No alla patrimoniale, creerebbe un effetto psicologico negativo per l’economia”. (P. P. Baretta)
Questo ha dichiarato il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, confidando sulla credulità degli italiani e sulla collaborazione dei media nel far passare il concetto. Di imposta patrimoniale si è spesso parlato (a vanvera) negli ultimi anni, soprattutto a patire dal 2011. Teoricamente è un cavallo di battaglia della parte più a sinistra dello schieramento politico, con i Nichi Vendola di turno che inveiscono contro la ricchezza e soprattutto contro i ricchi (la cui definizione è, peraltro, soggettiva) come se costoro fossero la causa di ogni male che affligge l’umanità. Non starò certo a ricordare quali possono essere gli effetti negativi di un’imposta patrimoniale, anche perché tale imposta, al pari di tutte le altre, andrebbe respinta in primo luogo sempre e comunque perché si tratta di un’aggressione alla proprietà privata, come lo sono il furto e l’estorsione. Quello che mi importa ribadire è che in Italia esistono già delle imposte patrimoniali; semplicemente le si è chiamate in modo diverso, in modo tale da non creare allarme. Cos’è l’imposta di successione se non una patrimoniale?
Qualcuno potrebbe obiettare che diverse attività vengono escluse dall’imponibile ai fini dell’imposta di successione e che esistono soglie di esenzione piuttosto elevate (per i parenti di primo grado, ad esempio, un milione di euro a persona). Posto che la sostanza patrimoniale dell’imposta non cambia, possono essere fatti altri esempi. Le imposte che colpiscono gli immobili per il semplice fatto di esserne proprietari sono patrimoniali. Lo era l’Ici, lo è l’Imu e lo sarà almeno in parte anche la Iuc (o come diavolo finirà per essere chiamata). Semplicemente il nome attribuito all’imposta non contiene il termine “patrimoniale”, si suppone per non turbare chi la deve pagare. Infine, l’imposta di bollo sui prodotti finanziari, rimodulata in misura proporzionale dal “salvatore” Monti a fine 2011 e diventata ormai un vero e proprio bancomat quando serve qualche centinaio di milioni in più per far quadrare i conti senza tagliare un euro di spesa. Una volta introdotto il meccanismo, basta ritoccare al rialzo l’aliquota, e il gioco è fatto. Non è mai bello citarsi, ma constatai questo fatto all’epoca e la storia recente mi ha dato tristemente ragione (peraltro non serviva essere profeti per fare quella previsione). Si partì con lo 0.1 per cento per il 2012, diventato lo 0.15 nel 2013 e già aumentato allo 0.2 per cento nel 2014. Se a qualcuno viene in mente il giochetto classico delle accise sulla benzina o dei periodici rincari sulle sigarette, credo abbia capito come funziona la cosa.
L’importante, per Baretta e colleghi, è non usare il termine “patrimoniale”, per non creare “un effetto psicologico negativo per l’economia”. Sun Tzu iniziò “L’arte della guerra” scrivendo che “la condotta della guerra si fonda sempre sull’inganno”. Qualcuno ha ancora dei dubbi che lo Stato faccia guerra ai suoi sudditi? Via: ???