“Sversamenti sistematici di sostanze che possono uccidere”. Lo sconcerto del giudice: “Non ci sono parole”.
C’è “una sostanza mortale” tra i veleni sversati in Sardegna, nel cuore di un’oasi naturale. Si tratta di una delle tante drammatiche scoperte dagli agenti della forestale nell’ambito dell’inchiesta sullo scandalo Fluorsid, l’azienda chimica che – secondo l’accusa della procura di Cagliari – da anni rovescia un’enormità di materiale tossico su sedici ettari di terreno (a ridosso dello Stagno di Santa Gilla), compromettendo “irrimediabilmente” l’ambiente ed esponendo a danni gravi persone e animali. Ora si scopre che tra queste sostanze interrate o rovesciate in stagni naturali ce n’è anche una mortale, il fluorsilicato. Scrive il giudice per le indagini preliminari nell’ordinanza di arresto che ha fatto scattare le manette per i vertici della Fluorsid (azienda di proprietà di Tommaso Giulini, presidente del Cagliari, non indagato nell’inchiesta) e la società di trasporti che nascondeva i rifiuti velenosi illeciti. “Il fluorsilicato è una sostanza pericolosa, la cui indigestione provoca la morte. Non va inalata e a contatto con pelle e occhi è fortemente irritante. Essa, inoltre, è tossica per la vegetazione. Bisogna stoccarla al coperto e in zone ventilate utilizzando contenitori chiusi che, dopo l’uso, devono essere bonificati”.
“Inquinamento sistematico di sostanza mortale”
“Vi sono gravissimi elementi indiziari di un sistematico smaltimento di fluosilicato mediante interramento in bacini e voragini scavate nel terreno” scrive il giudice. E per dimostrare il quadro accusatorio cita una serie di intercettazioni. “Dalla conversazione intercorsa tra i due (poi arrestati, ndr) Giancarlo Lecis e Simone Nonnis è emerso che un autospurgo carico di Fluorsilicato era stato scaricato in un bacino appositamente allargato con un escavatore”. “Ascolta Simone c’è … la macchina-cisterna che sta vuotando il Fluorsilicato. M’ha chiesto la cortesia se con l’escavatrice puoi allargare il il bacino”. “Perfetto”.
“Non buttiamo più lì, cambiamo bacino”
“Viene poi registrata in ambientale una conversazione tra Simone Nonnis ed un operaio che gli riferisce che il bacino in cui dovevano versare il contenuto dell’autospurgo era pieno”. Parlano i due: “… il frantoio no, c’è una pozza di merda”. “Lì non buttare più che è pericoloso… Non buttiamo più lì! Ok? Cambiami bacino! E boh, per evitare fughe, ne faccio altri…”. Dopo un’altra raffica di intercettazioni sul sistematico scarico illecito di fluorsilcato chiosa il gip: “Ci sono davvero poche parole per commentare la gravità di quanto appena descritto, giacché il fluorsilicato o residui delle sue lavorazioni erano smaltiti mediante loro interramento in qualche buca scavata scavata nel suolo, in qualcuno dei fondi cui Fluorsid si era assicurata la disponibilità, direttamente o tramite Bollani”.