Partiamo dall’inizio, come e quando hai iniziato?
La mia ricerca ha radici lontane, un tesoro nascosto nella mia memoria. Da bambina amavo il mare, le sue luci e i suoi regali. Passavamo le estati ad Alghero e io vagavo in quelle spiagge bianche alla ricerca dei miei tesori. Non mi piacevano i giocattoli e non amavo le bambole. Mi incantavano invece i ciotoli brillanti, le conchiglie, i cocci, i piccoli legni sbiancati, ma sopratutto i vetri con le superfici satinate e cangianti, che mi sussurravano storie. Li raccoglievo con amore e durante l’inverno inventavo mille cose, montando e rimontando in un gioco infinito di infiniti effimeri mosaici… Da quel mare e da quei tesori è nata la mia creativitá e la passione per il vetro.
Quando fu il momento di decidere il mio orientamento di studi, scelsi con estrema decisione di frequentare l’Istituto d’Arte a Sassari dove mi sono diplomata in ceramica nel 1969, ma era il vetro la mia vera passione. Purtroppo allora, in Sardegna, ma anche in Italia, l’arte del vetro non era diffusa, nè tanto meno insegnata nelle scuole d’arte, come ora, d’altronde. Non era possibile trovare laboratori o corsi di formazione, e così, appena iniziai a lavorare come insegnante di materie artistiche, molto presto peraltro, avevo poco più di vent’anni, incominciai ad investire parte del mio stipendio in ricerca, materiali, libri, viaggi di studio. Passione “fai da te”. Solo molti anni dopo, nel lontano 1987, quando incontrai Silvio Sotgiu, mio marito, prese vita lo Studio Vetrarte, che progetta e produce vetri e vetrate d’arte. Da allora l’avventura continua…
Chi ha deciso il genere?
Il mio lavoro non ha un “genere”definito e definibile. Spazia. È un mondo multi sfaccettato dove il comune denominatore è sempre il vetro, ma le tecniche per trasformarlo in opere d’arte o artigianali sono tante e molto diverse tra loro. All’interno dello Studio Vetrarte io e Silvio abbiamo ruoli diversi. Io mi occupo in generale dell’aspetto progettuale delle opere, e in particolare della magica vetrofusione (ovvero la realizzazione di vetrate, piatti, vasi, pannelli, lampade, lampadari, sculture etc. modellati e decorati attraverso il calore controllato di un apposito forno). Inoltre creo fantastiche perle di vetro con le quali realizzo gioielli, e infine, mi occupo della sperimentazione per la creazione di nuove collezioni e di nuove “emozioni”. Silvio invece si occupa dell’invetriatura classica per realizzare vetrate piombate, anche di grandi dimensioni, pannelli e lampade con la tecnica Tiffany.
Qual’è il tuo background?
Mi sono formata in un ambiente artistico e culturale ricco di fermenti e stimoli negli anni 60. Mio padre era docente di Storia dell’arte, critico d’arte, giornalista, poeta, scrittore, mia madre insegnava matematica e mio zio materno era un pittore emergente delle avanguardie artistiche sassaresi, spesso mi portava con sè, nella natura, per dipingere insieme. Io, lui, i nostri cavalletti e i mille suoni della campagna intorno! Sono cresciuta in una casa dove si parlava e si respirava arte e cultura, sempre piena di studenti, artisti, intellettuali, gente interessante. Forse ho iniziato a disegnare prima ancora di parlare.
Con il tuo genere a osa ti avvicini maggiormente?
Diciamo che come “genere” il mio lavoro non ha riferimenti. Spesso si associa alle produzioni di Murano, perchè quando si dice vetro il collegamento è automatico, ma è una associazione sbagliata. Murano ormai è diventata una fonte produttiva semi-industriale che vive dalla rendita di uno splendido passato. Ma le avanguardie sono altrove.
Ti ispiri a qualche artista famoso?
Ammiro molto Narcisus Quagliata, artista italo americano che ha tecnica e cuore. Ma non posso dire di ispirarmi a lui. Piuttosto è la natura che ho intorno che mi ispira. Le luci della mia terra, la Sardegna, sono magiche. Il maestrale strapazza il nostro cielo, che spesso è di un azzurro abbagliante, e arruffa il mare. Piega i lecci e i ginepri come fossero danzatori sospesi tra le rocce brillanti. Sposta e riporta nuvole che non stanno mai ferme. È una natura dominante, forte e selvaggia. Questo mi ispira… Dalla mia casa-studio-laboratorio, nella campagna tra Sassari e Sennori, ho una vista bellissima che domina dall’alto il golfo dell’Asinara. E tanto cielo sulla testa. Vedo cielo e mare insieme, e tra loro una striscia di terra seminata di luci. Ogni giorno uno spettacolo diverso che mi emoziona sempre. Nei miei lavori cerco di fermare queste suggestioni forti e intense che appartengono alla mia terra meravigliosa con la quale mi sento in profondo intimo contatto.
Oltre a questo fai altro?
Sono stata molto fortunata, posso dire che ho potuto realizzare due sogni in una sola vita. Ho insegnato per circa quarant’anni in un continuo scambio vitale con i miei studenti di ogni etá. Dai piccoli della scuola media ai grandi dell’Accademia. Mai avuto problemi. Quando ho iniziato ad insegnare materie artistiche ero giovanissima e piena di entusiasmo, che risultava contagioso… I miei studenti mi adoravano e io li amavo. Sono cresciuta insegnando e imparando insieme a loro. Inoltre faccio ottime marmellate con la frutta del mio giardino.
Puoi spiegare cosa significa per te essere quello che sei?
Niente è stato facile per me. Essere quello che sono è una vittoria. È il risultato di fatica, lavoro, studio, impegno. rischio. Fede. Una dimostrazione della mia tenacia e della mia passione. Una affermazione che la volontá può permetterti di realizzare un progetto di vita, nonostante la vita ti metta spesso i bastoni tra le ruote. Il mio percorso è disseminato di ostacoli: malattie, incidenti, separazioni, lacerazioni e traumi, non ultimo il mobbing che ho subito da parte di un collega e del direttore, all’Accademia di BBAA di Sassari, dove ho insegnato per diciassette anni. Questa cosa, durata molti anni, ha sconfinato in una depressione mortale che mi ha costretta a lasciare il mio amato lavoro e i miei studenti, andando via dall’Accademia, in pensione anticipata nel 2007. Uno strappo che ancora sanguina. Mi sono ammalata perchè amavo il mio lavoro e lo facevo bene. Questa era una colpa, questo a qualcuno non piaceva. Qualcuno non gradiva. Ho denunciato, la causa è durata dodici anni. L’ho vinta. In primo e secondo grado. Un anno fa.
Che rapporto c’è tra te e i vetri?
Tra noi c’è lo stesso rapporto che ha un bimbo col suo giocattolo. Un rapporto simbiotico e di dipendenza. A volte difficile, conflittuale… Odio, amore, dolore, sfida, gioia, rabbia. È lo specchio delle mie emozioni, ma anche della mia professionalitá, della mia curiositá sconfinata, della ricerca che non finisce mai!
Come definiresti le tue opere?
Le mie opere sono le mie creature. Vengono dalle mie mani, ma anche dalla fucina del mio ventre, dal cuore, dalla mente. Sono una emanazione di ciò che sento. Di ciò che sono. A volte è come se mi chiedessero loro di comporsi, attraverso le mie mani, per uscire dal limbo delle lastre di vetro accatastate negli scaffali. Occhieggiano e sussurrano… E io le ascolto!
Qual’è l’Arte contemporanea che si apprezza ora?
È un discorso molto vasto. Non mi piace categorizzare l’arte in etichette cronologiche. Apprezzo ciò che mi emoziona, che mi lascia un segno.
Quale situazione potrebbe migliorare la situazione attuale dell’Arte?
Purtroppo, nonostante la nostra ricchissima storia e i nostri numerosi talenti, la politica italiana da molti anni, non favorisce di certo il rifiorire della cultura e dell’arte. I tagli orizzontali dei finanziamenti e, molto spesso l’uso inappropriato delle risorse economiche, con sperperi e dirottamenti vari a fini molto spesso discutibili, hanno indebolito in modo radicale e forse irreversibile le nostre potenzialitá creative, che invece potrebbero anche diventare risorse economiche, fonte di reddito anche per la collettività. I nostri governanti sono ciechi e sordi. Non hanno prospettive culturali, forse perché essi stessi non hanno cultura.
Quali sono i tuoi artisti preferiti?
Amo gli artisti che mi emozionano. Kandinsky, Frida Kalo, Kristò, Klimt, Basquait, Keith Haring, la Abramovic… Sono tanti e molto diversi tra loro.
Di cosa trattano le tue opere?
Sono una Artista Artigiana, le mie opere sono di diversa natura e con diversi contenuti, alcune di tipo artigianale riproducibili, altri sono pezzi assolutamente unici, ma tutte le mie opere trattano comunque gioia, vitalitá, colore è una buona dose di magica alchimia.
A cosa ti sei ispirata per realizzare le tue opere?
Voglio raccontare a cosa mi ispiro con una mia poesia:
Il Vetro è luce.
Luce che si trasforma.
Che diventa materia liquida, che si fà solida.
È corpo che contiene è che viene contenuto
quando scivola liquido e caldo, dentro una forma.
Il vetro canta, sussurra e ci racconta
storie di millenarie civiltà, culture e popoli.
Mentre il cielo da fuori lo attraversa.
Corpo che cattura la luce e che ci incanta.
Nobile, umile, fragile, prezioso.
Sacro e profano.
Antico, moderno e, ora più che mai, contemporaneo.
Testimone del tempo senza tempo.
Il vetro è la poesia che mi racconta.
Qual’è la tua opera preferita?
Non ho una opera preferita, sarebbe come chiedermi a quale figlio voglio più bene. Ogni opera è una storia a se, un rapporto a sè. Però sono molto legata ad una mostra personale che ho presentato al Palazzo Ducale di Sassari e replicato nei locali del Comune di Sennori nel lontano 1987, dal titolo “Abito e Pensiero”. Si trattava di opere suggestive e innovative, anche tecnicamente, ma un po’ difficili da raccontare. Assemblavo Rami contorti di Ginepro trovati sulle spiagge, pietre e preziosi coloratissimi vetri soffiati con la tecnica di saldatura Tiffany a creare forme irreali, che evocavano personaggi inquietanti di sapore fiabesco.
Ti piace la situazione artistica della tua nazione?
Siamo ricchi di risorse e di talenti in ogni campo dell’Arte. Ma questo patrimonio molto spesso resta sommerso. Oggi molto più di ieri il clientelismo e parentopoli dettano legge, la qualità che emerge è spesso il frutto di questo sistema ed è quindi scadente. Sono davvero rari i meritevoli che riescono a farcela.
Ti pace la situazione artistica internazionale?
L’Arte mi piace sempre, quando è arte.
Dipingere, colorare, creare… Da quando sei attiva?
Attiva da sempre! Fare cose con le mani mi ha sempre dato un senso di benessere fisico e mentale. Fare era dinamico, vedevo il risultato! Mi annoiavano i giocattoli “preconfezionati”. Preferivo tagliare, incollare, modellare, assemblare usando materiali reperibili nell’ambito domestico di qui mia nonna Francesca mi forniva abbondantemente: cartone, bottoni, fili, spago, gusci d’uovo, ritagli di tessuti, conchiglie, coralli e vetri di mare…
Sei soddisfatta della risposta del pubblico alle tue mostre?
Si, sono molto soddisfatta. È davvero gratificante per me vedere l’espressione di piacere e meraviglia che si allarga sul volto di chi guarda le mie cose. Le pupille dilatate come bambini davanti alla vetrina di Natale. Questo è un balsamo per il mio lato narcisista.
Sei emozionata quando presenti le tue opere a tanta gente?
Sempre!
Il tuo percorso artistico è interessante, hai qualche aneddoto particolarmente significativo?
Non mi sono mai tagliata col vetro…
Progetti futuri, progetti ambiziosi?
Sto lavorando ad un progetto artistico sociale molto interessante. Un percorso di formazione in collaborazione col comune di Sennori, riservato a giovani e adulti disoccupati, sulle varie lavorazioni del vetro artistico, partendo dal mosaico e proseguendo via via nelle altre tecniche a formare una figura professionale autonoma. Il percorso è orientato alla riabilitazione sociale di molti “sbandati” dando loro un interessante strumento di lavoro che possa essere utilizzato anche all’estero. Ma il vero obiettivo è quello di stare bene insieme per fare cose. L’aspetto ludico unito al piacere della scoperta di se, delle proprie potenzialitá nascoste, dell’altra faccia della luna, la creativitá, che abita in ogniuno di noi, spesso a nostra insaputa!
Vuoi ringraziare qualcuno?
voglio ringraziare mio marito Silvio, per avermi supportata e sopportata in tutti questi anni, che sono tanti!
Complimenti per questa bella e interessante intervista Francesca, sopratutto, per aver vinto la tua battaglia personale, ti fa onore. Trovo che le tue opere e creazioni siano subblimi e vorrei un’acchiappanuvole autogafato da te nel centro del mio salotto:)
Che bello, abbiamo trovato una grande poetessa che si esprime divinamente oltre col vetro con la scrittura. Ti piacerebbe scrivere anche altre poesie? Di di si.
Ringrazio Luca e Claudia dei bellissimi commenti che hanno espresso sul mio lavoro e sulla mia persona.
Spero di continuare la collaborazione con Dracia anche in futuro!
Per ora grazie ragazzi!