Gli astronauti del programma Apollo soggetti ad attacchi di cuore 4 o 5 volte più degli altri.
I raggi cosmici, sfortunatamente, non creano supereroi. Anzi, mettono a dura prova gli astronauti, aumentando il rischio che sviluppino malattie cardiovascolari. Ad affermarlo è uno studio pubblicato su Scientific Reports, secondo il quale «I dati suggeriscono che il viaggio umano nello spazio profondo può essere più pericoloso per la salute cardiovascolare di quanto si pensasse finora». I ricercatori hanno preso in considerazione 77 astronauti, scoprendo che l’esposizione alle radiazioni ionizzanti che si incontrano nello spazio, quando non si è più protetti dallo scudo magnetico terrestre, paiono aumentare il rischio di sviluppare malattie cardiache di quattro o cinque volte. Lo studio ha confrontato lo stato di salute dei 42 astronauti che si sono avventurati nello spazio (sette dei quali sono usciti dalla magnetosfera e sono arrivati sulla Luna) con quello dei 35 colleghi che sono invece rimasti a terra. Tra gli astronauti delle missioni lunari Apollo il tasso di morte per malattie cardiovascolari è pari al 43%, mentre tra gli astronauti rimasti a terra è del 9% e tra gli astronauti rimasti in orbita bassa è dell’11%. Degli ulteriori studi sui topi hanno confermato l’ipotesi: a incidere sulla salute del sistema vascolare sono le radiazioni ionizzanti e non altre cause, come l’assenza di peso. I ricercatori hanno infatti mostrato che le radiazioni ionizzanti danneggiano i vasi sanguigni dei topi, causando problemi alla vasodilatazione; invece i topi per i quali è stata simulata l’assenza di peso non hanno avuto effetti collaterali. Gli autori stessi dello studio ammettono che i dati sui quali si sono dovuti basare sono limitati: dopotutto, gli astronauti sono ancora troppo pochi per poter fare uno studio epidemiologico completo. In linea di principio, quindi, non si possono escludere altre cause per l’aumento della possibilità di essere colpiti da malattie cardiovascolari.