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Internet senza età

Un tempo, l’informatica era una disciplina per pochi eletti. Camici bianchi e ambienti asettici erano parte dell’immaginario collettivo quando i computer iniziarono ad entrare nelle università e nelle aziende. Poi arrivò l’era del personal computer, regno di giovani desiderosi di scoprire un mondo nuovo, fatto di monitor a fosfori verdi, montagne di floppy disk, migliaia di righe di codice e notti insonni.
Infine, il Web, il primo manufatto capace di assumere comportamenti non progettati, la vera Rivoluzione dell’era dell’informazione, capace di stravolgere modelli consolidati, siano essi sociali, economici o politici.
Tre fasi storiche molto diverse fra loro che hanno interessato fasce d’età ben precise. Nella prima fase, il regno dei camici bianchi, l’età media degli operatori era quella consentita dalla necessità di aver compiuto un ciclo di studi adeguato e di essere assunti nelle poche realtà che disponevano dei primi elaboratori.
Il boom del personal computer abbassò notevolmente l’età media degli utenti e anche il livello culturale. Fu la fase degli autodidatti, ragazzi in jeans e occhiali che riuscirono a inventarsi applicazioni, prodotti e aziende mai concepiti prima (Microsoft ed Apple insegnano).
E poi, appunto, il Web. Anche qui, all’inizio, regno incontrastato di geek e nerd di giovane età, negli anni ha saputo conquistare una trasversalità davvero notevole che vede sempre più assottigliarsi il numero di non navigatori.
E’ particolarmente interessante notare che si stanno decisamente affermando i silver surfer, utenti dai capelli d’argento che non fanno rumore, non si divertono a diffondere virus (almeno volontariamente) e, di solito, apprezzano i siti con testi di dimensioni generose
Un recente rapporto Nielsen li indica in Gran Bretagna come la vera novità: gli over-55 in un anno sono passati dal 16 al 19 per cento (+ 22%) rispetto al 2006, a scapito invece degli under 25 in calo dal 29 al 25 per cento (-16%).
Non si tratta di numeri eccezionali ma certamente sono il segnale di un cambiamento importante, dove la popolazione di Internet è sempre più trasversale, anche in termini d’età.
Negli Stati Uniti il Web non è più un mondo solo per giovani da molto tempo. Gli over 65 che usano abitualmente la rete sono il 22% e numeri simili sono ormai presenti anche in nord Europa, Gran Bretagna in testa.
L’ultimo rapporto Censis/Repubblica informa che un quinto degli over 60 in Italia usa quotidianamente internet per più di un’ora dimostrando, secondo il direttore Giuseppe Roma, “come il reticolo delle relazioni virtuali e l’informazione online abbia rotto le resistenze dei più refrattari verso le tecnologie digitali“.
Questa refrattarietà è sicuramente di tipo psicologico e viene sempre più spesso superata con la consapevolezza che la pervasività delle procedure on-line rischia di rendere sempre più complessa la vita di chi rimane escluso dal mondo digitale. In questo senso, anche la burocrazia sta facendo la sua parte, una volta tanto in senso positivo, mettendo a disposizione dei cittadini servizi che, senza Internet, sono praticamente inaccessibili.
Dal punto di vista relazionale, decisamente importante soprattutto per chi è uscito dal mondo del lavoro e magari ha qualche difficoltà in più a muoversi per uscire di casa, Internet sta aprendo nuovi orizzonti ai silver surfer che possono godere di strumenti come Skype, per parlare con figli e nipoti che vivono lontano, o come i social network che consentono di trovare persone con interessi simili.
Secondo il Rapporto Silver Surfers di EIAA (European Interactive Advertising Association), nel 2007, il 68% di tutti gli utenti Internet europei di età superiore ai 55 anni dispone di una connessione in banda larga nel punto di collegamento principale. La ricerca dimostra inoltre che l’adozione della banda larga tra gli utenti con i capelli bianchi cresce ad un ritmo più veloce di quello registrato tra gli utenti medi europei  (crescita del  26% anno su anno, rispetto al 14%). Questo aumento nella penetrazione della banda larga è un elemento decisivo per consentire un salto di qualità nella fruizione del Web e sta portando grandi cambiamenti nel modo in cui i navigatori più anziani comunicano e vivono il tempo libero.
Al di là delle statistiche, è la semplice osservazione demografica che fa capire come si stia entrando in una fase diversa di Internet, più matura, in tutti i sensi. Anche i primi babyboomers sono ormai over 60 ed è naturale credere che questo porterà conseguenze rilevanti nella rete in termini di contenuti e design. Usabilità e accessibilità dovranno essere tenute sempre più in considerazione e anche i servizi dedicati alle fasce di età più avanzate si evolveranno con l’aumento del numero di utenti.
Se non ci sono dubbi sulla capacità di adattamento della Rete alle esigenze di ogni utente, il vero punto critico da affrontare nel più breve tempo possibile è rappresentato da quella percentuale di popolazione che è ancora esclusa dalle opportunità del Web per i motivi più diversi. La ghettizzazione di questa fascia di popolazione è un rischio reale che va affrontato con iniziative importanti al più presto. Source: ict-pro

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Written by Luca

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