Aumentano le richieste di accesso alle informazioni personali.
Oltre a parlare delle nuove regole per quanto riguarda i contenuti non ammessi sul social network, Facebook ha anche pubblicato alcuni dati piuttosto interessanti. Contestualmente è stato infatti anche reso noto l’ultimo rapporto sulla trasparenza, relativo al 2014, dal quale emerge tutto l’interesse dei governi nei dati degli utenti. Come fanno anche altre aziende (Google, per esempio), Facebook pubblica infatti periodicamente una statistica che riporta il numero delle richieste ricevute dai vari governi nazionali per accedere ai dati personali di alcuni utenti. Ogni richiesta viene esaminata per valutarne la legalità; una delle condizioni per rivelare i dati di un utente è il coinvolgimento di questi in attività criminali. Se le condizioni sono soddisfatte, Facebook acconsente e fornisce le informazioni richieste. Dal rapporto emerge come nella seconda metà del 2014 siano arrivate al social network 35.051 richieste, provenienti un po’ da tutti quei Paesi in cui Facebook è presente; si può notare quindi un lieve aumento rispetto alle richieste presentate nei sei mesi precedenti, che erano 34.946. Il maggior numero di richieste proviene dagli USA: il governo americano s’è infatti rivolto al sito in blu 14.274 volte, ed è stato accontentato quasi nell’80% dei casi. Per quanto riguarda l’Italia, le richieste sono state 1.774 ed erano relative a 2.696 account (ovviamente, ogni richiesta può riferirsi a più di un utente); il nostro governo è stato accontentato nel 46% dei casi. Il rapporto ricorda anche come i governi possano chiedere anche interventi di altra natura, come il blocco di determinati contenuti in base alle leggi dei vari Paesi; anche queste richieste sono state aumentate, passando dalle 8.774 avanzate nella prima metà dello scorso anno alle 9.707 della seconda metà. Per quanto riguarda il nostro Paese, soltanto una è la richiesta di bloccare un contenuto; si tratta di un post bloccato in quanto classificato come «discorso di incitamento all’odio», come rilevato da un tribunale.