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Sinestesia psicologica

La sinestesia (synaesthesia) è un fenomeno sensoriale/percettivo, che indica una “contaminazione” dei sensi nella percezione.[1]

Descrizione generale del fenomeno
Con il termine “sinestesia” si fa riferimento a quelle situazioni in cui una stimolazione uditiva, olfattiva, tattile o visiva è percepita come due eventi sensoriali distinti ma conviventi.[1]
Nella sua forma più blanda è presente in molti individui, basti pensare alle situazioni in cui il contatto o la presenza di un odore o di un sapore evoca un’altra reazione sensoriale (la vista della frutta che è percepita anche come sapore), ed è spesso dovuta al fatto che i nostri sensi, pur essendo autonomi, non agiscono in maniera del tutto distaccata dagli altri.
Più indicativo di un’effettiva presenza di sinestesia è il caso in cui il percepire uno stimolo (come ad esempio il suono) provoca una reazione netta e propria di un altro senso (ad esempio la vista). Per “forma pura” si intende la sinestesia che si manifesta automaticamente come fenomeno percettivo e non cognitivo. Il fenomeno è involontario, ma una maggiore attenzione prestata dal soggetto può evocarlo con maggiore consapevolezza, al punto che il sinesteta puro, vedendo i suoni e sentendo i colori, può riuscire a trarre vantaggio da queste contaminazioni sensoriali, per esempio un compositore che ha sfruttato proprio questa sua capacità è stato Olivier Messiaen, o il noto cantante Pharrell Williams . Un altro è stato il pittore e musicista lituano, Mikalojus Konstantinas Čiurlionis. Si presenta a volte nelle persone mancine, o in concomitanza con altre affezioni come l’allochiria (confusione della mano destra con la sinistra), scarso senso dell’orientamento, dislessia, deficit dell’attenzione e, scarsamente, autismo.
È interessante notare che spesso la contaminazione sensoriale avviene a direzione unica: ad esempio, se vedo una nota musicale come un colore, non è detto che vedendo quel colore la mia mente evochi quella nota. Questa è una delle caratteristiche della sinestesia percettiva, ovvero l’unidirezionalità.
Esperienze di tipo sinestetico possono essere indotte in maniera artificiale, mediante l’uso di sostanze allucinogene, sostanze stupefacenti come l’LSD, esperienze di deprivazione sensoriale, meditazione, ed in alcuni tipi di malattie che colpiscono la corteccia cerebrale. Questo tipo di sinestesia è detta pseudosinestesia, in quanto è indotta o comunque non presente dalla nascita. La sinestesia acquisita sembra riguardare solo le forme di sinestesia percettiva, non sono stati documentati al momento casi di sinestesia concettuale acquisita.

Le persone che hanno esperienze sinestesiche nella “forma pura” sono un numero relativamente ridotto. Studi recenti hanno mostrato una certa variabilità:
1 ogni 2000[2]
1 ogni 200[3]

Queste esperienze sono quotidiane ed iniziano sin dall’infanzia. Molti sinestesici si sorprendono scoprendo che questa esperienza non è provata da tutte le persone.

L’esperienza sinestetica è composta da due elementi:
L’evento induttore (inducer).
L’evento concorrente (concurrent).

Per esempio, può accadere che un sinestesico descriva il suono (inducer) del proprio bambino che piange come un colore giallo sgradevole (concurrent). La relazione tra un inducer e un concurrent è sistematica, nel senso che a ciascun inducer corrisponde un concurrent.
Grossenbacher & Lovelace (2001), distinguono due tipi di sinestesia a seconda che l’inducer sia percettivo o concettuale.
Sinestesia percettiva: l’inducer è uno stimolo percettivo (per es. la vista di lettere produce anche la vista di colori “collegati”).
Sinestesia concettuale: i concurrent sono prodotti dal pensare a un particolare concetto (per es: numero, mese dell’anno, posizione nello spazio).

Basi genetiche della sinestesia
La sinestesia si presenta in prevalenza all’interno della stessa famiglia, ed è più comune nelle donne che negli uomini (rapporto 6:1). 1/3 dei sinestesici ha un membro della famiglia che è sinestesico. Il tratto responsabile della sinestesia si trova sul cromosoma X. Le differenze nella diffusione della sinestesia riportata da autori differenti può essere dovuta a differenti criteri utilizzati.[4]
Sinestesia: grafema-colore
Ramachandran e i suoi collaboratori hanno notato che la forma più comune di sinestesia è quella grafema (lettera, numero) – colore e infatti i rispettivi centri cerebrali sono molto vicini tra loro.[5]
Tecniche di neuroimmagini (es. risonanza magnetica funzionale) hanno permesso di individuare il “centro del colore” (es. Zeki & Marini, 1998, Brain), l’area V4 nel giro fusiforme.
L’area dei grafemi è stata anch’essa individuata nel giro fusiforme, in particolare nell’emisfero sinistro vicino all’area V4. L’area si attiva sia in seguito alla presentazione di lettere sia in seguito alla presentazione di numeri.
L’ipotesi di Ramachandran è che ci sia una attivazione congiunta. La presentazione di un grafema, fa attivare l’area dei grafemi che fa attivare contemporaneamente, anche l’area del colore, anche senza la presenza di uno stimolo. Questo è dovuto ad un eccesso di connessioni tra le due aree, non presente in tutte le persone.
Le connessioni che si hanno alla nascita sono un numero superiore di quello che si trovano in un cervello adulto. Quello che avviene nei primi mesi di vita è un processo definito pruning (potatura, sfoltimento) delle connessioni cerebrali.
L’ipotesi di Ramachandran è che le connessioni tra area del colore ed area dei grafemi, che normalmente subiscono un processo di pruning, rimangono invece intatte nei sinestesici. Probabilmente per una mutazione genetica che fa fallire il processo di pruning.
Esisteranno delle regole che in seguito all’esperienza permetteranno di sviluppare connessioni particolari tra area dei grafemi e area del colore. Questo spiegherebbe perché ad un grafema viene sempre associato un certo colore.
Ramachandran ipotizza che l’attivazione del giro fusiforme non implichi un arrivo alla coscienza delle informazioni. Perché sia possibile essere consapevoli dell’informazione percepita si dovranno attivare altre aree superiori.
Tuttavia, Grossenbacher sostiene che la sinestesia non sia dovuta alla presenza di un numero maggiore di connessioni neurali (le quali non sarebbero presenti nei non sinestesici); infatti, secondo lo studioso tale fenomeno percettivo è imputabile al fatto che, nel cervello dei sinestesici, alcune connessioni neurali risultano ancora attive, mentre non vengono più “utilizzate” in chi non sperimenta tale modo di percepire. Questo spiegherebbe il motivo per cui chi assume droghe psicoattive sia in grado di esperire una condizione di “pseudo-sinestesia”, circoscritta esclusivamente al limite temporale in cui tali sostanze dispieghino il loro effetto, per poi tornare a non percepire sinestesicamente una volta terminato quest’ultimo. Secondo Grossenbacher è molto improbabile, infatti, che si siano create nuove connessioni neurali durante l’assunzione di tali droghe; piuttosto, risulta più probabile che vengano percorse “strade” neurali solitamente “disattive”.

Influenza dell’attenzione sulla percezione
Esperimento di Ramachandran e Hubbard: caso della figura gerarchica (un 5 composto da tanti 3), se ai soggetti veniva chiesto di fare attenzione a livello globale (5) vedevano il colore rosso, se invece dovevano dirigere la loro attenzione a livello locale (3) vedevano verde.
Questo esperimento porta a concludere che l’attenzione influenza il manifestarsi del fenomeno sinestesico.
Sinestesici projector
Nel caso di grafema-colore, il colore è visto come una pellicola che ricopre il numero completamente. Un sinestesico testato da Dixon, riferiva di provare un’esperienza irritante se il numero era di un colore incongruente con quello del fotismo (l’effetto della sua sinestesia). Se per esempio il numero 5 gli evocava il colore rosso, ma in realtà era scritto con il giallo.
Sinestesici associator
Sempre nel caso di grafema-colore, il colore appare nella mente, e non sopra il numero. In genere, i sinestesici associator riferiscono che l’esperienza di vedere un numero con un colore non congruente con quello del fotismo, non è un’esperienza per nulla disturbante. La percezione del colore “reale” del numero è un’esperienza molto più intensa del fotismo, per un sinestesico associator.
I sinestesici projector sembrano una minoranza rispetto ai sinestesici associator (11 su 100, tra quello intervistati da Dixon e collaboratori).
Tra i maggiori studiosi della sinestesia percettiva, Richard Cytowic, Ramachandran, E. Hubbard, Sean Day, Bulat Galeyev, Irina Vaneckina.
Rapporto con i canali del calcio
Studiando nel moscerino della frutta un gene coinvolto nell’elaborazione del dolore, alcuni ricercatori hanno creato il primo modello della sinestesia. Con la tecnica dell’interferenza a RNA hanno isolato 600 geni quali candidati a interessare possibili geni del dolore. Il primo ad essere analizzato più in dettaglio è stato quello che codifichi parte di un canale del calcio noto come alfa 2 delta 3 (α2δ3). Questi canali che regolano il passaggio di Ca2+ attraverso la membrana cellulare sono fondamentali per l’eccitabilità elettrica dei neuroni. Con questi canali interferiscono diversi antidolorifici.
Nei topi carenti di α2δ3 si è dimostrato che questo gene controlli la sensibilità al dolore provocato dal calore sia nella Drosophila sia nei mammiferi. Indagini condotte con la MRI hanno anche rivelato che α2δ3 partecipi all’elaborazione del dolore termico a livello cerebrale. In assenza di α2δ3 il segnale del dolore a genesi termica arriva al talamo, ma poi non prosegue verso i suoi centri corticali superiori. Le immagini di fMRI mostrano piuttosto un’attivazione crociata delle aree corticali per la visione, l’olfatto e l’udito. Questa sinestesia si osserva anche quando lo stimolo doloroso sia di natura tattile.[6]

Note
1^ a b Emozioni colorate | Le Scienze.
2^ Baron- Cohen, 1997
3^ Ramachandran & Hubbard, 2001
4^ Le radici genetiche della sinestesia | Le Scienze.
5^ percezione e idee, la sinestesia | PsycHomer.
6^ Le Scienze: Non provo dolore, ma ne sento l’odore e ascolto le note.

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Written by Vicky Ledia

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Sinestesia linguistica