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Casini, per gli animali.

Zoofilia o disgusto?
I postriboli per animali si sono ormai pericolosamente diffusi in tutta Europa, soprattutto al nord, sfruttando leggi a tal punto moderne da contemplare nei misteri della natura aspra insospettate dicotomie fra sesso e pornografia.
Non che fra le tante cui siamo avvezzi a sentire, questa rappresenti poi una nefandezza preclusa alla nostra immaginazione, nonostante si preferisca non doverci indagare con il pensiero.
Che il linguaggio sia poche volte lo specchio della realtà, è un dato che appare ormai come un segreto di pulcinella.
Numerosi sono i termini caratterizzati da quella che un tempo si chiamava opacità referenziale, dove il senso è in grado di mascherare totalmente il significato di una parola, nonostante ci si riferisca alla stessa cosa. Per questo una prostituta non sarà mai una peripatetica o una meretrice, per quanto entrambe vadano in giro conciate nella stessa maniera. Si comprende che una stessa parola, connotando aspetti anche molto differenti, contribuisce a creare un sacco di problemi alla comunicazione umana. Proprio su tale penoso fatto gioca miseramente l’eufemismo – sempre più simile di questi tempi all’understatement – come quando si dice di qualcuno, per non privarlo delle grazie della normalità, che è “diversamente abile”.  Troppo spesso ci si dimentica che siamo quel che diciamo e che le parole contano assai più dei fatti.
Gli esseri umani non sono sempre i migliori amici degli animali, nemmeno di quelli appositamente concepiti per tale ragione.
Basti pensare all’attuale legge tedesca sulla zooerastia, che non è in grado di proteggere gli animali dai cosiddetti “predatori zoofili”, particolarmente abili nel trasformare il sesso con animali in una scelta di vita. Certo, la questione è tutt’altro che semplice. La Svezia ha finalmente bandito tale pratica solo recentemente, in passato convinta che bastasse non arrecare sofferenza agli animali per scongiurare ogni abuso; allo stesso modo pensa di fare ancora l’Italia, non si sa per quanto tempo, dato che nel nostro paese è contemplato solo il reato di maltrattamento animale.
Passando sotto silenzio l’orizzonte di perdizione umana al quale la noia, l’ignoranza, la stupidità e certa guitta e compiaciuta esistenza destinano le sfortunate creature umane, il fiero e truce crimine rappresenta solitamente un divertito, seppur accidentale, passatempo; a meno che la bestialità non si arroghi la pretesa di assurgere a stile di vita.
E la faccenda diventa allora tutt’altro che una quisquilia.
A dire il vero il Governo tedesco ha già approvato una legge che considera illegale il sesso con gli animali, ma i tribunali locali hanno dovuto spesso nicchiare di fronte alle argomentazioni degli zoofili, che vorrebbero sovvertire la legge. Secondo loro, la legge rappresenta un’eccessiva restrizione del diritto ad avere una relazione appagante con i propri partner; come se l’animale rappresentasse un’estensione del rapporto sessuale umano.
Fin qui, si dirà, follia e perversione.
Di fronte a questo incremento dei casi che riguardano gli abusi sessuali contro gli animali, Madeleine Martin, rappresentante dell’Associazione German Animal Protection, ha più volte richiamato l’attenzione sulla necessità di bandire categoricamente la zooerastia (bestiality). Nei fatti, lo scorso novembre, le autorità politiche hanno programmato di ripristinare una vecchia legge che proibiva il sesso con gli animali, dopo una recrudescenza del fenomeno alimentata da numerosi messaggi pubblicitari dichiaratamente zoofili comparsi sul web.
Dopo una dura polemica è prevalsa l’idea di istituire “zoo erotici”, allo scopo appunto di soddisfare l’insano prurito, abusando di animali quali lama e capre.
Eppure, il gruppo tedesco ZETA ha già dichiarato che darà battaglia alla legge che proibisce la zooerastia.
Michael Kiok, presidente del gruppo zoofilo, sostiene che: “un mero concetto morale non può avere alcun ruolo nella determinazione di una legge”.
Spiace dirlo, ma il discorso non fa una grinza. Basti pensare alle diverse concezioni morali che si contendono, per esempio, l’esistenza di un feto. Per le leggi della fisica di questo mondo terreno, l’agglomerato di cellule in questione ha sentimenti, così è se vi piace, quanti un’ameba. Storia vecchia, anche questa: il dibattito non si risolve con simili corbellerie.
Ci sono degli argomenti tutt’altro che speciosi, sui quali l’animalismo contemporaneo, al di là del legittimo ribrezzo per certe pratiche disumane, farebbe bene a riflettere.
Fra i numerosi commenti a sostegno della zooerastia, troviamo alcune idee per nulla banali, fondate proprio sul valore strumentale della vita, che non sempre, scusate il paradosso, appaiono evidenti in una prospettiva utilitaristica.
“Io sostegno semplicemente che le persone che uccidono e si nutrono di animali non hanno l’autorità morale per condannare chi li violenta.
Parlo come carnivoro e come individuo che considera il sesso con animali triviale e rozzo. La cosa di cui tu ed io proviamo disgusto, comunque, è priva di logica – le persone dovrebbero avere il diritto di provare disgusto finché vogliono, ma solo all’interno delle loro abitazioni.”
Un simile ragionamento è, senza tema di smentita, virtualmente inattaccabile.
Destinare gli animali a un gancio da macello o a un lupanare in una collina fiorente più o meno sperduta, alla ricerca dell’antica natura tribale, rende gli individui, che supinamente ne autorizzano l’esecuzione, ugualmente miserevoli; e il reato commesso parimenti abominevole.
“Anche se trovo l’idea perversa e disgustosa, gli animali non hanno diritti (altrimenti non li mangereste né assumereste la loro proprietà). Avere sesso con gli animali, anche se ributtante, non è molto diverso dal farlo con un tubo di scappamento o una bambola gonfiabile o qualsiasi altra cosa voi possediate. Gli animali sono cose possedute, e le cose possedute non hanno diritti. Se credete che gli animali abbiano diritti, allora non mangiateli e non considerateli come cose, magari rinchiudendoli in gabbie o confinandoli.
Non ci sono “mezzi diritti”: o tutto o niente. Se gli animali sono incapaci di esprimere o difendere i propri diritti, allora semplicemente non ne hanno alcuno.
Può un animale esprimere consenso? No, non può, ed è semplicemente assurdo pensare che possa farlo. Solo perché un cane ti consente di toccare le sue parti intime, o uno stallone si drizza in piedi mostrando gli attributi (cosa che fanno tutti), non si tratta certo di un invito a fare sesso con loro! Non me ne frega nulla di quali potrebbero essere le loro argomentazioni, la zooerastia non è consensuale per definizione, perché gli animali sono privi della capacità di acconsentire. Allo stesso modo, non ci sono statistiche che riportano quanta gente pratichi la zoofilia, dal momento che gli animali non possono denunciare i crimini subiti.
Se possiamo mangiarli, faremo di essi sul serio quel che vogliamo? Che cosa dovrebbe rendere una pratica più disgustosa dell’altra, un diritto che noi concediamo loro, in una forma piuttosto che in un’altra, o solo la stupida idea che umanizzandoli, in fondo, li rendiamo anche parte dei nostri naturali desideri? Se ci accompagnano, perchè non farli morire in guerra con noi, se ci amano davvero perchè non sacrificarli per rendere la nostra vita migliore? Source: orsidellaluna

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Written by Fox Mulder

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