Nella caserma che «cura» i malati di Internet
È il primo laboratorio cinese «per diventare persone utili». «Quanto stavo davanti al computer? Un’ ora al giorno»
A sud di Pechino sono ricoverati un centinaio di ragazzi tra i tredici e i vent’ anni. La diagnosi: dipendenza dalla Rete. La terapia: antidepressivi, prove militari, zen
Pechino – «Mi chiamo Huang…». È un ragazzino timido. Indossa la mimetica militare, così larga che lo inghiotte. Capelli neri, occhi scuri puntati sul pavimento. Raccolto e un po’ impaurito, se ne sta su una seggiola di plastica in un angolo della minuscola camera che è in fondo al corridoio. Huang non è un soldato. Ma un «malato» che aspetta di essere curato per disintossicarsi. La sua «droga» è Internet. I medici cinesi dicono che sia un Internet-dipendente. Huang osserva due casse piene di mitra-giocattolo con il laser. Anziché sparare ti illuminano con un puntino rosso e nella simulazione della battaglia ciò significa che sei morto o ferito. «Servono per le esercitazioni». Anche le armi, mezze finte e mezze vere, diventano un farmaco nel rifugio per «i giovani che si sono tuffati nel virtuale e rischiano di non riemergerne più», come sostiene la psicologa che si occupa di Huang. Una finestra si affaccia sul cortile. La palazzina ha un piano; è nascosta all’ interno di una cittadella dell’ esercito, la zona Weixu agli estremi confini sud di Pechino. Un labirinto di strade. Due camion dell’ Armata popolare sembrano fare da sentinella al piazzale delle adunate generali, una immensa coperta di cemento con la bandiera piantata al centro. Da qui partono i vialetti che si incrociano e si perdono. Fuori dagli alloggi, i soldati veri – quelli rimasti, in quanto per buona parte la struttura non è più adoperata dall’ artiglieria – hanno appeso calze, mutande, tute. La caserma è circondata e protetta da un muro che è alto almeno tre metri. Alle pareti della stanza sono appesi una decina di disegni a matita. Ritratti, nature morte, fiori, mostri. Illustrano i sogni degli adolescenti che, come Huang, sono stati ricoverati in questo ospedale-comunità-caserma. Un centro di rieducazione, di riabilitazione o di addestramento militare? Che cosa è? I maschi e le poche femmine, di età fra i 13 e i 20 anni, sono ragazzi in osservazione perché condividono un «comportamento speciale», una specie di virus che per gli specialisti cinesi «è stato generato dallo smarrimento e dalla paura determinati dalla modernizzazione e dalla freddezza delle relazioni che ha imposto». Sono «i prigionieri della Rete». La dipendenza da Internet è qualcosa di molto controverso. Gli americani e gli europei la studiano e la dibattono da anni. La maggioranza degli esperti mondiali esclude o non è convinta che si possa parlare di una patologia vera e propria. L’ uso compulsivo del computer, il ricorso ossessivo alle chat on-line e ai giochi elettronici segnalano a volte un disagio, una difficoltà a crescere. Il consumo esasperato di tecnologia è il sintomo di questi disagi. Ma – domanda – è corretto trattare la febbre da video e da tastiera alla pari delle dipendenze da droga o alcol? E per di più in una struttura militare, dove vigono i comandamenti della disciplina rigorosa, dell’ autorità, le regole dell’ esercizio fisico, della simulazione di combattimenti con i mitra che sparano raggi laser? Le terapie proposte in Occidente escludono la «reclusione» in comunità e sollecitano consultazioni ambulatoriali. In Cina si svolge invece un esperimento che i suoi ideatori affermano di avere derivato dagli Stati Uniti ma al quale hanno dato una loro lettura e una applicazione particolare. Il centro, dove Huang è assistito assieme a un centinaio di suoi coetanei, è il «laboratorio» della medicina cinese per la riabilitazione dagli eccessi di Internet. Il primo in Cina ma non più l’ unico perché altri stanno aprendo in diverse province. È stato inaugurato nel 2004 come dipartimento dell’ ospedale militare. Dodici stanze, ognuna con una funzione: di musica, di giochi, di «sfogo emozionale», di sonno, di «teleimmagini», di «reazioni biologiche» – una macchina importata dal Canada che testa le abilità cognitive dei pazienti – di pittura, di azioni. Sessanta operatori, 26 con la laurea, 8 con il master, che collaborano con i tutor militari. Il motto, scritto all’ ingresso è: «Diventare una persona utile. Avere cuore e testa in sintonia». C’ è pure una lunga spiegazione che accoglie i ragazzi per i quali è prevista una retta mensile di 9.300 yuan, quasi 930 euro. Leggiamo: «La base della crescita psicologica dei giovani è costituita dalla Lega per la Gioventù e dall’ Ospedale Militare di Pechino… (il dipartimento, ndr) serve per curare i disturbi psicologici dei giovani, soprattutto di coloro che soffrono della dipendenza da Internet». Internet in Cina è una materia sensibile. Uno sviluppo senza eguali, 137 milioni di utenti nel 2006. Il fenomeno, si sa, preoccupa le autorità che lo censurano: è un veicolo di libertà. Il dubbio è spontaneo: che le caserme-comunità-ospedali per gli Internet-dipendenti coprano una forma di controllo politico sui giovani che deviano attraverso Internet? Tutti lo escludono: questo è un centro di cura psicologica per chi soffre. Punto. «E gli standard di valutazione sono quelli internazionali». Magari, con qualche adattamento cinese. «Dai parla…». dice una dottoressa, con tono gentile, a Huang. «Ho 13 anni. Quanto resterò? Non lo so, fino a quando mi avranno guarito». Ma di che cosa sei ammalato? «Sono ammalato di Internet. I miei genitori dicevano che stavo troppo davanti al computer allora mi hanno fatto visitare. I dottori, alla fine, hanno consigliato: portatelo alla caserma dove curano chi ha sintomi gravi come il suo. E sono arrivato». Quanto stavi davanti al computer? «Un’ ora al giorno durante la settimana. Di più il sabato e la domenica». Basta davvero così poco per diagnosticare la Internet-dipendenza e rinchiudere un adolescente in una caserma militare? Mentre nel cortile si ritrovano i ragazzi con la mimetica – eccoli i «prigionieri della Rete» – si presenta Tao Ran, medico militare, psichiatra, responsabile del progetto. Ha studiato le teorie americane e sostiene di averle modellate alla realtà della Cina. «La dipendenza può essere materiale o spirituale. La dipendenza dalla droga è dipendenza materiale. La dipendenza da Internet o dallo shopping o dai giochi d’ azzardo è spirituale». È possibile diagnosticare la dipendenza da Internet con certezza? Il dottor Tao Ran risponde che basta un’ ora, un colloquio attento con il giovane paziente per capire la sintomatologia e giudicare. Abbiamo, sottolinea, sei criteri fondamentali ai quali ci riferiamo. Li elenca: 1) Internet è dominante nella vita dell’ adolescente; 2)Internet accresce l’ aggressività attraverso i giochi violenti; 3) la sofferenza che deriva dall’ astensione; 4) l’ indebolimento delle funzioni biologiche («calo della vista, tremolio delle mani, mal di schiena, inversione della notte e del giorno magari per sintonizzarsi con gli orari degli Stati Uniti»); 5) la perdita delle funzioni sociali e delle relazioni familiari; 6) Internet, alla fine, è avvertito come la soluzione di ogni problema, è l’ unico sfogo. Quanto dura la cura? «Due, tre, quattro mesi». Colloqui, terapie farmacologiche con antidepressivi, test emotivi, esercitazioni militari. Poi lo zen e Confucio. E naturalmente il partito che ha occhio e cuore per tutti. Huang ascolta in piedi. «Quanto dovrò fermarmi? Non vent’ anni, vero?». La dottoressa e Tao Ran sorridono. «Lui adesso è un po’ ribelle. Ha una certa dipendenza da Internet. E si è staccato dai genitori. Noi vogliamo che torni a nutrire un sentimento di affetto nei loro confronti». In che modo? Staccandogli la spina dalla Rete? Mah. Scatta l’ adunata generale nel cortile. L’ inno nazionale. Il passo militare. Per Huang comincia la cura. Chissà: è la terapia giusta per i 137 milioni di internauti cinesi?
Le esercitazioni Nella clinica le simulazioni di battaglia sono uno degli strumenti più usati per «curare» i pazienti. Sopra, un mitra a raggi laser e un istruttore
137 MILIONI Gli utenti di Internet in Cina nel 2006, nonostante la censura governativa
1) Internet è dominante nella vita dell’ adolescente;
Decisamente sì.
2)Internet accresce l’ aggressività attraverso i giochi violenti;
Be’, diciamo che divento aggressivo se qualcuno vuole impedirmi di usarlo quando mi serve.
3) la sofferenza che deriva dall’astensione;
Non è proprio sofferenza, è più “non c’ho nient’altro di meglio da fare”
4) l’ indebolimento delle funzioni biologiche («calo della vista, tremolio delle mani, mal di schiena, inversione della notte e del giorno magari per sintonizzarsi con gli orari degli Stati Uniti»);
Il calo della vista e il mal di schiena ci possono stare. Il resto no, perché per me il sonno è sacro!
5) la perdita delle funzioni sociali e delle relazioni familiari;
No, questo no dai.
6) Internet, alla fine, è avvertito come la soluzione di ogni problema.
Be’, ma è vero.