I fuochi fatui sono fiammelle solitamente di colore blu che si manifestano a livello del terreno in particolari luoghi come i cimiteri, le paludi e gli stagni nelle brughiere. Il periodo migliore per osservarli parrebbe essere nelle calde sere d’agosto. Si tratta di fiammelle derivate dalla combustione del metano e del fosfano dovuta alla decomposizione di resti organici. Le leggende sui fuochi fatui sono moltissime. Nell’antichità si ritenevano la dimostrazione dell’esistenza dell’anima. Alcune popolazioni nordiche invece credevano che seguendoli si trovasse il proprio destino.
Origine
L’origine del fenomeno è tutt’altro che chiarita e ad oggi non esistono prove sulla reale esistenza dei fuochi fatui in natura.[1] Tuttavia, tra le molte teorie spicca quella sull’ossidazione del fosfano e metano, prodotto dalla decomposizione anaerobica del carbonio organico, che può provocare una luce splendente dovuta a chemiluminescenza. I chimici italiani Luigi Garlaschelli e Paolo Boschetti dell’Università di Pavia hanno replicato le luci con l’aggiunta di alcune sostanze chimiche di gas prodotto dalla fermentazione dei composti.[2]
Note
1.^ L. Garlaschelli, Fuochi Fatui.
2.^ (EN) (PDF) L. Garlaschelli, P. Boschetti, On the track of the Will-o’-the-wisp, Èskathon Publishing 2013.