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La bufala della ragazza morta a causa di uno spinello

Gemma Moss, 31 anni, morta per cause ignote, il suo decesso è stato attribuito all’uso di cannabis.
Dopo anni di silenzio e indifferenza(la questione è “scomoda”, in quanto l’opinione pubblica è divisa, e affrontare la questione può far perdere consensi da una parte o dall’altra, pertanto i politici, sopratutto dei partiti che ambiscono a larghi consensi, preferiscono evitare accuratamente di parlarne) nelle ultime settimane, dopo la completa legalizzazione dell’Uruguay, la nascia dei “cannabis social club” in Spagna e – sopratutto – la presa di posizione di Obama, che ha ammesso di averne fatto uso ludico ai tempi dell’università e ha dichiarato “che fa meno male dell’alcool“, favorendo il processo di liberalizzazione che in Usa va avanti da anni (sono sempre di più gli Stati che hanno regolamentato la marijuana) sembra che finalmente si stia riaccendendo il dibattito sulla questione della canapa: di cui negli ultimi anni ne abbiamo sentito parlare solo grazie alle saltuarie prese di posizione di Vasco Rossi. Le proposte di legge anti-proibizioniste avanzate negli ultimi anni, sono cadute tutte nel dimenticatoio.
Nonostante i numerosi effecaci impieghi terapeutici emersi negli ultimi anni – emersi nonostante sulla canapa la ricerca sia davvero blanda, in quanto alle big pharma non conviene affatto – e nonostante sia universalmente riconosciuta da ricercatori di tutto il mondo la scarsa tossicità del principio attivo THC e il fatto che non provochi morti e che in pratica,non esista una “dose letale” (rischio “over dose” NULLO) ora che la Regione Puglia ha annunciato l’autorizzazione a coltivare canapa per scopi terapeutici [1] e pare che si stia sbloccando qualcosa, non solo in Italia, è venuta fuori la notizia, che appare scientificamente infondata, di un DECESSO ATTRIBUITO AL CONSUMO DI CANAPA; una donna inglese di 31 anni infatti, sarebbe morta dopo aver fumato uno spinello, per arresto cardiaco.
Siccome la ragazza è morta dopo aver fumato uno spinello, qualcuno vuole attribuire il decesso alla canapa; i giornali parlano di “avvelenemanto“, una notizia data senza alcun riscontro medico-scientifico e con toni allarmistici, che possono fare certamente presa sopratutto su quella (numerosa) parte di cittadinanza scarsamente informata, che tende a prendere per buono tutto quello che viene diffuso dai mass media.
Se pensiamo che nella sola Italia i consumatori di cannabis sono 4,5 – 5 milioni, e che in Europa sono oltre 25 milioni, se la cannabis producesse effetti letali, ogni anno ci troveremmo davanti a un’ecatombe: (il consumo di eroina è (fortunatamente) molto ridotto rispetto alla cannabis, ma ogni anno vengono registrate decine di morti provocate da overdose.)appare ovvio inoltre, che qualcuno di questi può accusare un malore, per cause non legate al consumo di cannabis.
Poche settimane fa una adolescente che fino alla sera prima non aveva alcun problema di salute, è stata trovata morta nel letto dalla mamma, quando si è recata a svegliarla per portarla a scuola. Casi come questo avvengono ogni giorno, come potete verificare facilmente con una ricerca su google, l’ultimo di questi si è verificato pochi giorni fa, strappando alla vita un giovane pallavolista. Di casi simili se ne verificano decine ogni anno, e riguardano spesso giovani di età inferiore ai 30 anni. Se dall’autopsia (che viene sempre disposta in questi casi) fosse emerso che qualcuno di questi la sera prima ha fumato uno spinello, qualcuno avrebbe potuto attribuire a questo la responsabilità del decesso… ? Se consideriamo il largo uso di cannabis che viene fatto in Italia come altrove, è ovvio che a livello statistico casi così possono accadere anche a chi ha consumato canapa, così come possono accadere a chi, la sera prima di coricarsi ha mangiato una mela, una pizza o un mandarino.
Che la canapa indiana non provocasse decessi ormai risulta un’evidenza scientifica incontrovertibile, riconosciuta anche dai più ferventi proibizionisti; ma qualcuno pur di sostenere le proprie idee, può approfittare della notizia. E’ il caso per esempio, diquesta pagina Facebook, che più volte ha inveito contro le manipolazioni mediatiche (come è giusto che sia) ma che in questo caso invece, utilizza l’articolo quale “prova incontrovertibile” delle teorie sostenute da chi gestisce la pagina, invitando addirittura chi non la pensa in quel modo a uscire dalla pagina. Ma leggete i commenti degli utenti al post…

Attenzione, non vogliamo in nessun modo “assolvere” il consumo di cannabis, che certo non è un’abitudine sana. E’ provato che fumare gli spinelli provochi un danno ai polmoni superiore alle sigarette, anche a causa della pratica consueta di miscolare la sostanza al tabacco e fumarla con “filtri” artigianali che “filtrano” ben poco; l’uso massiccio, in particolare nei soggetti giovani o predisposti, può fare emergere disturbi delle personalità, sindrome amotivazionale e altri disturbi, ma sostenere che la cannabis possa uccidere, appare una bufala clamorosa e insensata. Sono CENTINAIA DI MILIONI le persone che hanno consumato cannabis, e persino il rischio di reazioni allergiche gravi appare remoto o nullo.
Detto questo, appare evidente come il “proibizionismo” non abbia risolto niente, e anzi abbia generato dei mostri. Grazie alla legge “Fini-Giovanardi” migliaia di giovani sono finiti dietro le sbarre, o comunque hanno avuto problemi con la giustizia tali da compromettere la loro esistenza; alcuni ragazzini sono arrivati persino al suicidio dalla vergogna. L’attuale normativa inoltre, favorisce gli spacciatori: mentre chi acquista cannabis sul mercato illecito nel caso di modestissime quantità viene sanzionato con “sanzioni amministrative“, la coltivazione, anche di poche piante, spesso è punita con condanne esagerate, eccessive, tali da distruggere la vita all’individuo, sopratutto se questo non è “figlio di…” e vive in un contesto socio-economico modesto.  La cannabis, come le altre sostanze, è disponibile praticamente ovunque h24, e il mercato è gestito dalle organizzazioni criminali, che realizzano ingenti profitti, senza alcun controllo qualitativo sul prodotto, che potrebbe essere miscolato con sostanze tossiche o con altre droghe all’insaputa del consumatore. Un mercato sommerso che vale DECINE DI MILIARDI DI EURO ogni anno. Un traffico che è avallato, se non favorito, dai “potenti del mondo“, dagli USA e dall’ONU, visto che nessuno interviene per stroncare la produzione di droga all’origine: in Colombia ci sono piantagioni di “pianta della Coca” estese come intere regioni italiane, così come in Afghanistan ci sono di oppio (e la produzione è cresciuta esponenzialmente dopo l’intervento militare USA, raddoppiando di anno in anno) mentre in Marocco e persino in Albania ci sono immense piantagioni di Marijuana.
La legge “Fini-Giovanardi“ equipara e mette sullo stesso piano l’eroina e la cocaina con la marijuana: cosa che ha portato numerosi spacciatori a vendere le sostanze pesanti, con la quale realizzano profitti molto più elevati con quantità decisamente minori; ed è notorio come lamaggiore offerta si traduca in maggiore consumo. Il fatto che la cannabis sia venduta negli stessi ambienti delle droghe pesanti, favorisce la possibilità che i giovani entrino in contatto con queste sostanze, che spesso sono proposte proprio dal venditore alla quale l’acquirente si rivolge per ottenere cannabis.
Nonostante la legge Fini-Giovanardi, il consumo di cannabis in Italia è cresciuto, stabilendo addirittura un record nel 2012: un dato su cui i “proibizionisti” dovrebbero riflettere…
La cosa PREOCCUPANTE, è che proprio negli ultimi anni, da quando è entrata in vigore la Fini-Giovanardi, è tornato a crescere anche il consumo di eroina, sopratutto tra i giovani: (dossier de l’Espresso che già nel 2008 parla dell’aumento del consumo di eroina.
Mentre le generazioni di chi oggi ha 30-40 anni si erano tenute alla larga dall’eroina, in quanto avevano visto con i loro occhi la distruzione fisica e mentale che produce l’uso di quella sostanza, sulle generazioni precedenti, quando dopo il “boom” dell’eroina registrato alla fine degli anni ’80, in ogni città non mancavano decine di tossicodipendenti fisicamente malconci, le nuove generazioni non hanno avuto questo “esempio”. La nuova moda vede l’eroina consumata mediante inalazione, viene cioè “fumata”, un metodo che provoca minori danni a livello sanitario rispetto al “buco”, ritenuto erroneamente meno pericoloso, mentre fumarla non produce una dipendenza minore rispetto all’uso endovenoso. Inoltre chi inizia a consumarla mediante fumo, in seguito è portato a sniffarla ed in seguito a bucarsi, poiché con queste ultime modalità di assunzione è necessaria una quantità inferiore per ottenere gli effetti ricercati dal drogato. E quando la dipendenza diventa forte, il soggetto a causa della “tolleranza” ha bisogno di dosi crescenti, e la disperazione conduce al “buco” anche chi, inizialmente, non avrebbe mai pensato di farlo. Persino soggetti che si impressionano alla vista di una siringa, quando la tossicodipendenza entra nel vivo, finiscono per bucarsi. Se l’eroina è tornata a dilagare comunque, è anche grazie all’aumento del numero degli spacciatori, conseguente al fatto che a livello penale i rischi, per gli spacciatori (grazie alla Fini-Giovanardi) sono gli stessi indipendentemente che venda eroina o cannabis. Un ruolo importante nel “ritorno dell’eroina” lo ha giocato anche il fatto che l’aumento della produzione di oppio citato in precedenza, conseguente all’invasione Usa dell’Afghanistan, ha fatto abbassare notevolmente il prezzo “al dettaglio”; negli anni ’90 un grammo di eroina costava in genere 120-130.000 lire, contro i 20-25€ che costa oggi.
Che cosa si nasconde dietro alla ossessiva, incessante e terrificante guerra alla droga? La realtà che si nasconde sotto la proibizione di questa pianta è qualcosa di assolutamente impressionante e sconvolgente, con una portata storica che condiziona in modo determinante la vita quotidiana di tutti noi. Compreso coloro che non hanno mai nemmeno visto uno spinello da vicino. Source: nocensura

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Written by Laura Rossi

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