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Tripadvisor, mezzo milione di multa dall’Antitrust italiana

Troppe recensioni fasulle sarebbero pubblicizzate come genuine.
«Diffusione di informazioni ingannevoli sulle fonti delle recensioni».

È questa la motivazione con cui l’Agcm (l’organismo antitrust italiano) ha comminato una multa da 500.000 euro a TripAdvisor, il popolare sito di viaggi che offre la possibilità agli utenti di recensire gli esercizi che visitano.
Il problema, stando a quanto ha rilevato l’Antitrust, è che TripAdvisor si pubblicizza come un sito in cui le recensioni sono tutte genuine, scritte da utenti che hanno provato il servizio e quindi sanno di che cosa parlano avendolo sperimentato di persona; le cose, però, starebbero diversamente.
L’Autorità ritiene infatti che il sito permetta di creare facilmente, e senza troppi controlli, profili fasulli: in tal modo i vari gestori di alberghi, ristoranti e via di seguito potrebbero scrivere recensioni entusiastiche della propria attività e screditare completamente i concorrenti, facendosi però passare per comuni utenti.
Stando così le cose, i veri utenti di TripAdvisor finirebbero con l’essere presi in giro dal sito, che per l’Agcm afferma di essere affidabile mentre in realtà non lo è: ci sarebbe quindi spazio per parlare di pratiche commerciali scorrette.
TripAdvisor, per l’Autorità, è quindi colpevole perché «adotta strumenti e procedure di controllo inadeguati a contrastare il fenomeno delle false recensioni. In particolare, TripAdvisor pubblicizza la propria attività mediante claim commerciali che, in maniera particolarmente assertiva, enfatizzano il carattere autentico e genuino delle recensioni, inducendo così i consumatori a ritenere che le informazioni siano sempre attendibili in quanto espressione di reali esperienze turistiche».
Tutto ciò costituisce una violazione degli articoli 20, 21 e 22 del Codice del Consumo, «risultando idonee a indurre in errore una vasta platea di consumatori in ordine alla natura e alle caratteristiche principali del prodotto e ad alterarne il comportamento economico».
TripAdvisor ha ora 90 giorni di tempo per far sapere all’Antitrust come hanno intenzione di rimediare a questa situazione, e 30 giorni per pagare la sanzione da mezzo milione.
Nel frattempo, il sito ha risposto con un comunicato stampa in cui definisce «non ragionevole» il provvedimento dell’Autorità, annunciando il ricorso in appello.
«La politica di tolleranza zero dell’Antitrust significa che ci avrebbero condannato anche se solo una recensione su un milione fosse stata considerata non accurata» scrive TripAdvisor. «È stato adottato uno standard che non è realistico per nessuno modello di business. Si dovrebbe giungere alle stesse conclusioni contro una banca che utilizza la parola “sicuro” o “protetto” perché 1 cliente su 200 milioni ha subito un tentativo di frode sulla sua carta di credito. O contro una società di sicurezza di internet che utilizza termini simili perché lo 0.0000005% dei suoi clienti ha preso un virus sul suo computer».[sc:BR]
TripAdvisor non ci sta: decisione Antitrust è irragionevole
TripAdvisor non ci sta e condanna duramente la decisione dell’Antitrust italiana che le ha comminato una multa di 500mila euro perchè, nel pubblicizzare la propria attività, “enfatizza il carattere autentico e genuino delle recensioni, inducendo così i consumatori a ritenere che le informazioni siano sempre attendibili, espressione di reali esperienze turistiche”.
In una nota inviata alla stampa, il sito spiega: “da un esame preliminare della decisione riteniamo che non sia ragionevole, siamo fortemente in disaccordo con il suo contenuto e faremo appello. Crediamo fermamente che TripAdvisor rappresenti una forza positiva, sia per i consumatori sia per l’industria dell’ospitalità”.
TripAdvisor, infatti, spiega di combattere le frodi “con forza e abbiamo molta fiducia nei nostri sistemi e processi. Da un primo esame riteniamo che le conclusioni dell’Antitrust siano ingiustificate e non in linea con la realtà commerciale e non solo quella di società che si occupano di “contenuti generati dagli utenti” ma di qualunque società in qualunque settore.” Una posizione dura che non risparmia anche accuse all’Antitrust: “la politica di tolleranza zero dell’Antitrust significa che ci avrebbero condannato anche se solo una recensione su un milione fosse stata considerata non accurata. È stato adottato uno standard che non è realistico per nessuno modello di business. Si dovrebbe giungere alle stesse conclusioni contro una banca che utilizza la parola “sicuro” o “protetto” perché 1 cliente su 200 milioni ha subito un tentativo di frode sulla sua carta di credito. O contro una società di sicurezza di internet che utilizza termini simili perché lo 0.0000005% dei suoi clienti ha preso un virus sul suo computer”.
E attacca: “La missione dell’Antitrust è di proteggere i consumatori quindi i principi alla base delle nostre due organizzazioni dovrebbero essere allineati. Tuttavia non possiamo non notare che in questo caso l’Antitrust ha portato avanti il procedimento sotto l’impulso di un’associazione di imprenditori e non di consumatori, che invece l’Antitrust ha il potere di tutelare, e che non è presente nella documentazione in atti quasi nessun reclamo da parte di consumatori”. Via: zeusnews, techeconomy

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Written by Laura Rossi

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