L’eiaculazione femminile: Poche le donne investite del misterioso superpotere, rari gli uomini che hanno avuto la fortuna di poterlo sperimentare. Di cosa parliamo quando parliamo di squirting?
Per la scienza è un argomento affascinate, sebbene non lo prendano troppo sul serio. Molte donne dicono di saperlo fare, nonostante non siano in grado di prevederlo e comandarlo. Altre sostengono di riuscirci solo in certe condizioni e con partner collaborativi. Ad alcune è capitato una sola volta, altre ne sono schiave. Quasi tutti però ne sono incuriositi.
Le prime tracce di squirting precedono Cristo. Racconta Aristotele di un’esperienza sopra le righe con una donna robusta, dall’aspetto mascolino, che veniva alla stessa maniera degli uomini. Nel Kamasutra si parla della donna fontana che zampilla il piacere. Un antico testo taoista parla di una differenza tra la naturale lubrificazione genitale e una straordinaria emissione di fluidi. Differenza che verrà formalizzata in epoca contemporanea dal Master of Sex Reinjier De Graaf, il primo ad interessarsi in maniera autorevole e sistematica all’orgasmo femminile. Il dottore si imbarcò nella pioneristica impresa di esplorare l’anatomia genitale delle donne, intuendo l’esistenza di una realtà ben complessa, descritta poi magistralmente dal ginecologo tedesco Ernest Gräfenberg che intorno al 1950 inventò il punto G e definì l’apparato genito-urinario femminile un paesaggio erogeno.
Paesaggio dove risiedono – tra gli altri -i misteri dello squirting.
Tecnicamente squirtare significa espellere, nel climax sessuale, una quantità significativa di fluido simile ad acqua: trasparente, inodore, incolore, insapore. Una donna allenata può arrivare a produrne durante un solo atto sessuale – fino a 400 ml. Arriva quando meno te lo aspetti, è simile all’orgasmo ma la sensazione è diversa.
“E’ come se dentro avessi una fontana bloccata dall’interno”, afferma Saskia Squirts, una delle pornostar rappresentanti del genere. Con lei Jenna Presley, Angela Stone, Bonnie Rotten, Cytheria, Tianna Lynn, Alisha Klass per citare le squirters più cliccate su YouPorn e derivati. Poi ci sono Annie Sprinkle e Anna Span, performer femministe e queer-oriented, che ne elogiano lo straordinario potere politico: lo squirting ribadisce il diritto a vivere il piacere in maniera completa, onesta e coerente anche quando eccessiva.
Per essere acqua, lo squirting, fa tanto rumore.
Esiste davvero? E’ un effetto speciale del porno? Non è che queste donne sono solo un pò incontinenti?
Nel dubbio la British Board of Film Censorship (BBFC) lo ha messo nel libro nero degli atti osceni da censurare e nel Regno Unito sarà bandito da tutte i canali di distribuzione hard. Ufficialmente assimilato agli ‘sports acquatici’ classificati come Urolagnia, lo squirting è offensivo e pericoloso per la salute. Motivazione ingiusta e irragionevole in quanto la scienza rilancia: lo squirting esiste – anche se non sappiamo bene cosa sia – e caratterizza una minima percentuale di donne che non hanno nulla in comune.
Sul Journal of Sexual Medicine, un team di scienziati francesi pubblica i risultati dell’ultimo studio sul tema. Sette donne, senza problemi ginecologi o malformazioni genitali, in grado di eiaculare consistenti quantità di squirt semplicemente attraverso la stimolazione manuale ed anche in assenza di eccitazione sessuale, si prestano come cavie. Durante l’esperimento viene chiesto loro di urinare, provocarsi un orgasmo e squirtare. Dopo l’esperienza dello squirting, un’ecografia a ultrasuoni della vescica rivela uno svuotamento simile a quello provocato dalla minzione.
Esiste dunque un legame tra squirting e pipì?
L’analisi biochimica conferma nello squirt una certa presenza di urea, creatina, acido urico e PSA (antigene prostatico), in concentrazioni simili all’urina. Il mistero quindi potrebbe non essere tanto fitto, anche se resta da spiegare perchè non tutte possono farlo e soprattutto perchè ognuna lo faccia a modo suo. Nonostante gli How-to su Internet per entrare a far parte della elite delle squirters, il 10% su scala mondiale.[sc:BR]
Uno studio scientifico sullo squirting
Uno studio scientifico prova a far chiarezza sull’equivalente femminile dell’eiaculazione maschile.
Squirting, mito o realtà? È una domanda che si fanno in molti, anche all’interno della comunità scientifica: questa rara forma di orgasmo femminile (che la pornografia ha contribuito a rendere celebre negli ultimi anni) è l’equivalente femminile dell’eiaculazione maschile, o si tratta solamente di un’emissione di urina? Per la legge britannica per esempio la risposta corretta è la seconda, e per questo lo squirting rischia da tempo di essere bandito definitivamente dal porno inglese (anche su internet) in quanto forma oscena di urofilia (più nota oggi come pissing), una pratica vietata dall’Obscene Publications Act del 1959, tutt’ora in vigore nel Regno Unito. A gettare, almeno in parte, luce su questa dibattuta questione arriva oggi lo studio di un team di ricercatori dell’ospedale Parly II di Le Chesnay, in Francia, pubblicato sul Journal of Sexual Medicine, che dimostrerebbe come esistano due diversi tipi di fluidi che possono essere emessi durante l’orgasmo femminile, uno dei quali contiene effettivamente tracce di enzimi caratteristici dell’eiaculazione. In entrambi i casi, però, la sostanza predominante sarebbe l’urina.
Per cercare di comprendere la natura del fluido emesso durante lo squirting i ricercatori hanno reclutato sette donne per riprodurre il fenomeno in laboratorio. Le volontarie, tutte abituate ad emettere abbondanti volumi di liquidi al termine di un rapporto sessuale, si sono sottoposte al test con la vescica completamente vuota, raggiungendo l’orgasmo in condizioni controllate attraverso la masturbazione, o con l’aiuto del loro partner. Nei minuti appena precedenti all’orgasmo, i ricercatori hanno verificato lo stato della vescica attraverso un esame con ultrasuoni, e hanno quindi raccolto un campione dei liquidi emessi al termine del rapporto.
L’esame ha permesso di scoprire che la vescica delle partecipanti, completamente vuota all’inizio del test, risultava nuovamente piena nei momenti precedenti all’orgasmo. Sono quindi stati analizzati i fluidi emessi dalle partecipanti durante lo squirting. In due di loro il profilo chimico del liquido è risultato completamente identico a quello dell’urina raccolta prima dell’inizio dell’esperimento. Nelle altre cinque però i ricercatori hanno però trovato tracce di una sostanza chiamata antigene prostata-specifico (Psa), un enzima presente nell’eiaculato maschile (lo sperma emesso durante l’eiaculazione), e in quella che viene normalmente considerata la “vera eiaculazione femminile”, una sorta di umore lattiginoso prodotto in piccole quantità dalla maggior parte delle donne al termine di un orgasmo.
I dati raccolti, scrivono i ricercatori nello studio, “indicano che lo squirting è essenzialmente un’emissione involontaria di urina nel corso dell’attività sessuale, che viene però accompagnata in molti casi da un contributo marginale di secrezioni prostatiche all’interno del liquido emesso”. Esistono quindi due tipi di liquidi emessi durante lo squirting, uno dei quali presenta alcune caratteristiche tipiche dell’eiaculazione. Come spiega Samuel Salama, coordinatore del team di ricercatori francesi, lo studio lascia però diverse domande ancora aperte. Per prima cosa non è chiaro perché alcune donne emettano l’enzima Psa e altre no. Se la sua presenza nel liquido prodotto durante lo squirting va considerata poi come il segno di una possibile funzione fisiologica, attualmente non si sa quale questa possa essere, cioè a cosa possa servire lo squirting da un punto di vista adattativo. Via: gq, wired