Partiamo dall’inizio: Come, quando e dove hai cominciato a occuparti di Arte?
È nata con me la creatività, ero una bambina attratta dai pennarelli più che dal biberon… E affascinata dal colore rosso in particolare. Ma crescendo mi sono appassionata a mille cose, dalla danza al teatro, al cinema, alla conduzione televisiva, ai costumi, alla scenografia… avrei potuto prendere qualunque direzione nella vita, tra queste!
Chi ha deciso il genere?
Ho sempre subito la fascinazione di fronte alla statuaria classica e alle opere dei maestri rinascimentali. Quando vidi il David di Michelangelo per la prima volta sul libro di Storia dell’Arte alle scuole medie, credo di essermi innamorata. Quindi il genere figurativo è stato sempre dominante. Ma in questo momento i tagli fotografici e cinematografici, e un a contaminazione data dagli schemi progettuali del design, hanno arricchito la mia ricerca stilistica che sta prendendo una nuova direzione.
Qual è il tuo background?
Ho frequentato l’istituto d’Arte nella sezione “Disegnatori di Architettura e Arredmento”, ovvero, l’attuale Interior Design… tra lo scetticismo dei miei genitori, combattuti tra l’assecondare le mie passioni e il buon senso che il pregiudizio imperante in quegli nei suggeriva! Poi ho frequentato l’Accademia di Belle Arti nella sezione Pittura a Firenze, dove poi mi sono specializzata in Restauro di Affreschi all’Università Internazionale dell’Arte. Ho lavorato in Toscana per le Soprintendenze ai Beni Artistici e Architettonici delle province di Firenze, Prato, Pistoia, dove ho potuto operare letteralmente “ad alta quota”, in basiliche meravigliose a contatto diretto con pezzi di storia che chiedevano di essere difesi… e successivamente per la provincia di Sassari una volta rientrata in Sardegna. Mi sono occupata per diversi anni di restauro e di insegnamento in corsi formativi istituiti dalla Regione Autonoma della Sardegna, in cui ho alternato lezioni pratiche e tecniche (nel corso di Disegno d’arredo) e teoriche (nel corso di formazione per Tecnico del Management per lo Spettacolo).
Ti ispiri a qualche artista famoso?
Ho ammirato e guardato i maestri intoccabili per tutta la mia infanzia e anche dopo, Caravaggio, Michelangelo, Canova, Picasso… poi la mia personalità ha preteso una direzione, che oggi guarda al design e all’ arte applicata di Piero Fornasetti, alla tradizione illustrativa che Luigi Martinati e Marcello Dudovich ci hanno trasmesso, ma anche dalla ricerca fotografica di Robert Mapplethorpe ho attinto molto… Dagli artisti del passato traggo certezze, ma guardo al futuro in chiave personale.
Quali sono i tuoi Artisti preferiti?
Adoro alcune artiste in particolare: Liliana Cano, e l’ immortale poesia di Maria Lai.
Oltre a questo, fai anche altro?
Insegno Discipline Grafiche e Pittoriche e Laboratorio della figurazione, nel Liceo Artistico della città in cui vivo, tento di viaggiare tutte le volte che posso!
Puoi spiegare cosa significa per te essere come sei?
Definirmi un artista mi fa strano, mi lascio definire così da chi mi reputa tale. Ho molto rispetto per questa accezione, e non tutti possono fregiarsi di esserlo. Tento di fare al meglio ogni cosa, senza mai perdere l’entusiasmo che può venire meno quando si fa della propria passione anche un lavoro. Mi ritengo fortunata, anche se non avrei mai immaginato in passato che avrei trascorso ancora tempo tra i banchi di scuola! Sono soprattutto una ragazza che vuole imparare ogni giorno e che si pone davanti alla vita con entusiasmo, cerco ispirazione nelle cose che vivo ma anche in quelle che immagino.
Che rapporto c’è tra te e i pennelli?
Sono i miei strumenti del mestiere… Coma la penna per lo scrittore, la chitarra per un musicista, li considero un po il prolungamento delle mie dita: “accessori indispensabili alle mie dita”.
Adoravo giocare davanti allo specchio da piccola e sentire le setole morbide dei pennelli sulla faccia… era un gioco. Ancora mi diverto un mondo a giocare con loro!
Qual è l’Arte contemporanea che si apprezza ora?
Premetto una cosa, per rendermi comprensibile a chiunque:
la modernità ha creato un “passaggio” in ambito artistico, che ha modificato i codici di interpretazione. Ovvero, un opera non è più considerata bella in quanto oggettivamente tale, bensì per il messaggio che trasmette! Ma questo messaggio lo si comprende se si conosce il linguaggio, il vocabolario proprio di quell’artista. Da questo momento in poi può essere considerata arte un opera che ha un messaggio da trasmettere.
L’opera può quindi esistere in senso astratto, proprio da quando si è insinuata questa chiave di lettura, di codificazione nuova, che ha modificato e sovvertito il linguaggio e le certezze trasmesse prima. Quindi l’Arte non appartiene più alla Pittura, alla Scultura eccetera, ma si è appropriata di un linguaggio nuovo, materiali nuovi, scenari nuovi e codici nuovi che non raccolgono solo segni o forme, ma soprattutto significati, idee.
L’Artista di questa generazione è assuefatto dalla riproducibilità tecnica delle immagini, l’Opera d’Arte convenzionale non scuote più l’osservatore. Non concentra la sua attività unicamente sull’aspetto manuale, ma è anche un architetto, un regista… poiché dalla forma, dalla materia si è passati all’ Idea. Questa può essere più o meno astratta, più o meno compresa, ma è figlia della modernità.
L’Arte che oggi si apprezza è quella che trasmette un idea percepibile.
Quale soluzione si proporrebbe proporre per migliorare la situazione attuale dell’Arte?
Desidererei una commistione, una collaborazione spontanea tra tutte le forme d’arte… le considero nobili, sorelle, vicine… e non distanti. Tento di comunicare questa idea agli studenti con i quali ho a che fare ogni giorno: la Moda non è scevra dalla Pittura, il Design non è distante dalle discipline Plastiche eccetera, ma tutto è “vicino”, “comunicante”.
Concepisco l’Arte anche come mezzo di condivisione… purtroppo spesso gli artisti sono isole a se, a volte non sono solo egocentrici ma anche gelosi del proprio sapere, del proprio Io; per questo non sono sempre felici le collaborazioni laddove si creano.
Sei soddisfatta della risposta del pubblico alle tue mostre?
Devo ancora crescere artisticamente, ho dedicato più anni al restauro conservativo che alla pittura, ma lo faccio quanto più seriamente posso. Adoro i vernissage… e quando visito una mostra, quello che vedo è che insieme ai curiosi vi è sempre un certo numero di appassionati, intenditori o comunque interessati all’ autore o alle opere.
Quello che un po manca, a livello regionale intendo, è un amore vero per la cultura in generale e alla cultura artistica in particolare. Ciò che si osserva appeso alle pareti bianche, spesso non è compreso anche per questo motivo; la tradizione trasmessaci non è stata incisiva per tutti, o non lo è stata così tanto da condizionare positivamente in questo senso. L’Arte ha bisogno in primis di essere percepita come qualcosa che si comprende, da questo poi scaturiscono una serie di condizionali che contribuiscono alla personale esperienza estetica, all’approvazione o alla contestazione di un opera.
Tanto più questa si comprende, quanto più si è a conoscenza di codici acquisiti, con lo studio, l’esperienza eccetera.
Insomma, sono ancora troppi coloro i quali potrebbero vivere facendo a meno di regalare ai loro occhi immagini create apposta per essere ammirate.
Sei emozionata quando presenti le tue opere a tanta gente??
Si, è motivo di orgoglio, è sempre un traguardo. Le critiche oggettive sono un mezzo utile alla propria crescita…
Il tuo percorso artistico è interessante… Hai qualche aneddoto particolarmente significativo?
Mi viene solo in mente una cosa che ho raccontato spesso ai miei studenti quando voglio convincerli che “volere è potere”. Avevo 14 anni e volevo fare una scuola d’Arte a tutti i costi, guardare tutti i giorni “Saranno Famosi” mi aveva indottrinato talmente da avermi convinta che l’Arte sarebbe stata l’ unica strada possibile per me. Non c’era un istituto vicino e non c’erano pullman che mi per mettessero di raggiungerne uno… la scuola era cominciata e mia madre mi aveva iscritta al Liceo Classico perché’ nelle materie umanistiche ero brava. Mi rifiutavo di andare a scuola, ed è stato così per la prima settimana di lezione. Poi, una mattina ho preso un pullman e dopo un viaggio infinito, ho raggiunto la provincia perché’ volevo iscrivermi nell’unica scuola possibile! Ci sono riuscita, nonostante sia arrivata molto tardi e sono rientrata solo la sera; il pullman aveva attraversato tutti i paesi dell’isola e i miei genitori erano disperati (non esistevano ancora i cellulari)!
Insomma ho costretto i miei genitori a tenermi in un collegio (collegio femminile di suore!) e potevo vederli solo nei week end. E’ stata dura, ma non ho mai rimpianto quella scelta.
Progetti futuri? Impegni ambiziosi?
Un prossimo progetto è quello di portare avanti un ciclo pittorico che poi voglio mostrare e renderlo itinerante. Sto lavorando a dei pezzi che vanno nella direzione opposta rispetto alla mia ricerca consueta, ovvero ho sempre cercato la sublimazione delle pose plastiche, lasciavo che la luce fosse l’ unico codice atto a descrivere l’anatomia, che era sempre protagonista. Adoperavo formati molto grandi, scenografici, difficilmente collocabile in ambienti convenzionali.
È un nuovo punto di partenza. Mantengo la non convenzionalità delle pose, ma adesso “copro” il corpo, lo nascondo suggerendo pulsioni quali la paura, la gioia, senza mostrare ma rivelando poco alla volta. Uno sguardo è rivolto alla modularità con la quale decoro gli spazi o i tessuti dipinti, gli schemi compositivi sono essenziali così come la tavolozza che prediligo.
Un ambizione invece sarebbe quella di applicare le immagini che creo a dei prototipi di design, d’arredo, grandi o di piccole dimensioni… dalle superfici in resina, acciaio, ceramica o altro.
Vuoi ringraziare qualcuno?
Certo, Luca… che mi ha regalato questo momento tutto mio, che crede fortemente nelle mie capacità e vuole convincermi che sono una donna di successo :-D
Katya, tu sei già una Donna ricca. Chi non è in grado di capire almeno la metà della tua profondità non è in grado di avere l’onore oltre che il piacere di interagire con te. Leggere questa bellissima intervista mi ha ricordato quanto è bello credere nel prossimo e offrire una possibilità. Sono io che devo ringraziare te, non leggevo con tanto interesse, e piacere, da tempo. Il tempo trascorre con il sorriso sul volto. Complimenti vivissimi per quello che sei, per ciò in cui credi e per ciò in cui combatti. Se questo è l’inizio il resto sarà realtà. Che questa intervista sia di buon auspicio.
Ps:
io suggerire di aggiungere almeno 3 foto di qualche tuo bel quadro, giusto per far luccicare ancora di più questa perla di intervista.
Bene…dopo queste sviolinate mi sono venute davvero le guancette rosse!
Allora vorra’ dire che mi lascero’ guidare dai suggerimenti di questa redazione di creativi…
Ma sei mi… certo che potevi dirglielo che dal 2007 ti chiamano il Caravaggio della fotografia e che quando hai disegnato per la prima volta al liceo ti hanno paragonato a Picasso da giovane, magari gli avrebbe fatto piacere saperlo visto i suoi ottimi gusti e trascorsi in campo Artistico.
Ah… dimenticavo! Ti ha sostituito “che vuole credere nelle mie capacita’” con “crede fortemente in me”. Professoressa… Lo bacchetti! Anzi qua ci vogliono sculacciate:)
E con questo siamo a 600 articoli pubblicati tondi tondi, chi soffia le candeline? A pare gli scherzi ora dico la mia:
Complimenti agli ideatori e autori di questa bella e emozionante intervista che piace anche a me. Condivido molte visioni anche se alla “nona” domanda aggiungerei: anche se rari, esistono ancora artisti alla vecchia maniera. Difficili da trovare ma una volta che lo trovi non lo molli più…
Ps
si, sono anche io dell’idea che aggiungere qualche immagine come da suggerimento iniziale di Luca sia una bella idea. Per intenderci, appariranno come questa bella galleria: Click!
Pss
Katya, abbiamo abbellito e raffinato il tutto e ti sono state aggiunte delle domande, non per la professionalità (gia alta) ma per toccare la perfezione, se ti piace risponderle le aggiungiamo, idem se noti errori da correggere
Psss
I ps spariranno domani, no problem.
Grazie mille Laura…
Pronta a sculacciare e bacchettare quell’ indisciplinato incorreggibile, ma soprattutto pronta a soffiare sulle candeline e festeggiare virtualmente tutti voi che fate un lavoro grandioso ogni giorno!
Bravi, bell’intervista, continuate così.
Una cosa che mi ha colpito è “in Italia manca un amore vero per la cultura in generale”…
Mi viene da dire: quanto hai ragione, è proprio vero.
Si può pensare a questo ricordandosi che i libri sembrano sempre troppo costosi e gli Iphone ricevono spese assurde.
Che amarezza…
L’amarezza combattila col sorriso, leggi cliccando qua: Click!
Aggiunta la splendida galleria con le Opere.
Questa è proprio una bella intervista. Piacevole, interessante e simpatica. In pieno stile con il magazine. Bravi e grazie.