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Psicodinamica dell’oralità

In una cultura ad oralità primaria il pensiero e l’espressione tendono ad essere strutturati per favorire una facile memorizzazione e possono essere classificati secondo alcune caratteristiche:
1) sono paratattici invece che ipotattici, ovvero basati su una struttura di frasi coordinate e non su una sintassi costruita con subordinate;
2) sono aggregativi piuttosto che analitici: le espressioni tradizionali nelle culture orali sono ricche di epiteti o caratteri fissi e non possono essere disgregate.
3) sono ridondanza o “copia”, fenomeno tipico anche della retorica. La memoria infatti ha bisogno di molte più parole per ricordare di quanto non faccia la scrittura.

Essi inoltre sono:
a) vicini all’esperienza umana: una cultura orale non racconta concetti astratti, ma i
riferimenti sono sempre alla vita concreta dell’uomo;
b) hanno tono agonistico, poi istituzionalizzato nella retorica e nella dialettica;
c) sono enfatici e partecipativi.

Il sistema della memoria, inoltre, è omeostatico, ovvero elimina le memorie che non hanno più rilievo (o sono scomode) per il presente, e situazionale piuttosto che astratto: le domande di tipo analitico compaiono in uno stadio di alfabetizzazione avanzato, e la memoria orale funziona in modo assai diverso da come un alfabetizzato possa immaginare.
Nella memorizzazione orale non esiste la ripetizione dell’identico, ma la composizione dell’epica è controllata da precise formule metriche che possono essere facilmente spostate senza che questo cambi senso al racconto. L’espressione orale non è mai solo verbale, ma è uno stile di vita ‘verbomotorio’, che coinvolge il corpo intero dell’individuo in ogni attività: ogni azione e interazione è retorica.
Altra caratteristica fondamentale della psicodinamica orale è l’interiorità del suono: solo l’udito infatti “può prendere atto dell’interno di un oggetto senza penetrarlo”. L’udito, a differenza della vista che isolando i singoli elementi li separa, li unifica e li armonizza.
“Un’economia verbale dominata dal suono tende verso l’aggregazione (armonia) piuttosto che verso l’analisi disaggregante (che compare assieme alla parola scritta, visualizzata). Tende anche all’olismo conservatore (il presente omeostatico che dev’essere mantenuto intatto, le espressioni formulaiche che devono essere conservate), al pensiero situazionale (di nuovo olista, con l’azione umana al suo centro) piuttosto che a quello astratto, ad una organizzazione della conoscenza centrata attorno alle azioni di esseri umani o antropomorfi, piuttosto che attorno a cose impersonali”. Source: scritturaenuovaorality

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Written by Laura Rossi

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