La pubblicità molto allusiva di Puma
Il testo dell’appello.
Non c’è un vero e proprio testo standard, ma il passaparola degli utenti, iniziato nelle prime settimane del 2003, a proposito di una coppia di immagini che sembrano essere pubblicità di prodotti della celebre marca Puma. Le immagini sono molto allusive nella reciproca posizione dei due personaggi e diventano del tutto esplicite se si esamina in dettaglio la gamba della ragazza. Se le avete viste nella versione più grande che circola insieme all’appello, sapete che cosa intendo.
Puma ha dichiarato pubblicamente che si tratta di falsi e che le immagini non sono mai state usate per alcuna campagna pubblicitaria, compresa l’ipotetica “versione brasiliana di Maxim” che molti utenti hanno indicato come luogo di pubblicazione.
La dichiarazione di Lisa Beachy, portavoce di Puma, è stata pubblicata nel Wall Street Journal ed è citata da urbanlegends, che traduco dall’inglese:
“Ci è stato segnalato che varie immagini pubblicitarie non autorizzate e sessualmente allusive che raffigurano il marchio PUMA sono state distribuite via Internet. Siamo indignati che immagini di questo genere siano state create e distribuite sotto il nome PUMA. Come marchio, cerchiamo di assumere un punto di vista esclusivo per tentare di sfidare i confini del nostro settore, ma non penseremmo mai di usare tattiche di questa natura. Stiamo investigando le circostanze e ci riserviamo di adire le vie legali disponibili”.
Questo non ha impedito ai complottisti di lanciarsi in un’ipotesi fantasiosa e di questi tempi non implausibile, ma certamente non supportata da alcun fatto concreto: ossia che queste immagini siano una forma di cosiddetta “pubblicità virale”, concepita per indurre chi la riceve a inoltrarla spontaneamente ad altri utenti e quindi veicolare il marchio.
A dire il vero le foto contengono numerosi dettagli che ne sembrano confermare un’origine piuttosto amatoriale. C’è innanzi tutto il – come dire – dettaglio esplicativo, che ha chiari segni di fotomontaggio per non dire di generazione mediante un programma di grafica digitale (la medesima “colatura” sul polpaccio in entrambe le foto è una coincidenza altamente implausibile); ci sono le suole addirittura sporche delle scarpe, poco adatte a reclamizzare il prodotto; ci sono le ombre troppo scure e l’unica fonte d’illuminazione, tipici segni di una foto dilettantesca. Si potrebbe anche fare qualche commento sul dubbio gusto nel vestire (minigonna con calze a metà polpaccio?), ma credo che il concetto sia chiaro.
In questi dettagli delle due immagini si notano
chiaramente le tracce di sporco sulle scarpe.
Gli avvocati della Puma stanno inviando a chiunque pubblichi queste immagini severissime lettere di diffida, come quella mostrata presso felixsalmon, per cui non so per quanto potrò pubblicarle senza incorrere nelle loro ire. A quanto pare, Puma diffida anche i siti che, come quello che state leggendo, pubblicano le immagini per smentirle, cosa che in teoria dovrebbe fare loro un favore. O preferiscono che intorno alle immagini rimanga un po’ di mistero?
Il creatore
Sembra che sia stato scoperto il creatore delle pubblicità Puma. Secondo adrants, l’ex direttore del marketing internazionale della Puma, Peter Kim, pubblicò nel proprio blog, un articolo nel quale spiegava che le pubblicità furono create su commissione da una piccola agenzia dell’Est europeo, affiliata alla Saatchi & Saatchi, nel tentativo di conquistare un contratto con una filiale della Puma. Il tentativo fallì e l’agenzia spedì le immagini ai propri amici, che ne provocarono la disseminazione planetaria.
Secondo Kim, l’ipotesi che sia stata in realtà Puma a commissionare le pubblicità per poi negarle e creare così scalpore e pubblicità gratuita sarebbe smentita dal fatto che le vendite delle scarpe effettivamente schizzarono in su (se mi passate il gioco di parole), ma Puma non aveva ancora pronto nei negozi il modello mostrato nelle immagini:
What really happened – a small Eastern European agency affiliated with Saatchi & Saatchi created the ads on spec, trying to win business with a PUMA subsidiary. They got nothing and emailed the ads to friends; from that point it snowballed. As you can guess, when the PUMA powers-that-be decided to get all corporate on the blogosphere, the whole thing exploded. Poor Pete M.’s (PUMA GC in the US) email inbox exploded with junk after that, with his name being on the cease and desist. No “Brazilian Maxim”, no evil master plan (they’re real but we’ll say they’re fake), but online store sales were up like CRAZY for a couple of weeks. Too bad we didn’t even have the shoes in the ads in stock!Via: attivissimo, beingpeterkim