Le Iene ci ricascano. È ora di piantarla.
Uno sbaglio può capitare a tutti, ma essere recidivi significa soltanto due cose: o si è stupidi, o si è in malafede. Non so ancora in quale delle due categorie abbia scelto di piazzarsi la redazione de Le Iene, che dopo anni di denunce fatte come si deve e con coraggio si è lanciata a testa bassa nel filone delle pseudomedicine. Dopo il disastro irresponsabile della sua propaganda al “metodo Stamina”, che di metodico aveva soltanto la passione per fare soldi sulla pelle dei malati disperati, ora Le Iene ci riprova proponendo un altro rimedio miracoloso, sostenendo un libro, The China study, che afferma che per sconfiggere il cancro non serve la chemioterapia: basta mangiare vegano. La tesi è di una stupidità abissale, priva di qualunque sostegno scientifico, e non mancherà di causare morti che si potevano evitare semplicemente facendo informazione corretta invece di prostituirsi al sensazionalismo. Non scrivo altro perché di fronte a questa nuova prova d’incoscienza la mia rabbia monta e temo di cadere nell’invettiva. Ospito invece queste parole equilibrate di Giulia Corsini, che con Pro-Test Italia ha organizzato l’11 maggio scorso un sit-in pacifico davanti alla redazione Mediaset di Cologno Monzese per protestare contro la disinformazione scientifica de Le Iene. Tutti noi conosciamo l’opera di denuncia e di informazione fatta dal programma negli anni passati, grazie a cui è diventato famoso e grazie a cui si è costruita la sua credibilità. Tuttavia il timone degli autori ha virato dalla parte diametralmente opposta nei servizi dedicati alla salute e questo lo riteniamo estremamente grave. Troppa disinformazione e allarmismo vengono usati nel trattare un argomento estremamente delicato e importante. Dopo il caso del “veleno di scorpione omeopatico” che avrebbe curato il cancro, dopo il caso Stamina, definita da Le Iene come cura miracolosa per le malattie neurodegenerative, hanno deciso (purtroppo) di dedicarsi di nuovo alla salute e alla scienza. Il ciclo di puntate Alimentazione e Cancro condotto dalla Iena Matteo Viviani affronta l’argomento in modo scorretto e superficiale, creando un vero e proprio allarmismo negli spettatori che non hanno un’infarinatura scientifica di base per comprendere che si tratta della solita ricerca di audience. Conta solo il sensazionalismo della notizia; la sicurezza, la serenità e la salute degli ascoltatori passano in secondo piano. Il servizio di mercoledì 7 maggio 2014 intitolato Alimentazione, tumore e altre malattie spacciava il libro The China study come straordinaria rivelazione della cura per il cancro. Si mostra un elenco di malattie che verrebbero curate attraverso un cambio di alimentazione. E queste malattie includono il cancro. Il messaggio che passa è: “a questo punto, perché devo fare la chemio, che comporta dolore, quando posso guarire semplicemente mangiando vegetale?”. Purtroppo per tutti, dal punto di vista scientifico tutto ciò non vale di più di un romanzo rosa. La pecca (grave per chi vuole fare giornalismo) è stata di non cercare e analizzare i giudizi critici. Eccone un esempio in cui le affermazioni critiche fanno riferimento alle relative fonti: ScienceBasedMedicine. Qui c’è il debunking completo di The China Study in italiano: The China Study: fatti o fandonie?, traduzione di The China Study: Fact or Fallacy?, 31 pagine, formato PDF. Ricordiamo che Steve Jobs è sempre stato vegano (anzi di più: fruttariano), ed è morto di cancro al pancreas, una delle forme più mortali di tumore. Qui non si tratta di una guerra di vegani contro carnivori contro onnivori, si tratta semplicemente di mettere in guardia dal fatto che la dieta vegana non guarisce dal cancro. NON è un invito a mangiare carne. Noi non stiamo manifestando contro la libertà di informazione, ma per il rispetto del codice deontologico. La verifica delle fonti è importantissima, soprattutto quando si parla di scienza e salute. C’è la vita delle persone in ballo. Ricordiamo inoltre che nel campo scientifico non tutte le opinioni hanno pari valore: ciò che conta sono le evidenze. Se le evidenze sperimentali mancano, si tratta di aria fritta, da qualunque parte provenga. Creare allarmismo, sfiducia nel sistema sanitario, nella scienza, nei ricercatori e nei medici, dando valore a presunti inventori di cure miracolose, significa mettere in pericolo la salute delle persone. Il fattore psicologico gioca un ruolo importantissimo: una persona può rifiutarsi di curarsi quando è ancora in tempo. Una persona può essere spacciata solo per avere ricevuto delle informazioni sbagliate. Qui non è questione di darwinismo. Non si tratta di selezione naturale meritata. Le persone si fidano di programmi che si sono fatti rispettare condannando le truffe, e Le Iene ce lo ricordiamo tutti così. Vorremmo che tornasse a essere quel che era: un programma al servizio del cittadino. Purtroppo non tutte le persone hanno gli strumenti per identificare la bufala, ci vuole un’infarinatura scientifica di base, un briciolo di scetticismo, l’attitudine ad analizzare ciò che si recepisce e anche l’essere in condizioni non critiche (avere una persona cara in gravi condizioni porta automaticamente ad abbassare le difese di fronte a promesse di guarigione). Guaritori e ciarlatani si vendono bene. Il loro lavoro non è curare le persone, ma arricchirsi di soldi e/o di popolarità. Vivono di conferenze, di chiacchiere, di libri. Ingannare è la loro professione. L’informazione è una cosa seria, soprattutto quando si parla di salute, e deve essere trattata con consapevolezza e responsabilità.