In otto Paesi europei (Paesi Bassi, Germania, Turchia, Austria,Svizzera, Grecia, Ungheria e Lettonia) la prostituzione è legale e regolamentata.
In Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Spagna, Portogallo, Italia, Danimarca, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Ungheria, Bulgaria, Estonia e Lettonia la prostituzione non è reato, ma l’adescamento, lo sfruttamento e la gestione dei bordelli lo sono.
Direttiva 2014/29/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio
concernente l’armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alla regolamentazione amministrativa della prostituzione.
L’attività deve essere considerata come un’attività economica al pari di altre e pertanto sottoposta a controlli medici e amministrativi e alla delimitazione dei luoghi in cui viene praticata se si tratta di case chiuse. Chi pratica l’attività della prostituzione dovrà essere registrato presso appositi organismi locali che dispongono di archivi sanitari e gli A.P.C ( Agenti di Polizia Comunitaria) dovranno schedare chi esercita l’attività in oggetto. Coloro che operano nel settore del esso non possono avere accesso ai sussidi statali, perché la loro non è riconosciuta come una “professione” legittima, però – di contro – sono obbligati a pagare le tasse. Pur ricordando che non spetta a questo Parlamento sostituire la sua valutazione a quella dei legislatori degli Stati membri in cui un’attività asseritamente immorale è praticata quest’ultima ha fornito una propria definizione di prostituzione : “attività mediante la quale il prestatore soddisfa, a titolo oneroso, la richiesta del beneficiario, senza tuttavia produrre o cedere beni materiali”. Questa Direttiva conclude affermando che “l’attività della prostituzione esercitata a titolo individuale può essere considerata come un servizio erogato dietro remunerazione e pertanto si inserisce nell’ambito delle disposizioni del diritto comunitario relative alla libera prestazione di servizi”. L’obbligo degli stati membri di uniformarsi alla direttiva è fissato al 16 Febbraio 2015 , gli stati membri entro 90 giorni dovranno pubblicare i decreti attuativi nazionali per non incorrere nella procedura di infrazione disciplinato dagli articoli 258 e 259 TFUE. Finalmente una decisione importante che armonizza questa delicata materia. [sc:BR]
Riaprire le case chiuse? Referendum per gli italiani
Abrogare una legge obsoleta e riaprire le case chiuse: ecco su cosa saranno chiamati ad esprimersi gli italiani in un referendum
Nel 1958 la legge Merlin decretò la chiusura delle così dette “case chiuse”, ma a più di 50 anni di distanza le cose sono cambiate e non poco: per questo motivo i gruppi di Forza Italia, Lega Nord, Lista Maroni presidente e Fratelli d’Italia hanno depositato in Consiglio regionale lombardo una proposta di referendum per abrogare parzialmente quella legge ritenuta oramai obsoleta. Si sono mostrati contrari invece i gruppi dell’opposizione, Pd e Patto civico con Ambrosoli e il ‘Nuovo centrodestra’.
LA PROPOSTA – Il piano sarebbe quello di indire un referendum per sapere se i cittadini sono favorevoli o meno ad eliminare quelle parti della legge che sanzionano i proprietari e gli affittuari di immobili in cui viene regolarmente esercitata la prostituzione, mentre non subirebbero mutazioni i reati di induzione e sfruttamento della prostituzione: questa proposta di referendum deve essere accolta da almeno cinque Consigli regionali, come recita l’articolo 35 della Costituzione. La proposta è stata illustrata in una conferenza stampa al Pirellone, dove la linea dell’ipocrisia ha riscosso molto successo tra i politici: sia il capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo che il consigliere di Forza Italia, Giulio Gallera, hanno insistito su questo punto sottolineando come si stia combattendo una battaglia contro l’ipocrisia, per la civiltà e la libertà. “Prevedendo un’attività legale e fatturata– ha poi aggiunto Gallera -arriverebbero nelle casse dello Stato delle cifre pari quasi a una manovra finanziaria“. L’obiettivo è chiaro e semplice: abrogare una legge arcaica, per cercare di riempire le casse dello stato con gli introiti di un’attività ritenuta commerciale e tassabile da parte della giurisprudenza.
VOTI CONTRO – Contrari gli alleati di Ncd che ritengono la formulazione del referendum troppo dispendiosa per le tasche degli italiani e la questione in sé non prioritaria, come ha commentato Roberto Formigoni al termine di una riunione del nuovo gruppo regionale. Più aspre sono invece le critiche del Pd e del ‘Patto civico con Ambrosoli’, tanto che il capogruppo Alessandro Alfieri in una nota ha affermato che “La Lega è ossessionata dalla propaganda e dalla visibilità mediatica, vorremmo che lo stesso impegno che pone sull’abolizione della legge Merlin lo mettesse sulle questioni concrete che riguardano il contrasto alla violenza sulle donne, su cui il centrodestra ha sempre fatto molta fatica a stanziare le risorse necessarie“. Source: ???
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Prostituzione, ecco il ddl che la regolarizza. Patentino, partita Iva e controlli alle squillo
Se ne era parlato già qualche giorno fa. Oggi è stato presentato il disegno di legge bipartisan, firmato dalla senatrice del Pd Maria Spilabotte e sostenuto da un gruppo di parlamentari democratici e dalla senatrice di Forza Italia Alessandra Mussolini, che regolarizza la prostituzione. Patentino professionale, partita iva per pagare le tasse, controlli psico-fisici e la possibilità di prostituirsi in appartamenti sulla base di un permesso comunale, sono alcuni dei punti chiave del disegno di legge. La proposta, presentata al Senato nel corso di un’ affollata conferenza stampa, punta «a riconoscere i diritti di prostitute e gigolò e a limitare il fenomeno delle tratte». «Mi auguro – spiega Alessandra Mussolini – che non ci siano impedimenti come quando intervenni a favore della diagnosi pre-impianto. Gli ultracattolici facciano un passo indietro», aggiunge la parlamentare facendo riferimento al collega del Ncd Carlo Giovanardi. LA TRANS In sala era presente anche Efe Bal, transessuale turca nota per aver ricevuto una cartella esattoriale di 500mila euro da Equitalia per non aver potuto giustificare il suo reddito: «Voglio essere utile al mio secondo Paese – afferma – Renzi dice che vuole fare le riforme: bene, faccia qualcosa per 40-50mila persone che lavorano, cosa che per qualcuno sarà anche schifosa, ma pur sempre lavorano. In Germania dalla prostituzione guadagnano 6 miliardi di euro che in Italia potremmo utilizzare contro la crisi». SETTE ARTICOLI Il ddl è formato da sette articoli. Due, in particolare, rischiano di creare forti polemiche. Il terzo deroga agli «enti locali» la possibilità di individuare luoghi pubblici nei quali è consentito l’esercizio della prostituzione. Il settimo, invece, punta ad introdurre «venti ore di educazione sessuale nelle scuole secondarie». Source: leggo.it