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Chroma key

Il chroma key o chiave cromatica[1] (più precisamente intarsio a chiave colore), erroneamente noto anche come green screen, è una delle tecniche usate per realizzare i cosiddetti “effetti di Keying” (come il Luma Key o chiave di luminanza ed il Matte), effetti speciali usati soprattutto in ambito televisivo, ad esempio per le previsioni del tempo.

Descrizione e caratteristiche
Il chroma key permette di unire due sorgenti video, sfruttando un particolare colore (appunto il “chroma key”) per segnalare al mixer video quale sorgente usare in un dato momento: supponendo di avere un video di sfondo e il video di un presentatore che si muove su uno sfondo uniforme di colore chiave, la console video trasmetterà in uscita il video del presentatore soltanto nei punti con un colore diverso dalla chiave: nei punti del video in cui c’è il chroma key, invece, la console userà il video di sfondo. In altre parole, il colore chiave viene interpretato dalla console video come “trasparente”.
Perché l’effetto riesca è necessario che il presentatore non porti addosso oggetti dello stesso colore dello sfondo, che verrebbero “bucati” dal chroma key dando agli spettatori una sensazione di irrealtà; il comico Teo Teocoli sfruttava esattamente questo effetto nelle sue gag dell’esperto di calcio Felice Caccamo: si presentava infatti collegato da uno studio in chiave cromatica (con un panorama di Napoli sullo sfondo) e indossava una cravatta in chroma key, che veniva inesorabilmente “bucata” dalla telecamera. Se i contorni fra sfondo chroma key e soggetto sono sfumati o non proprio netti, si ha una specie di “effetto neve” ai bordi fra le due immagini sovrapposte, che è caratteristico di questo sistema.
Il chroma key si usa per ambientare soggetti e oggetti su sfondi “virtuali”, aggiunti separatamente e successivamente con due metodi principali:
materiale girato in precedenza e integrato con quanto ripreso sullo sfondo verde o blu;
(il più diffuso attualmente) materiale completamente elaborato in digitale, con l’ausilio della grafica computerizzata, e integrato con i movimenti dal vero degli attori (Hulk ne è un esempio).

Blu e verde
La tecnica del chroma key ebbe una prima versione con il Blue Back (alle scene con gli attori venivano integrate scene girate altrove). Viene realizzata attualmente tramite il cosiddetto Green screen (in precedenza Blue screen, derivazione del Blue Back).
Originariamente si usava il blu come chroma key, poi perlopiù sostituito dal Pantone 354 (verde), più adatto alle telecamere digitali.

Realizzazione tecnica
Premesso che più è grande la superficie di chroma e più la sua realizzazione perfetta sarà difficile, il principio portante è che l’illuminazione sia omogenea sia sui soggetti che sul fondo. Già da qui si traggono moltissime considerazioni:
l’illuminazione del chroma e del soggetto devono essere separate
le ombre del soggetto non devono finire sulla porzione di colore chiave presente nell’inquadratura
il soggetto dovrà preferibilmente avere un diaframma differente rispetto al chroma al fine di distaccare meglio il soggetto dal fondo.

Per evitare il fastidioso effetto di “fringitura” (l’imperfetto scontornamento dei bordi del soggetto molto frequente nelle persone con capelli biondi o bianchi) è utile una sorgente di controluce data un po’ “a pioggia”. Le tecniche ideali per realizzare un totale con colore chiave sono due, diametralmente opposte.
La prima tecnica richiedeva una camera a 3 ccd con ottica “normale”[senza fonte], oggi si riesce a realizzare un Chromakey con qualunque ottica, basta avere una buona quantità di informazioni (dal Full HD, 2K, 4K in poi) e conformare lo sfondo sostituito come se fosse filmato dalla medesima ottica, una parete dipinta di verde, 4 proiettori disposti ad arco (a circa due metri di distanza dalla parete) posizionati sulle “americane” e puntati ad incrocio (quello di estrema destra punta a sinistra, quello di estrema sinistra punta a destra etc.), un proiettore da 600w puntato sul soggetto frontalmente a 45 gradi verso l’alto in modo che l’ombra sia lunga quanto il soggetto e un proiettore da 600w frostato con una full come controluce.
La seconda è più semplice. Richiede sempre una buona telecamera con una buona ottica e consiste nel saturare l’ambiente in modo omogeneo con un bagno di luce a neon. Inconveniente di questa tecnica è la perdita di alcune frequenze colorimetriche sul soggetto.

Il chroma key nel cinema
Nel cinema la tecnica del colore chiave è stata usata in passato soprattutto per film a basso costo, per via dei grossi limiti qualitativi di questa tecnica:
anche in condizioni ideali non è abbastanza preciso nel ritagliare i bordi delle immagini, che cambiano leggermente da un fotogramma all’altro dando luogo ad un fastidioso tremolio;
impone al soggetto in primo piano una illuminazione “piatta”, obbligandolo a perdere ogni parvenza di spessore o tridimensionalità;
è necessario adottare dei criteri particolari per l’illuminazione delle scenografie, spesso sacrificandole, perché il soggetto possa “fondersi” in modo convincente con lo sfondo.

Esempi di film con largo uso di Green screen sono Lo Hobbit – La desolazione di Smaug, Sky Captain and the World of Tomorrow, Alice in Wonderland, Sin City , 300, Divergent e Harry Potter.

Note
1^ Dizionario di Informatica: Inglese/Italiano, Tecniche Nuove.

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Written by Vicky Ledia

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