Il ricercatore Syd Singer, insieme alla moglie, svolge dal 1991 una ricerca sui problemi di cancro al seno, la sua ricerca lo ha portato ad affermare senza ombra di dubbio che “Il reggiseno causa il cancro al seno. È lampante“. Questa dichiarazione potrebbe cambiare le abitudini almeno di quelle donne che portatno reggiseni imbottiti o a balconcino per tutto il giorno, ma vediamo il perchè. Le tossine che si accumulano e causano il cancro al seno sono trasportate dal liquido linfatico che le trasporta verso grandi gruppi di linfonodi posti nelle ascelle e nella parte alta del torace, questo è quello che afferlma l’OMG (Organizzazione Mondiale della Sanità), ma il dottor Singer afferma che basta una minima pressione prolungata per provocare la chiusura dei dotti linfatici: ”Dopo quindici o vent’anni di drenaggio linfatico ostacolato dal reggiseno, può apparire il cancro”. Singer e la moglie hanno anche notato che nelle popolazioni più povere dove l’uso del reggiseno è praticamente inesistente il cancro al seno ha un’incidenza molto più bassa che nelle popolazioni dove le donne invece ne fanno largo uso, nonostante in questi luoghi più poveri le donne siano sottoposte ad una maggiore concentrazione di tossine derivanti dallo scarico dai pesticidi industriali che vengono scaricati in loco. E non sembra sia una questione di razza, perchè la ricerca dei Singer fa emergere che nelle popolazioni Maori integrate nella cultura della Nuova Zelanda, dove il reggiseno è in uso, l’incidenza del cancro al seno è simile a quella delle donne bianche, mentre nelle donne Maori non integrate nella cultura “del reggiseno” non si riscontrano dati significativi di cancro al seno. Secondo la ricerca le donne che non indossano il reggipetto hanno solo una probabilità su 168 di subire una diagnosi di cancro al seno, mentre sal notevolmente il numero sulle donne che indossano il reggiseno anche per dormire. Il dottor Singer stila alcuni consigli a riguardo: “Reggiseno push-up e quelli da sport sono da evitarsi. Scegliete reggiseno di cotone, non stretti. Assicuratevi di poter passare con due dita sotto le spalline e ai fianchi delle coppe. Quanto più sono alte le coppe, tanto più severa la compressione dei maggiori linfonodi. Non indossate assolutamente mai questo disastroso dispositivo per dormire. A casa toglietevelo. Massaggiate i vostri seni ogni volta che vi togliete il reggiseno“.[sc:BR]
I medici contro Gwyneth Paltrow: «Il reggiseno non provoca il cancro»
La differenza è che stavolta non è stata Gwyneth Paltrow a scrivere su Goop una delle sue strampalate teorie di bellezza e salute (vedi i bagni di vapore per le parti intime o la sauna come cura all’influenza), ma tale dottor Habib Sadeghi, guru della medicina olistica nonché collaboratore del sito della 43enne attrice. Peccato che il risultato sia stato ancora una volta deprecabile, perché il post di 2.700 parole dal titolo “Could there possibly be a link between underwire bras and breast cancer?” e finito anche nella newsletter del 15 ottobre scorso, è stato solo l’ennesimo tentativo di resuscitare una teoria già screditata da tempo sul fatto che usare il reggiseno possa causare il cancro al seno.
Un legame, quello fra l’indumento intimo e il tumore, sottolineato per la prima volta nel 1995 dalla coppia di medici antropologi Sydney Ross Singer e Soma Grismaijer nel libro “Dressed to Kill: The Link Between Breast Cancer and Bras”, dove si sosteneva (fra le altre cose) che «il rischio di cancro al seno aumenterebbe in maniera significativa nelle donne che indossano il reggiseno per più di 12 ore al giorno».Dopo aver citato il controverso volume (criticato dagli esperti proprio per la mancanza di validità scientifica) e aver ricordato i pericoli (anche in questo caso mai dimostrati) dell’assorbimento delle radiazioni wireless da parte degli indumenti intimi (da qui il consiglio di non indossare reggiseni col ferretto e di non mettere il telefonino nelle tasche all’altezza del seno o nel reggiseno stesso), nel suo articolo il guru olistico dà spazio anche alle considerazioni espresse dal dottor Michael Schacter dello Schacter Center for Complimentary Medicine, secondo il quale «i reggiseni e gli indumenti intimi troppo aderenti possono impedire il drenaggio linfatico, intrappolando così le sostanze tossiche nel seno».
Com’era facilmente prevedibile, la comunità scientifica è insorta contro Sadeghi (e indirettamente contro la Paltrow per avergli dato spazio proprio nel mese della lotta contro il tumore al seno), ricordando che «non esiste alcuna prova scientificamente attendibile che confermi che indossare il reggiseno possa in qualche modo causare il tumore al seno» (come si legge nella nota dell’American Cancer Society pubblicata sull’Huffington Post) e ribadendo i risultati dello studio condotto nel 2014 dal Fred Hutchinson Cancer Research Center su un campione di 1.044 donne di Seattle fra i 55 e i 74 anni a cui era stato diagnosticato un cancro al seno fra il 2000 e il 2004 che smentiscono ulteriormente ogni possibile collegamento fra indumenti intimi e tumori. «Il post del dottor Sadeghi è talmente ridicolo che potrebbe anche essere quasi divertente, se non fosse per quelle donne che lo leggono e potrebbero spaventarsi per quello che c’è scritto», commenta la ginecologa Jennifer Gunter nel suo blog.
E un invito alle donne a non lasciarsi condizionare da inutili allarmismi arriva anche dal professor Paolo Veronesi, direttore della Senologia all’Istituto Europeo di Oncologia, che sottolinea come «i tumori alla mammella rappresentino un gruppo eterogeneo di malattie, le cui cause sono, in molti casi, ancora oggi sconosciute. Tuttavia, non ci sono evidenze scientifiche chiare circa un possibile coinvolgimento dei reggiseni, quindi raccomando a tutte le donne di non prendere in considerazione allarmismi basati su vecchi studi, non confermati da successive ricerche». Visto il clamore suscitato dal post, il blog della Paltrow ha precisato (tramite dichiarazione al Daily Mail da parte di un portavoce) che in una postilla alla fine dell’articolo viene fatto presente che «le considerazioni espresse non rappresentano necessariamente la visione di Goop e sono condivise solo per stimolare la discussione fra i lettori, ma non vanno intese in alcun modo come una possibile diagnosi medica». Via: eticamente, corriere
Mi sembra una di quelle ricerche che lasciano il tempo che trovano…
Ho aggiunto delle novità.