Dal monastero di San Lazzaro la ricetta della marmellata di petali di rose.
A Venezia la presenza armena è testimoniata da secoli. Sin dal medioevo una piccola ma attiva comunità si stabilì in laguna, dedita soprattutto al commercio. Dalla prima metà del XVIII secolo, i seguaci del monaco Mekhitar si stabilirono sulla piccola isola di San Lazzaro. Ancora oggi il monastero è uno dei primi centri al mondo di cultura armena e l’isola risulta interamente occupata da un monastero che è la casa madre dell’ordine dei Mechitaristi. La parte settentrionale dell’isola ospita un luogo ispirato ai giardini segreti del lontano Oriente, con filari di pini e coltivazioni di rose, con le quali i monaci producono la famosa Vartanush, la marmellata di petali di rose. Nel mese di maggio, i fiori vengono colti al sorgere del sole. Ai petali si aggiungono quindi zucchero e succo di limone e infine l’impasto che se ne ottiene viene bollito. La marmellata è colorata di un rosso vivo e profumatissima.
La vartanush è una marmellata ricavata dai petali di rosa. Si tratta di una ricetta tipica dell’Armenia. A Venezia è prodotta dai monaci dell’Ordine Mechitarista armeno nell’Isola di San Lazzaro, che coltivano molti rosai, alcuni di specie rarissime, nel giardino del convento.[1] In particolare, la rosa migliore da cui ottenere la marmellata è la rosa canina, che fiorisce nella tarda primavera; la tradizione vuole inoltre che le rose vadano raccolte al sorgere del sole.
Note
1.^ Chiara Giacobelli, 1001 monasteri e santuari in Italia da visitare almeno una volta nella vita, Newton Compton Editori, 2013.