Una corteccia cerebrale più spessa che funge da «scudo» contro la depressione: secondo una ricerca condotta da un team di scienziati della Columbia University, sarebbe questo il segreto di coloro che sembrano essere immuni ai disturbi dell’umore e alle forme depressive. Ma c’è di più: ad essere dotati di questo cervello più «robusto» sarebbero principalmente gli individui che manifestano una forte fede religiosa o una spiccata personalità volta alla spiritualità.
IL CERVELLO INFLUENZATO DAL NOSTRO UMORE – «Il cervello è un organo straordinario – spiega la dottoressa Myrna Weissman, professoressa di psichiatria ed epidemiologia alla Columbia University – Che influenza ed è a sua volta influenzato dal nostro umore. Quello in cui crediamo e i nostri modi di sentirci si riflettono sul nostro cervello e con le nuove tecniche di imaging siamo in grado di vederli».
LO STUDIO – Alla base di questa ricerca due precedenti studi: il primo che aveva evidenziato come le persone che dichiarano di essere credenti sarebbero meno soggetti a patologie di tipo depressivo, e il secondo che ha sottolineato come le persone a più alto rischio di depressione presentino una corteccia cerebrale più sottile se paragonata ai soggetti meno inclini a essere depressi. In tutto sono stati intervistati 103 soggetti adulti, in età compresa tra i 18 e i 54 anni, chiedendo loro quanto fosse importante la religione o altre forme di vita spirituale e quanto spesso avessero partecipato ai riti e alle funzioni del proprio credo negli ultimi cinque anni. Successivamente il cervello degli intervistati è stato osservato tramite un sistema di imaging, che ha permesso agli esperti di verificare lo «spessore» della corteccia cerebrale degli individui.
UNA CORAZZA CONTRO LA DEPRESSIONE – Questo nuovo studio – pubblicato sulla rivista JAMA Psychiatry e ripreso oggi dal Daily Mail – suggerirebbe quindi l’esistenza di un legame tra lo spessore del cervello e la spiritualità anche se, secondo la Weissman, non è possibile dire affermare che un maggiore spessore della corteccia cerebrale renda le persone più inclini ad abbracciare un credo religioso o una forma di spiritualità. Al contrario, l’accostarsi a una fede religiosa sembrerebbe provocare cambiamenti strutturali al cervello dell’individuo, rendendolo più spesso e quindi «corazzato» contro la depressione. «Questo studio sembra dirci che ci sono aree del cervello a cui prestare più attenzione» – ha concluso Dan Blazer, psichiatra al Duke University Medical Centre, che non ha partecipato allo studio. Pur apprezzando la tesi della collega, Blazer ha sottolineato che ci possono essere molti altri fattori in grado di influenzare la spiritualità dell’individuo e, di conseguenza, una tendenza alla depressione: non ultimi i fattori socio-economici, in grado di influenzare profondamente l’esistenza di una persona. Source: giornalettismo
A grandi linee, già nel secolo scorso, Freud diceva qualcosa di simile: “Gli dei esorcizzano il terrore delle forze naturali, riconciliano l’uomo con la crudeltà del Fato, in particolare nella forma della morte, e offrono una consolazione per le sofferenze e le privazioni che una vita civilizzata ha imposto”.
Va però sottolineato che lui stesso definiva la religione come “un’illusione”, “una nevrosi”, e va ricordato che diverse figure di religiosi non hanno sempre dimostrato grande stabilità psichica: lo stesso Agostino Gemelli (religioso, psicologo e fondatore della Cattolica di Milano) definì Padre Pio un individuo con “tutte le caratteristiche dell’isterico e dello psicopatico”.