Non si potranno più copiare, stampare o addirittura aprire e conterranno un watermark.
Dopo l’entusiasmo dei primi anni nei confronti del DRM, ampiamente applicato anche sui brani musicali, sembrava che almeno una parte dell’industria si stesse muovendo in una direzione diversa, liberando gli MP3 dai sistemi di protezione che riuscivano soltanto a mettere in difficoltà chi li aveva regolarmente acquistati, tant’è che oggi i vari servizi di vendita di brani musicali per lo più non usano DRM. Tuttora utilizzato per proteggere i film, con sostanziale rassegnazione da parte degli utenti, il DRM ora però sta tornando al centro dell’attenzione da quando il Joint Photographic Experts Group, padre del formato Jpeg, sta pensando di adottarlo. Già esiste una sua versione, chiamata Jpeg 2000, che integra sistemi di protezione dalla copia. Ora il comitato sta valutando l’estensione della protezione anche al formato JPEG “tradizionale”, usatissimo in Rete a partire dalla condivisione di foto sui social network. Sono proprio i social network a preoccupare il comitato JPEG: come si può leggere sul sito ufficiale, la condivisione di fotografie via social network e cloud computing porterebbe da un lato a preoccupanti possibilità di violazione della privacy e dall’altro al rischio che immagini coperte dai diritti sulla proprietà intellettuale vengano condivise senza autorizzazione. Così, il comitato pensa di estendere il formato aggiungendo opzioni che agiscano in entrambe le direzioni: da una parte cifrando le informazioni sensibili come quelle relative alla geolocalizzazione o addirittura oscurando parti dell’immagine, dall’altra fornendo mezzi per impedire la copia o la stampa o addirittura la visualizzazione di immagini sui quali esistono diritti d’autore. Questa proposta ha generato preoccupazione nella Electronic Frontier Foundation, la quale ha subito fatto sentire la propria voce contraria a partire dalle spiegazioni circa l’inefficacia del DRM come protezione e la sua assoluta bravura nel ledere i diritti degli utenti legittimi (per esempio interferendo con il fair use e con il diritto alla citazione). La EFF è invece favorevole all’uso della crittografia sui metadati contenuti nei file JPEG, se utilizzata per esempio per proteggere le informazioni personali sui soggetti ritratti: la Fondazione suggerisce di approfondire questo tema creando possibilità che possano fornire opzioni utili, come la possibilità di limitare l’accesso a determinate foto su Facebook soltanto agli amici.