Il Taigeto (in greco moderno Ταΰγετος) è una catena montuosa che si erge nel Peloponneso, che domina la città di Sparta e separa la Laconia dalla Messenia. Le sue propaggini meridionali costituiscono il costolone centrale della penisola di Mani. Il poeta Omero la definisce «grandissima» (περιμήκετος) mentre gli autori bizantini la chiamarono «montagne dalle cinque dita» (πεντεδάκτυλον). Ha una notevole prominenza perché la piana di Sparta si trova a circa 150-200 metri di altitudine, mentre la cima ben visibile dalla città è a ben 2.400. La montagna è ricoperta di neve anche in maggio e in giugno, e da essa scendono una miriade di torrentelli che confluiscono nel fiume Eurota. Sui primi contrafforti, ad appena sei chilometri da Sparta, sorge la città bizantina di Mistra.
La cima più alta era chiamata Taléton, anticamente dedicata al Sole; attualmente ha il nome di Sant’Elia, e vi è edificato un monastero ortodosso.
Dal Taigeto nasce il fiume Eurota.
È diffusa la leggenda che, nell’antichità, sul monte Taigeto venissero abbandonati i bambini spartani nati deformi e destinati a soccombere alle intemperie e alle fiere, ma uno studio dell’antropologo Theodoros Pitsios, dell’Università di Atene[1], ha mostrato che nell’area del monte Taigeto sono presenti solo ossa di adulti risalenti all’epoca spartana, probabilmente appartenenti a criminali condannati a morte, in analogia con la romana Rupe Tarpea.[sc:BR]
Gli Spartani non gettavano i bambini deformi: nuove ricerche
Il mito greco secondo cui gli Spartani gettavano i neonati deformi da un’alta rupe non è sostenuto da scavi archeologici nell’area. Dopo più di cinque anni di analisi di resti umani, recuperati dalla fossa chiamata anche apothetes, i ricercatori hanno trovato solo resti di adolescenti e adulti tra i 18 e i 35 anni, ha dichiarato l’antropologo Tehodoros Pitsios della Facoltà di Medicina di Atene.
“Vi sono ancora ossa nell’area, ma nessuna che appartenesse a neonati, secondo i campioni che abbiamo recuperato dal fondo della fossa, alle pendici del Monte Taigete, presso la Sparta dei giorni nostri.
“È probabilmente un mito, le antiche fonti di questa cosiddetta pratica erano rare, tarde e imprecise” ha aggiunto.
Volto ad attestare il carattere militaristico dell’antico popolo di Sparta, lo storico Plutarco – in particolare – sparse la leggenda nel corso del I secolo d.C. Secondo Pitsios, le ossa studiate per la datazione, provengono dal V al VI secolo a.C. e provengono da 46 uomini, a confermare l’assunto delle antiche fonti secondo cui gli Spartani usavano gettare dalla rupe prigionieri, traditori, e criminali.
Le scoperte gettano luce su un episodio accaduto durante la seconda guerra tra Sparta e Messene – una città stato fortificata indipendente da Sparta – quando gli spartani sbaragliarono l’eroe Messeniano Aristomenes, ed i suoi 50 guerrieri, che furono tutti gettati nella fossa.
Note
1.^ Study finds no evidence of discarded Spartan babies, 11 dicembre 2007. Via: wikipedia, yahoo