleranza dell’inquinamento urbano. Molti di loro, infine, si vestono di colori caldissimi nei mesi autunnali.
Altri Prunus primaverili
Il Giappone va davvero considerato la Terra Promessa dei ciliegi da fiore primaverili, perché la dotazione non si esaurisce certo con i Prunus di montagna o da giardino. Fra i vari altri gruppi, riconosciuti talvolta anche da secoli, emergono alcune specie o varietà che talvolta sono reperibili anche in Occidente, pur fra non poche difficoltà di coltivazione. Inoltre, non va scordato che il genere Prunus comprende, oltre ai ciliegi veri e propri, anche i mandorli, gli albicocchi, i susini, i peschi. Alcuni di loro sono in qualche modo accostabili, sia nelle fioriture sia nelle forme, ai veri ciliegi. Prunus mume, per esempio, è un albicocco che spesso fiorisce in febbraio e che ha fiori doppi, coloratissimi e profumati, come in ‘Beni-chidori’ (↑ 6m). P. glandulosa è un piccolo mandorlo arbustivo (↑ 120 cm), con fiori a coppie, che possono essere doppi e bianchi (‘Alba Plena’) o doppi e rosa (‘Sinensis’). Infine un attraente pesco, Prunus persica ‘Melred’ (↑ 7m), con fiori semidoppi larghi 4 cm, di un rosa-fucsia molto intenso. Via: giardini.biz