La biografia (dal greco bíos βίος “vita” e gráphein γράφειν, “scrivere”) è il resoconto scritto della vita di qualcuno, normalmente in forma di libro o saggio. Quando proviene dallo stesso soggetto, si ha una autobiografia.
La storiografia dell’esistenza di una persona è variata nel corso dei secoli in funzione non solo del contesto culturale e del modello letterario, ma anche della considerazione dell’individualità e dell’incidenza delle varie fasi della vita. Attualmente si sono diffuse biografie che, sfruttando gli studi psicoanalitici, dedicano ampio spazio all’infanzia del protagonista; altre culture e civiltà, invece, si limitano a narrare i comportamenti che hanno inciso oggettivamente sulla realtà e trattano l’infanzia solo come un periodo profetico sull’avvenire del soggetto.
Biografie classiche
Genere letterario ellenistico, è di particolare interesse scientifico aristotelico per i particolari del carattere del personaggio. Un primo esempio è la Vita di Euripide di Satiro.
I soggetti in origine sono personalità politiche o militari, con caratteri di gloria, e le gesta sono narrate a partire dalla nascita.
Biografia cristiana
In ambito cristiano il genere letterario della biografia comincia a svilupparsi dagli Acta martyrum, descrizioni dei processi e delle condanne a morte dei martiri cristiani. In seguito si svilupparono le passiones, nelle quali alla scarna citazione degli atti processuali si aggiungeva la descrizione di eventi straordinari; in un passo successivo vi furono le vitae finivano per abbracciare tutto il percorso esistenziale del martire, spesso arricchito di numerosi dettagli leggendari.
La prima biografia nota della letteratura cristiana fu scritta da Ponzio di Cartagine su Tascio Cecilio Cipriano, vescovo del III secolo.
Per quanto riguarda l’agiografia medioevale, si mise in luce Tommaso da Celano con la sua Vita di san Francesco del 1229 e nei secoli successivi la quattrocentesca Vita del beato G. Colombini compilata da Feo Belcari e la seicentesca Vita del cardinale Bellarmino del padre D. Bartoli.
Antichità
Nell’antichità e nel primo Medioevo le biografie vennero redatte con intenti diversi da quelle contemporanee, infatti la descrizione globale della vita e del protagonista era secondaria rispetto ai suoi pensieri e alle sue azioni e quindi gli scritti assunsero il valore di lezioni o di storie esemplari. Spesso il loro fine era quello di difendere una tesi o di narrare virtù, vizi, successi e cadute, come nel caso delle biografie bibliche.
Se Senofonte, nei Memorabilia, si premurò di narrare soprattutto i detti di Socrate, Plutarco, con le sue Vite parallele (quarantasei biografie di personaggi greci e romani), Diogene Laerzio, Quinto Curzio Rufo con la sua Vita di Alessandro, Publio Cornelio Tacito con la Vita di Agricola e Gaio Svetonio Tranquillo con le Vite dei Cesari, indulsero, per lo più, sulle descrizioni delle gesta dei protagonisti, mentre i Vangeli si proposero come fine primario la diffusione del nuovo messaggio.[1]
Medioevo e Rinascimento
Le biografie (come anche le autobiografie) crebbero nei secoli affermandosi sempre più come genere letterario a sé, con esempi di tutto rilievo come Le Vite degli artisti rinascimentali di Giorgio Vasari.
Nel Cinquecento ritornarono in auge Svetonio e le biografie greche e latine, che ispirarono le biografie dell’epoca della Riforma protestante. In questo periodo si distinsero le biografie di William Roper su Tommaso Moro, e di George Cavendish su Thomas Wolsey.
Dal Seicento fino ad oggi
La biografia moderna nacque nel XVII secolo per merito di Izaak Walton, quando in Francia e nell’Europa settentrionale si diffuse la tendenza a descrivere anche le esistenze di personaggi arricchiti o di avventurieri o di criminali. Verso la fine del Seicento, grazie al variato senso del rigore storico, ebbe origine la biografia di tipo universitario, basata su un nuovo metodo di indagine rigorosa degli avvenimenti.
L’opera biografica più significativa del Settecento risultò la Vita del dottor Johnson di James Boswell, pubblicata nel 1791. Ma proprio in quegli anni il movimento romantico e gli studi sempre più accurati della mente umana rivelarono la limitatezza delle valutazioni biografiche basate solo su elementi esteriori, e perciò l’indagine psicologica si aggiunse ai metodi storici scientifici per interpretare più compiutamente i grandi personaggi del mondo e gli esiti sorprendenti non si fecero attendere, basti pensare alle biografie su Gesù scritte da David Friedrich Strauß nel 1835 e da Ernest Renan nel 1863. Dal 1830 fine alla fine del secolo divenne quasi un dovere, in ogni nazione, la compilazione di biografie inerenti alla patria e ai patriottici, tra le quali in Italia si distinse quella su Mazzini redatta da J.White Mario.
All’inizio del Novecento, il progresso della psicologia e le innovazioni apportate dalla psicoanalisi spinsero verso una nuova interpretazione biografica ancora più totale rispetto al passato. Nei decenni successivi del Novecento si impose la tendenza ad accostare la biografia alla monografia storica e alla libera saggistica.