Alle diverse grafie di questa ➔congiunzione corrispondono ruoli grammaticali e significati in parte sovrapponibili, in parte diversi.
• Nonché, con ➔univerbazione e accento, può avere:
– il valore di ‘non solo, non solo non’, di solito in correlazione con una congiunzione ➔avversativa. È un uso prevalentemente letterario ma ancora vivo nei registri sostenuti.
Dovevano essere, nonché incomprensibili, ma neppur concepibili (L. Pirandello, Quaderni di Serafino Gubbio operatore).
– il valore di ‘oltre che’.
Dati alla mano, lo conferma Paolo Stratta, fondatore nonché direttore della Scuola Cirko Vertigo («La Repubblica»).
– il valore, sviluppato più recentemente e molto diffuso nella lingua comune, di ‘e anche, e inoltre’.
A moderare l’incontro con l’autrice ci sarà Giampaolo Simi, giornalista e scrittore viareggino, nonché Alessandro Scarpellini, narratore e poeta pisano.
• Non che, con grafia separata, può avere il valore di ‘non solo, non solo non’, di solito in correlazione con una congiunzione avversativa; è un uso prevalentemente letterario, oggi molto raro.
Nulla speranza li conforta mai, / Non che di posa, ma di minor pena (D. Alighieri, Inferno).
Soprattutto nel parlato, non che, sempre con grafia separata, non ha il valore di congiunzione ma è un’ellissi per indicare la frase non è che. Si adopera soprattutto all’inizio di periodo o di frase, in correlazione con una congiunzione avversativa.
Non che non ne fossi convinto, ma volevo che fosse lui a darmene le prove. Via: treccani