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Se c’è un Dio che vede tutto, la gente si comporta più onestamente?

Lo sostiene uno studio di Nature.
Sotto alcuni aspetti, gli esseri umani sono un’anomalia nel regno animale. Per esempio, il livello di altruismo dell’umanità è qualcosa di unico. Ci sono – è vero – specie animali i cui esemplari mostrano comportamenti altruistici verso altri esemplari legati da vincoli di parentela o parte dello stesso branco, ma il livello di cooperazione umana, al punto da costruire grandi società basate sulla cooperazione e la capacità di agire in maniera disinteressata anche verso gli sconosciuti non si riscontra in natura. Partendo da queste premesse, un gruppo di ricercatori ha avviato un’indagine per capire da dove possa derivare questo comportamento, e i risultati dello studio sono stati poi pubblicati su Nature. L’ipotesi da cui sono partiti i ricercatori è che la religione abbia un ruolo in tutto ciò: un dio onnisciente, in grado di punire chi fa il male e ricompensare chi fa il bene, sarebbe secondo gli scienziati un notevole incentivo a comportarsi in maniera altruistica. Non solo: più la divinità è potente, più i suoi fedeli sarebbero spinti a comportarsi “bene”, dato che non ci sarebbe modo di sfuggire al suo occhio. Per mettere alla prova l’ipotesi, i ricercatori hanno compiuto un esperimento nel quale hanno coinvolto centinaia di persone con credenze diverse: dai seguaci delle maggiori religioni fino ai fedeli di tradizioni locali e poco diffuse. La prova escogitata consisteva in una sorta di gioco. A ogni partecipante sono stati dati due contenitori e 30 monete da disporre nei contenitori. Poi sono stati formati due gruppi. Gli appartenenti al primo potevano mettere le monete nel contenitore che le destinava a sé stessi oppure a quelli di un membro distante della medesima religione. Gli appartenenti al secondo potevano scegliere tra un contenitore destinato a un correligionario locale oppure a uno destinato a un correligionario lontano. Per scegliere in quale contenitore mettere le monete, ogni partecipante doveva prendere una moneta e scegliere mentalmente dove posarla. Poi doveva lanciare un dado a sei facce, tre delle quali erano dipinte di un colore e tre di un altro. Un colore corrispondeva a un contenitore, e il secondo all’altro contenitore, e i ricercatori dicevano a ognuno che avrebbe dovuto eseguire le istruzioni del dado. Il punto era che il volontario poteva facilmente barare. Se fosse stato onesti, la statistica avrebbe permesso ai ricercatori di capirlo, perché si sarebbe comportati esattamente come sarebbe risultato da una serie di lanci casuali del dado. Invece, più il comportamento si fosse allontanato da quel modello, e più il partecipante in questione avrebbe evidentemente barato. Alla fine, gli scienziati hanno concluso che i seguaci di religioni che dipingono divinità onnipotenti e onniscienti, in grado di punire i comportamenti egoistici, tendono a favorire meno sé stessi o i correligionari vicini rispetto ai correligionari lontani. Non solo: secondo i ricercatori il motivo della scelta non starebbe nella possibilità di ricevere una ricompensa per un buon comportamento, quanto nella paura di una punizione per un comportamento “cattivo”. I ricercatori stessi ammettono tuttavia che i risultati da loro raggiunti costituiscono soltanto una correlazione statistica, mentre non si possono sbilanciare sull’esistenza di un’eventuale correlazione causa-effetto. In altre parole, non possono affermare con certezza che sia il credere in una divinità pronta a punire i comportamenti immorali ad aver prodotto i comportamenti altruistici, poiché potrebbe esserci in gioco un terzo fattore non considerato nella ricerca.

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Written by Zeus

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