L’elio-3 estratto fornirà energia pulita all’umanità per 10.000 anni.
Trasformare la Luna in un’enorme miniera, dalla quale estrarre elio-3 che possa fornirci energia pulita e praticamente illimitata: è questo lo scenario suggerito da alcuni scienziati e che interessa particolarmente la Cina. L’elemento principale di questo scenario è l’elio-3: si tratta di un isotopo non radioattivo dell’elio, formato da due protoni e un neutrone, e che si pensa di utilizzare per le centrali nucleari a fusione. Se si riuscisse a realizzare la fusione di due atomi di elio-3 si avrebbe un mezzo per produrre un’enorme quantità di energia; si stima che con una tonnellata di elio-3 si possano produrre 10.000 MWatt all’anno. Con 25 tonnellate, si alimenterebbero tutti gli Stati Uniti (ai ritmi di consumo attuali). Il problema è che l’elio-3, sulla Terra, è molto raro: l’atmosfera impedisce che quello solare si depositi sul nostro pianeta. Sulla Luna, però, non c’è atmosfera: lì l’elio-3 può tranquillamente venire catturato dal suolo, e le varie missioni lunari ne hanno dimostrato la presenza nelle rocce analizzate. Secondo Fabrizio Bozzato, dottorando presso la Tamkang University, a Taiwan, si può estrarre l’elio-3 dalla polvere lunare riscaldando quest’ultima a 600 gradi centigradi in loco, e quindi riportare il gas sulla Terra. Sempre secondo Bozzato il potenziale valore economico dell’elio-3 è di 3 miliardi di dollari la tonnellata, mentre secondo alcuni esperti americani i costi per sviluppare la tecnologia per la fusione, i razzi e le attività minerarie sulla Luna si aggirerebbero intorno ai 20 miliardi di dollari in vent’anni. Questi piani, come accennavamo, hanno riscosso l’immediato interesse della Cina, che però non ha indicato alcuna azione concreta che intenda intraprendere. Il professor Ouyang Ziyuan, che guida il Programma Cinese di Esplorazione Lunare, ha però già dichiarato che sulla Luna ci sarebbe tanto elio-3 da «soddisfare la domanda di energia dell’umanità per almeno 10.000 anni». Intanto già si ipotizza la possibilità di estrarre l’elio-3 dai giganti gassosi: Giove ne sarebbe enormemente ricco; resta naturalmente il problema della distanza, ma in fondo la Nostromo riportava materie prime da molto più lontano.