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L’Olimpo del Nord

Asi e Vani
L’Olimpo del Nord
I maggiori dei sono suddivisi in due grandi gruppi: gli Asi e i Vani, dove la distinzione segnala una differenza di carattere funzionale, essendo i primi associati alla sovranità, al diritto, alla guerra, i secondi alla fecondità , alla pace. Le prime divinita’ nordiche furono i Vani, il cui nome etimologicamente deriva dalla radice indoeuropea *ven o *vinr che significa “desiderare” o “amore”. Queste divinita’ benefiche e appunto legate alla terra e ai riti di fertilita’ vivevano nel Vanheimr , il “paese dei Vani”, divinita’’ principali del pantheon dei Vani sono Freya e Freyr. La prima e’ la principale divinita’ femminile, signora della magia e dea dell’amore, della fecondita’ e della lussuria. Sicuramente Freya e’ il retaggio di culti ben piu’ antichi legati alla terra e ai boschi. Altra divinita’ di notevole importanza tra i Vani e’ Freyr, dispensatore di ricchezza e abbondanza. E’ il dio delle fecondità, adorato soprattutto in Svezia e rappresentato da statue itifalliche che venivano sepolte nei campi arati. Con l’arrivo delle popolazioni indoeuropee, societa’ fortemente patriarcali , la religione nordica muta profondamente. Lo “scontro” tra i due mondi e’ rappresentato nella mitologica guerra tra i Vani e gli Asi, le nuove divinita’ indoeuropee. La vittoria fu degli Asi, che assorbirono diverse caratteristiche dei Vani. Ecco cosi’ che molti aspetti di Freya li ritroviamo in Frigga, sposa di Odino e dea della fertilità.
Gli Asi dimorano nella leggendaria Asgard, “recinto degli asi”, una gigantesca fortezza creata da Odino stesso, centro dell’universo, cui si accede attraverso il ponte dell’arcobaleno, “Bifröst” , perennemente sotto la minaccia dell’assalto dei giganti, i nemici mortali degli dei, rappresentanti delle forze del male, del caos, dell’oscurità. Asi e Vani ricordano gli Asura e i Deva indoiranici, mentre le Norme ricordano le Parche/Moire greco-romane che presiedono il destino umano; Odino-Wotan, in quanto presente al passaggio tra vita e morte, è assimilabile a Hermes/Mercurio, mentre Thor è simile a Ares/Marte. I Vani (Njordh o Freya) sono più ascrivibili al culto della Terra/Madre e della fecondità, in quanto dispensatori di ricchezza, pace e fertilità di terra e mare.

Freya
Vána-dís, la “fata dei Vani”
Freya, appartenente alla stirpe dei Vani, è la dea della bellezza, dell’amore, della fertilità, della seduzione, della guerra ed è esperta nelle arti magiche del seidhr, che comprendono l’arte della divinazione, della guarigione, dell’estasi. Conosce ogni segreto della natura, con le sue arti di veggente conosce il futuro dell’universo ed è la patrona e la guida delle maghe e delle indovine. Possiede Brisingamen, la magica collana forgiata dai nani, che le dona il potere di comandare sulle menti altrui, accecandole con la sua magia e la sua bellezza sfolgorante. Freya è anche dea funebre e guerriera: scende di persona sui campi di battaglia a scegliere i combattenti che la raggiungeranno nel Fensalir, la sua dimora, a godere di birra, buon cibo e belle donne. Gli animali a lei legati sono il falco, il gatto e la scrofa: del falco assume la forma volando tra i mondi dell’universo; inoltre la sua vista di veggente è paragonabile all’acutezza del rapace. Il gatto, animale ambivalente, predatore abilissimo e scaltro, con abitudini notturne, è consapevole della sua grazia e della sua bellezza ma anche amante della comodità e della casa, la scrofa da alla luce molti piccoli, la riproduttività elevata è una caratteristica tipica delle divinità legate alla fertilità. Uno dei nomi secondari di Freya era proprio Sýr, “scrofa”, e sappiamo che anche il fratello Freyr aveva nel cinghiale uno dei suoi animali sacri. Freya riveste anche il ruolo di sposa, anche se infelice, in perenne attesa che torni il suo eternamente lontano marito, Odr, (nome che ha la stessa radice etimologica di Odinn, Odino), piange lacrime dorate. Presso gli Skaldi, i poeti di corte, la kenning, o metafora, per “oro” era “lacrime di Freya”. Come il nome di Freyr significa “signore”, così Freya significa “signora”, il termine è rimasto nello scandinavo fru, “signora, sposa” e nel tedesco frau, “signora”.

Freyr
Il dio della Fertilità
Vediamo adesso le caratteristiche di Freyr, la divinità che insieme alla sorella Freya regge Fehu e la prima famiglia di rune. Figlio di Njord, dio del mare, Freyr appartiene alla stirpe dei Vani, legati al culto della natura e della fertilità, ai cicli ed agli eventi della natura, sua amante è la sorella Freya. Freyr è legato all’acqua e al mare, sua è la nave magica Skidbladnir, veloce e leggera che viaggia verso la meta in pochi istanti e che può essere piegata e riposta in tasca. Possiede inoltre una spada fatata, capace di combattere da sola, che accresce il potere del guerriero che la brandisce, assicurandogli la vittoria. Nobile e coraggioso, Freyr è associato all’estate e alla luce del sole, dio della fertilità della Natura, dei campi, degli animali, degli esseri umani. Il suo nome sarebbe ricollegabile all’indoeuropeo *Prij- , indicante “fertilità”, “pace”, una radice che si ritrova anche nel nome del dio romano Priapus sovente rappresentato con un grosso pene, attributo comune a tutte le antiche divinità feconde. Non a caso il nome stesso della famiglia divina dei Vani deriva forse dal termine indoeuropeo *wen- , legato al significato di “amore” (cfr. la dea romana Venus). È probabile che i suoi riti fossero di natura orgiastica e che durante il rito la donna rappresentasse la madre terra e l’uomo venisse posseduto dal dio Freyr stesso. La Ierogamia (nozze sacre rituali) aveva la funzione di rinsaldare l’unione fra il Cielo e la Terra e più tardi fra il Sovrano e il suo Regno e garantirne la prosperità. Freyr, come dio della fertilità aveva come animali sacri il cinghiale e il cavallo, simboli di forza riproduttiva e abbiamo notizie di un culto domestico rivolto al pene imbalsamato di uno stallone (chiamato Volsi nelle saghe) e trattato con erbe aromatiche, che le donne tenevano in un cofanetto e accarezzavano con riverenza chiedendo fortuna e ventri fertili. Freyr governa le messi, i raccolti e ritmi della natura, quindi è protettore della pace, basti pensare che la parola “pace” è in norreno frídr, che vuol dire anche “giustizia”, “amore”. Le Rune associate a Freyr sono due: Fehu, che rappresenta il bestiame, l’abbondanza, i beni materiali e la ricchezza e Inguz, che rappresenta agricoltura e fertilità. Il glifo di Inguz, nelle sue varie versioni rappresenta il seme, simbolo sia del piacere e dell’amore sessuale che della capacità di generare figli. Nel Ragnarok, persa irrimediabilmente la sua invincibile spada, Freyr verra ucciso da Surtr, un perfido gigante del fuoco.

Loki
Il Terrorista Cosmico
Uruz in quanto energia primordiale sottratta al controllo della ragione è associata al dio Loki, il più ambiguo e bizzarro degli Asi, figura singolare dotato di grande ambivalenza. Nella mitologia norrena è il dio dell’astuzia, dell’ingegnosa capacità di architettare piani malvagi ai danni degli altri dei e diabolico ingannatore al punto che nel medioevo viene assimilato al diavolo della religione cristiana. In alcuni miti è amico e compagno di avventure di Odino e Thor, e spesso gli dei si traggono d’impaccio grazie alla sua astuzia e alla sua abilità. In altre circostanze invece, Loki è colui che attenta all’ordine cosmico, un ingannatore maligno e temibile, capace di generare creature mostruose. Persino il sesso di Loki non è ben definito: dopo aver mangiato il cuore della gigantessa Angrboda, ad esempio, rimane ingravidato e dopo nove mesi dà alla luce tre figli: Hel, per metà con sembianze di donna e per metà cadavere, guardiana del regno dei morti, Fenrir, un enorme e feroce lupo, nonchè il terribile serpente marino Jormungard che giace nell’oceano, le cui spire avvolgono tutta la terra. Loki è presente nei miti più antichi per sottolineare come il male abbia origine al principio stesso del mondo. Il suo atto più efferato è aver provocato la morte di Balder, il più buono e compassionevole degli dei, e per questo delitto gli Asi lo conducono in una grotta del Niflheimr, trasformano suo figlio Váli in lupo e lo spingono a divorare il fratello Narvi e con le budella di quest’ultimo incatenano Loki a tre pietre appuntite. Un serpente sospeso al di sopra della sua testa cola veleno sopra il suo volto, e lo brucerebbe se Sigyn (sua moglie, il cui nome significa fedele) non raccogliesse le gocce in un bacile. Ma quando il bacile è pieno e Sigyn si allontana per svuotarlo, il liquido di fuoco del veleno fa urlare e scattare Loki, i cui sussulti violenti producono i terremoti. Quando giungerà il Ragnarok, Loki per vendicarsi si schiererà dalla parte dei giganti, sedendosi a poppa di Nagflar, la nave che porterà i giganti alla battaglia finale costruita con le unghie dei cadaveri, detta anche la Nave Degli Artigli. Alla fine combatterà contro il dio della Luce Heimdall, e i due si uccideranno a vicenda. Loki ha numerosi epiteti che ne sottolineano il carattere: l’Attaccabrighe, il Briccone, Vergogna degli Dèi, Calunnia Degli Asi.

Thor
Il Dio Del Tuono
Il Tonante Thor, rappresenta l’esatto contrario di suo padre Odino: egli incarna l’odio, la forza bruta, l’impeto primordiale di uccidere e distruggere ogni cosa, che si manifesta in particolare nell’oggetto che gli è più caro: Mjollnir, il martello di Thor, detto “maciullatore di giganti” (si tratta sempre di una creazione dei nani). Thor è il dio del tuono e come tale antichissimo. La sua figura trova confronti indoeuropei in Indra per gli indiani, Taranis per i celti e Jupiter per i romani. La sua presenza si fa sentire attraverso il tuono e il lampo, rappresentando quest’ultimo sia il potere sovrano, creatore, legato alla fertilità, che il potere distruttore. Thor svolge una funzione di tutela degli dei e degli uomini. Restano segni della sua esistenza perfino nell’inglese moderno: il giovedì thursday deriva dallo svedese arcaico thorsdag, cioè “giorno di Thor”. Il suo culto fu iniziato da Snorri, il più grande autore di prosa dell’anno mille che narrò i miti nordici riunendo antiche rune e racconti tramandati a voce da padre in figlio. Inizialmente Thor comparve nell’Edda In Prosa, poi nel Saxo Grammaticus, tradotto da un anonimo latinista. Figlio di Odino e di una gigantessa, Thor cova un odio smisurato e ossessionante nei confronti dei giganti, contro cui combatte per tutta la sua vita. Il suo culto guerriero è quello dei berserkir, uomini vestiti di pelli d’orso che solevano combattere pieni di follia omicida, proprio come il loro patrono Thor avrebbe combattuto: senza ragione e senza pietà. Tuttavia Thor è anche il Dio Della Pioggia, quindi il suo culto è indissolubilmente legato alla fertilità della terra, al rigenerarsi della natura, alla forza del verde nei confronti della distruzioni, il cui simbolo sono i giganti tanto odiati da Thor. Un altro grande nemico di questo è dio è sicuramente Jormungard, il Serpente Del Mondo figlio di Loki, che avvolge Midgard nelle sue spire. Più volte Thor ha provato a misurarsi con lui, ma invano. La sua sposa Sif dai capelli d’oro, è un rafforzamento del suo culto della fertilità: Thor era pregato sì dai soldati e dai combattenti, ma anche dai contadini nei periodi di magra e Sif ne è quasi una caratteristica, significa infatti la discesa della pioggia dal cielo nei campi, pioggia sacra al dio. Thor il Tonante è sempre in giro per i nove mondi, ma a differenza di suo padre, che si muove spinto dalla sete di conoscenza, Thor si muove solo per soddisfare la sua sete di battaglia, distruggendo giganti con il suo martello. È sicuramente il guerriero più valoroso dell’universo, e il difensore più votato di Asgard. Gli altri dei gli sono debitori di molte cose, ma come suo padre, Thor è anche simbolo di modestia ed umiltà, caratteristiche che secondo la visione di Snorri, dovrebbero essere determinanti nel carattere di un guerriero. Thor è spesso raffigurato con occhi rossi o gialli, carnagione scura e barba e capelli rossi, assomiglianti al fuoco. Quando arriverà il giorno del Ragnarok, Thor si confronterà finalmente con il suo acerrimo nemico, il Serpente Jormundgandr, e alla fine lo abbatterà con il suo martello, ma mortalmente avvelenato dal veleno del mostro, compirà solo nove passi prima di cadere a terra privo di vita.

Il Martello di Thor
Thurisaz è la Runa consacrata al dio Thor, che si fa annunciare dal fragore del tuono (in inglese Thunder) e dell’abbagliante luce del lampo, sovrano protettore del regno di Midgard contro il caos e la violenza dei giganti. Divinità nordica della forza guerriera, Thor è figlio di Odino e della dea Jord (la terra selvatica, incolta) come suo padre, è legato al tempo e alle tempeste, controlla il tuono, il lampo, il vento e la pioggia, è il protettore dei marinai e dei contadini. E’ anche dio della guerra e come tale invocato dalle agguerrite tribù germaniche, soprattutto nella sua prima incarnazione come Donar, la sua figura trova confronti indoeuropei in Indra per gli indiani, Taranis per i celti e Jupiter per i romani. Restano segni della sua esistenza perfino nell’inglese moderno: il giovedì thursday deriva dallo svedese arcaico thorsdag, cioè “giorno di Thor”. Thor è la divinità dell’eccesso; viene rappresentato come un colosso enorme con una folta barba rossa, i suoi occhi lanciano fiamme che si riflettono, all’alba e al tramonto, nelle nubi scarlatte, il tuono è il suono del suo carro ed i fulmini i colpi del suo martello. Viene anche chiamato Akathor, Thor l’auriga, perché è un grande viaggiatore e percorre senza sosta l’universo, sul suo carro tirato da due capre, Tanngnjostr (Denti Digrignanti) e Tanngrisnir (Denti Scintillanti), alla continua ricerca di nemici da sfidare e vincere. Vive a Thrudvang “Campo della Forza” e il suo dominio è un’immensa nuvola temporalesca, scura e compatta, la sua dimora, Bilskinir, è la più grande mai costruita, con 540 stanze. La Runa Thurisaz simboleggia anche Mjollnir “frantumatore”, il formidabile martello di Thor, che provoca il tuono, forgiato dagli elfi neri. La sua potenza è tale, che il dio deve impugnarlo con guanti di ferro, dopo aver indossato una cintura chiodata in cuoio intrecciato: Thor può lanciarlo lontano quanto vuole e il martello torna sempre nelle sue mani. Ha il compito di proteggere la società divina, è il protettore di Asgard, l’ultimo bastione contro le forze del Caos rappresentate dai Giganti, è sposato con la bella Sif, dai capelli d’oro, che simboleggia la discesa della pioggia dal cielo nei campi. Quando arriverà il giorno del Ragnarok, Thor si confronterà finalmente con il suo acerrimo nemico, il Serpente Jormundgandr, e alla fine lo abbatterà con il suo martello, ma mortalmente avvelenato dal veleno del mostro, compirà solo nove passi e poi cadrà a terra privo di vita.

Odino
Ispirazione e furore
Odino, in norreno Ódinn, anglosassone Woden, tedesco Wotan, longobardo Gòdan, è una delle principali divinità del pantheon norreno, e in particolare dio della guerra, della magia, della sapienza e della poesia. Il suo nome è connesso alla radice indouropea *wat, nella quale è espresso il concetto di ispirazione e furore e che si ritrova nel latino vates, nell’antico irlandese faith (veggente), nel gotico wots (furente, posseduto), nell’italiano vento, nel sanscrito vata (aria) L’ispirazione si lega al suo rapporto specifico con l’arte poetica, la parola ispirata e la saggezza, mentre il furore si pone in relazione con la guerra. Uno dei miti racconta come egli sottrasse il sacro idromele ai giganti, che rende poeta chi lo beve: è quindi dio della parola e della poesia, protettore degli scaldi, gli antichi poeti scandinavi. Odino decise di sacrificare un occhio per acquisire la conoscenza dalla fonte di Urd, alle radici di Yggdrasill, l’albero frassino perno dell’universo e per nove giorni e nove notti restò impiccato all’albero del mondo per ricevere il segreto delle rune.

“Nessun uomo incida rune se non è capace di interpretarle e di domarle. Giacchè le rune che proteggono sono state fatte dai numi e dipinte dal Vate Possente Odino”.
Saga di Egill

Odino, venerato come Wotan dai germani, signore dell’Asgard, risiedeva su un trono intagliato ed ai piedi sedevano due lupi, Geri e Freki. Era considerato signore del cielo, duce nelle battaglie con il suo cavallo Sleipnir, dio dei morti, poeta, mago, conoscitore dei misteri. Quest’ultima caratteristica costò un’occhio al dio, perché aveva dato uno sguardo alla fonte della conoscenza. Da quel momento egli verrà sempre rappresentato con un mantello ed un elmo che gli copre un occhio. E’ comunque un personaggio cupo e malinconico, amante della poesia e della musica. Odino rappresenta inoltre la forza diplomatica, la capacità di conciliare le parti senza dovere per forza ricorrere alla violenza. All’alba dei tempi Odino e gli Asi combattevano una guerra contro i Vani, che il dio riuscì a far cessare con un negoziato: i vani avrebbero ceduto in ostaggio Njord, dio del mare e i suoi due figli Freyr e Freya, e a loro volta gli Asi avrebbero ceduto i due dèi più intelligenti: Mimir e Honir . Odino dimora ad Ásgard, nel palazzo di Válaskjálf “scoglio degli uccisi”innalzato da lui stesso, dove, seduto sul trono Hlidskjálf, “scoglio della porta” osserva ciò che accade in ciascuno dei Nove Mondi. È accompagnato da due corvi Huginn, “pensiero”, e Muninn, “memoria”, che egli manda nel mondo a indagare per suo conto, e da due lupi che divorano qualunque cibo gli venga offerto, poiché lui vive solo di vino. In battaglia brandisce Gungnir, la sua lancia magica che colpisce sempre il bersaglio e cavalca Sleipnir, il cavallo a otto zampe. Figlio di Borr e della gigantessa Bestla, fratello di Víli e Vé, marito di Frigga e padre di molti degli dèi, tra cui Thor, Balder, Vídarr e Váli, spesso viene definito “padre di tutti gli dèi”, o addirittura Allfödr (“padre del tutto”). Come dio guerriero raduna gli eroi morti in battaglia nel Valhalla, gli Einherjar, presiedendo al loro banchetto. Il mercoledì è detto in norreno il giorno di Odino: ódinsdagr, da cui l’inglese wednesday. Infine Odino guiderà gli dèi e gli uomini contro le forze del caos nell’ultima battaglia, quando giungerà il Ragnarök, la fine del mondo, nel quale il dio sarà ucciso, sbranato dal temibile lupo Fenrir.

Frigga La Signora del Cielo
Frigg o Frigga è la sposa di Odino, anche chiamata “signora degli dèi”, appellativo degno della compagna del più importante degli Asi. Condivide con Odino il seggio di Hlindskialf e ha a sua disposizione una splendida dimora a Fensalir, una delle regioni di Ásgard. L’origine e gli agganci del termine Frigga sono riscontrabili in molte culture nordiche, come nella parola svedese fria (“candidata al matrimonio”) o nell’islandese frjá (“amare”). Inoltre, Frigga è una parola imparentata con il sanscrito, in cui appare la definizione prīyā́, che significa “moglie”. Avvolta nel suo manto di penne di falco, la signora degli dei può sfrecciare nel cielo, inoltre è dotata del dono della chiaroveggenza. Una notte Balder sognò che sarebbe stato ucciso e quando Frigga seppe del sogno di morte del figlio si spaventò moltissimo e per evitare che divenisse realtà andò dall’Aria, dal Fuoco, dall’Acqua, dalla Terra e da tutti gli animali e le piante, chiedendo la promessa che nulla di male sarebbe capitato a suo figlio. Il venerdì era anticamente il giorno consacrato sia alla dea Frigga sia alla celebrazione dei matrimoni e all’unione feconda della coppia di sposi. Quindi uno dei compiti peculiari della divinità, consisteva nell’assistere le coppie, aiutando le donne sterili e quelle ancora aliene agli atti di amore. Oltre a ciò, secondo la tradizione, la dea assisteva le partorienti, cercando di limitarne i dolori e le sofferenze. La stessa dea è stata accusata dal dio Loki di essere una ninfomane, una adultera e di aver consumato un rapporto incestuoso con i due fratelli di Odino, Vili e Vé.

Heimdall La Sentinella degli Dei
Heimdall, detto il Bianco, è la sentinella degli dèi (dallo svedese arcaico eimda che significa avamposto, sentinella), che ha casa a Bifrost, il ponte che collega Asgard con il Midgard: egli controlla che nessuno varchi il ponte di ghiaccio. È il simbolo della vigilanza, il dio delle veglie e rappresenta la resistenza agli stimoli di fame, sonno e freddo che ogni guerriero deve combattere. Egli possiede inoltre il corno Gjall, che suonerà quando alla fine dei tempi vedrà i giganti avvicinarsi ad Asgard. Heimdallr è il guardiano degli dei. Egli siede ai limiti del cielo, presso il ponte Bifröst. Heimdall è dotato di vista e udito finissimi per poter scorgere gli attacchi dei giganti. Egli è il garante dell’equilibrio cosmico, tanto è vero che il suo avversario diretto è Loki, figura che, viceversa, incarna la costante minaccia all’ordine del mondo. Heimdallr sorveglia l’ordinato svolgersi del ciclo cosmico e conosce con esattezza quando verrà la fine del mondo. In quel drammatico frangente, egli si ergeràe soffierà nel corno “Giallarhorn”, il cui suono si sente in tutti e nove i mondi della cosmologia nordica, chiamando gli dei alla battaglia. Heimdall è considerato il progenitore delle stirpi degli uomini, delle classi sociali. Narra infatti una storia che un giorno scese nel Midgard con il nome di Rig (che significa “re”), e da una bisnonna generò un bambino deforme ma forte (allegoria degli schiavi). Da una nonna generò un ragazzo sveglio e astuto (i liberi artigiani) e da una moglie bella e giovane generò un ragazzo di nome Karl, che all’età di nove anni fu visitato da Heimdall che gli rivelò di essere suo padre. Il dio insegnò a Karl tutto quello che sapeva e il ragazzo divenne forte e si creò un regno, nel quale era conosciuto come Jarlar (dallo svedese jarl, capo). Il figlio di Karl, Hersir divenne il simbolo della forza e della nobiltà nel mondo degli uomini. Questa sua progenie è da ricollegarsi al suo epiteto “bianco”, che vuole indicare la purezza dei nobili soldati. Heimdall era il dio a cui si rivolgevano le sentinelle, gli arcieri e le spie e rappresenta l’astuzia, la rapidità e la vigilanza. Quando, a Ragnarok, vedrà la nave degli artigli Nagflar avvicinarsi, gremita di giganti, suonerà il suo corno Gjall e tutto gli dèi scenderanno in battaglia. Egli combatterà quindi con il dio Loki, uccidendolo ma rimanendone a sua volta ucciso.

Skadi
Figlia del gigante Thiazi, che invano voleva possedere le mele d’oro della dea Idun e che fu punito da Thor con la morte, Skadi viveva sui monti ed era gigantessa sola fino a quando Thor non si pentì di ciò che aveva fatto a Thiazi e gli dèi decisero di accoglierla nel Valhalla, ed ella divenne dea del ghiaccio, della caccia e dello sci. Ella divenne quindi una dea, e in lei vennero a fondersi i caratteri degli dèi e dei giganti. Snorri attraverso Skadi approfondisce il rapporto tra gli dèi e i giganti, mostrandone aspetti positivi presenti nel carattere della dèa di cui invece i giganti sono privi. I cacciatori di lupi si rivolgevano a lei quando dovevano cacciare nel freddo invernale del nord. Skadi decise quindi di restare con gli dèi, ma a due condizione: di poter sposare un dio e che loro la facessero ridere (Skadi era finora conosciuta come seria e triste: farla ridere era un impresa nella quali molti mortali si erano cimentati). Odino accettò, ma con una riserva: avrebbe dovuto scegliere il suo sposo solamente guardandone i piedi. Skadi, confusa, accettò. Così tutti gli dèi si avvolsero in tuniche che lasciassero scoperte solo i piedi e poi toccò a Skadi scegliere. Ella vide due piedi bianchi e lisci, e subito pensò che fossero del dio Baldr, il più buono e bel dio del Valhalla, e quindi scelse quelli. Sfortunatamente per lei, i piedi bianchi e lisci appartenevano a Njord, il dio del mare (che aveva i piedi bianchi a causa della vita da marinaio). Ella divenne quindi sua sposa, ma gli dèi dovevano soddisfare l’altra sua richiesta: farla ridere. A questo ci pensò Loki che la fece ridere di gusto mentre tentava di divincolarsi dalla stretta di un testardo caprone. Questa storia vuole condannare in Skadi, ma in tutti gli uomini, lo “scegliere superficialmente”, che l’aveva tradita nella scelta del marito. Infatti ella non visse mai da Njord, ma essi si incontravano solamente in occasione di feste e banchetti, e non dormivano mai insieme. Il loro mito è una condanna ai matrimoni programmati dai genitori e fittizi solamente a chi li ha programmati. Al Ragnarok Skadi combatterà e verrà uccisa da Surtr, il gigante del fuoco Signore del Muspell.

Njord
Divinità della stirpe dei vani (i valori attribuiti a questi dèi erano le forze della natura), che fu ceduto insieme ai suoi figli agli asi come ostaggio dopo la fine della tremenda guerra tra asi e vani. Njord fa parte dei Vani ed è il padre di Freyr e di Freya. Egli governa il vento, il mare e il fuoco, ed è il protettore dei viaggi di mare e della pesca. Il suo nome risale alla radice *Nertu – che contiene l’idea della forza vivificante e procreatrice. Nell'”interpretatio” sarebbe dunque da intendere come la dea Nerthus, ponendo il problema, che rimane tuttora aperto, dell’identità sessuale di questa divinità. Egli si sposò con sua sorella che diede alla luce due figli: Freyr e Freyja. Egli è il dio del vento e del mare, della tempesta che ogni marinaio vorrebbe evitare: a lui erano infatti rivolte le preghiere dei marinai in difficoltà ed egli era l’onnipotente protettore delle barche a lui dedicate. Sposa Skadi, ma a differenza di sua moglie che vive sui monti, continua a vivere per mare, navigando ogni giorno e incontrando gli altri dèi solo durante le feste. Il suo carattere rispecchia quindi assiduità in un lavoro e fiducia nelle forze della natura, dote che ogni uomo dovrebbe avere dalla sua parte.

Bragi
Anche questo dio Bragi fu un’aggiunta tardiva al pantheon nordico, ed è quasi una “resa di giustizia” a tutti gli scaldi e i poeti trovatori che vagavano le terre nordiche: Bragi è infatti il dio della poesia, degli scaldi e dei poemi epici, in particolare L’Epopea Di Beowulf, il più grande poema nordico mai scritto, ancora oggi studiato nelle scuole degli stati del nord. Bragi è quindi il protettore delle arti a cui solo tardivamente gli stati di Svezia e Danimarca diedero importanza e colmarono la lacuna con la creazione di questo dio. Bragi è inoltre noto come l’unico dio che, dopo la morte di Baldr, ebbe il coraggio e la sincerità di dire a Loki che non poteva più vivere ad Asgard dopo tutte le sue malefatte e lo fece scacciare dal Valhalla. Odino, venerato come Wotan dai germani, signore dell’Asgard. Risiedeva su un trono intagliato ed ai piedi sedevano due lupi, Geri e Freki. Era considerato signore del cielo, duce nelle battaglie con il suo cavallo Sleipnir, dio dei morti, poeta, mago, conoscitore dei misteri. Quest’ultima caratteristica costò un’occhio al dio, perché aveva dato uno sguardo alla fonte della conoscenza. Da quel momento egli verrà sempre rappresentato con un mantello ed un elmo che gli copre un occhio. E’ comunque un personaggio cupo e malinconico, amante della poesia e della musica. In questo caso il dio evidenza due virtù (sincerità e volontà) che i nordici attribuivano agli uomini sapienti. Altro particolare interessante è che un altro epiteto di Bragi è “Colui che tace”: i nordici infatti attribuivano il silenzio alla saggezza. Colui che stava zitto era un uomo saggio, la cui mente era impegnata in cose complesse.

Hel
Non appartenente a nessuna categoria razziale, Hel, figlia di Loki, è la dea dell’Oltretomba, scagliata a Muspell da Odino. Ella ha costruito la sua fortezza intorno al fiume dei morti dove vagano le anime degli assassini e degli spergiuri e ha due cameriere: Brutta e Sciocca. Ella pranza con dei coltelli che si chiamano Fame e dei piatti che si chiamano Carestia. Inoltre dorme in un letto ribattezzato Disgrazia Abbagliante. Hel ha testa e torso di una ragazza e arti di uno scheletro a mala pena coperti dalle sue vesti. Appena giunta nel suo nuovo regno (da lei ribattezzato Helheim) plasmò con dell’argilla i suoi servitori: il malvagio cane Garm (probabilmente trasposizione mitologica di Cerbero, secondo l’ignoto traduttore del Saxo Grammaticus, che spiega inoltre che non si hanno tracce né di dove, né di quando il suo culto sia venuto alla luce. È quindi possibile che Hel sia un’estrapolazione di Snorri) e il serpente alato Nidhogg (colui che succhia i cadaveri), che, alle radici di Yggdrasill, il frassino del mondo, infligge punizioni eterne agli uomini malvagi e protegge Urd, la Fonte della Conoscenza, da chiunque voglia abbeverarsi. L’unico che ci riuscì fu Odino, ma pagò il suo sorso con un occhio. Il più grande amico di Hel è sicuramente Surtr, il più grande dei giganti del fuoco, che risiede nel Muspell, il piano astrale più in basso, sotto Helheim. Secondo versioni risalenti all’anno 1100 d.C., Surtr è inoltre suo marito e dall’amore dei due mostri nacquero tutti i vizi e i difetti degli uomini (in particolare Arroganza e Stupidità). Quando ci sarà Ragnarok, Hel spalancherà le porte del suo regno al canto del suo gallo del colore della ruggine, e manderà alla battaglia tutte le anime che vi sono presenti: in particolare, il cane Garm attaccherà il dio Tyr, e i due si distruggeranno a vicenda. Al contrario, Nidhogg è uno dei pochi sopravvissuti a Ragnarok, e anche dopo la battaglia finale, egli continuerà a straziare le anime dei malvagi alle radici di Yggdrasill. Hel fu un mito molto integrato nella religione nordica dopo la sua introduzione da parte di Snorri e anche dopo il definitivo tramonto della mitologia scandinava si possono trovarne tracce nella cristianità: in particolare nei mostri che controllano l’inferno. Altro particolare interessante è una discendenza nell’inglese: la parola hell (inferno) ne è prova lampante.

Tyr
Si tratta del Dio della Guerra, un’aggiunta tardiva al pantheon nordico, con caratteri che prima appartenevano a personaggi come Odino o Thor. Tyr appartiene anch’egli alla stirpe degli Asi. Si tratta di un dio di grande importanza del quale però si sa pochissimo. Il suo nome deriva dall’indoeuropeo *Déiwos , “dio”, e, probabilmente, era identificato come la divinità suprema del cielo. Nell'”interpretatio” romana egli viene inteso come Marte. Suoi attributi sono il coraggio e la saggezza che lo mettono in relazione, rispettivamente, con la guerra e con la pace di cui è garante. Egli infatti era la divinità che presiedeva l’assemblea, il Thing. Tyr è monco, suoi paralleli indoeuropei sono, come ha dimostrato Dumézil, il celta Nuada e il romano Muzio Scevola. Di Tyr si venerava la capacità tattica e la strategia militare che aiutava tutti gli dèi nelle loro battaglie. Tyr rappresenta quindi il dio battagliero delle caste più ricche della popolazione che dovevano organizzare la battaglia e organizzare tattiche militari. Tyr è figlio del gigante del gelo Hymir (nonostante in altre storie e rune appaia come figlio di Odino stesso), col quale Thor si confronta più volte, cercando ogni volta di impressionare Hymir catturando Jormundgandr, senza riuscirci. Tyr era venerato dai generali, dagli jarl e dagli hersir che dovevano scendere in battaglia a comandare l’esercito e portarlo alla vittoria. Di Tyr si conosce inoltre un’altra caratteristica: lo spirito di sacrificio. Infatti quando gli dèi proposero al lupo Fenrir, figlio di Loki, di provare la propria forza provando a divincolarsi da una catena, Fenrir si insospettì e disse che voleva un pegno: un dio avrebbe messo una mano nella sua bocca, così se fosse stato un inganno, il dio ci avrebbe perso una mano. Tyr fu colui che si offrì per questo grandissimo e importantissimo sacrificio: la catena era stata forgiata dai nani, ed era indistruttibile. Fenrir fu incatenato, ma Tyr perse la mano. Questo spirito di sacrificio era ritenuto molto importante dai nordici e Tyr era quindi il dio venerato da coloro che dovevano compiere molti sacrifici per la patria e per la famiglia. Quando ci sarà il Ragnarok, Tyr scenderà in campo con tutti gli altri dèi, ma perirà ucciso da Garm, il cane mostro a guardia di Helheim, il Regno dei Morti. Molti studiosi hanno tuttavia riscontrato una certa somiglianza nel mito di Tyr tra la figura di Garm e quella di Fenrir: è quindi probabile, che inizialmente i due mostri fossero uno solo.

Balder
Balder è figlio di Odino e di Frigga e sposo di Nanna. Snorri lo descrive come il migliore degli dei, bello e luminoso, saggio ed eloquente. La sua essenza è quella di un principio della luce. Baldr è destinato a morire in circostanze tragiche a causa della malizia di Loki, ma rinascerà per presiedere alla nuova era che seguirà il Ragnarok. Baldr (o Balder) è il figlio di Odino e Frigga, è la rappresentazione ideale del figlio di un re e di una regina. Egli è bello e buono: il suo cuore è volenteroso e modesto. È il protettore degli uomini buoni e giusti che hanno subito torti da parte di uomini malvagi. Egli fu il primo degli asi a morire e la storia della sua morte precederà immediatamente il Ragnarok: Una notte Baldr ebbe un incubo (cosa molto rara tra gli asi), in cui la dea Hel gli annunciava morte prossima. Egli ignorò il monito, ma l’incubo si riproponeva ogni notte sempre più tremendo e preciso …egli sarebbe morto per mano di un dio… Un giorno, dopo che non era riuscito a dormire per una settimana, tanto aveva paura di addormentarsi, si confidò con gli altri dèi di questo problema. Subito la questione scatenò reazioni di sgomento, poiché non si era mai visto un dio morire! In particolare i suoi genitori, i Dominatori Del Cielo, erano preoccupati per lui: egli era il figlio migliore che qualunque padre e qualunque madre potessero avere. Così Frigga prese in prestito il cavallo Sleipnir di suo marito e cavalcò in tutti e nove i mondi per strappare giuramenti da parte di ogni essere vivente, ogni elemento, ogni vegetale e ogni animale che nessuno avrebbe fatto del male al buon Baldr. Il suo esito fu positivo e, ottenuti tutti i giuramenti, l’effetto sortito fu che niente e nessuno avrebbe potuto ferire Baldr: ogni attacco si infrangeva infatti contro il suo corpo. Gli dèi, soddisfatti del risultato, si calmarono e si accertarono che il pericolo era scongiurato: anzi, Baldr divenne l’oggetto di un gioco divertente tra gli dèi: infatti egli si sedeva al centro di una sala e tutti cercavano di colpirlo con frecce e armi, e ogni colpo si infrangeva contro di lui, poiché Baldr era invulnerabile. Ma Loki non era contento: egli godeva nel dolore e nella sofferenza e una tale felicità tra gli dèi lo disturbava molto. Egli quindi si tramutò da vecchia e andò a chiedere a Frigga cosa avesse fatto per renderlo invulnerabile. Frigga rispose fiera che per la salvezza di suo figlio aveva cavalcato in tutti i mondi e ora nulla poteva ferirlo… Tranne una piccola pianta, piccolissima: il vischio, che era così piccola ed indifesa che Frigga non se l’era sentita di strapparle un giuramento, tanto non avrebbe potuto far danni: ma tanto bastava. Loki subito scese nel Midgard e si fornì di vischio e poi tornò ad Asgard. Quindi, mentre gli altri dèi giocavano a colpire Baldr, egli si rivolse al dio cieco Hodr, e gli disse che sarebbe stato poco onorevole per lui non giocare, e gli propose di cercare di colpire anche lui Baldr: Loki lo avrebbe aiutato nel prendere la mira. Loki tuttavia legò alla freccia il vischio, e quando Hodr scoccò la freccia, Baldr fu trapassato da parte a parte e si riversò senza vita sul pavimento. La reazione fu istantanea e gli dèi, scandalizzati capirono che erano stati loro stessi a ucciderlo. Il suo funerale fu il più maestoso che fosse mai avvenuto: mentre una barca al tramonto che conteneva il suo corpo andava in fiamme, affinchè la sua anima vivesse per sempre, tutti gli uomini mortali assistevano addolorati, e anche tutti i nani e tutti gli elfi e tutti gli dèi e tutti i giganti e tutti i mostri erano tristi per l’accaduto. Il dolore fu tale che la moglie di Baldr morì per la sofferenza e fu bruciata insieme a suo marito. Quindi Odino scese a Helheim per chiedere a Hel di far risalire suo figlio nelle terre dei vivi. Hel accettò, ad un patto: che ogni essere vivente piangesse per la morte di Baldr. Odino quindi fece piangere tutti con la notizia della morte definitiva del buon Baldr. Tutti tranne una gigantessa, Thokk, che si rifiutò di piangere, relegando quindi Baldr per sempre nell’oltretomba. Fu presto chiaro agli dèi che sotto le spoglie di Thokk si celasse il vero assassino: Loki. Egli fu scacciato da Asgard, e la morte di Baldr pose fine alla felicità di ogni essere vivente: subito dopo infatti avvenne il Ragnarok. Quando, dopo la battaglia finale, ci saranno pochi sopravvissuti, Baldr, uscito da Helheim distrutto, sarà tra questi e parteciperà alla rinascita del mondo sul monte Gimli. Baldr è il dio che veneravano tutti gli hersir e gli jarl che dovevano combattere contro le angherie del mondo e successivamente dalla sua figura fu estrapolato un secondo personaggio, il dio Forseti, suo figlio.

Forseti
Forseti era detto il Pacificatore, il Bianco (un appellativo usato anche per il dio Heimdall), ed era figlio di Baldr e di Nanna. Forseti è una figura quasi sconosciuta al giorno d’oggi, di lui ci sono pervenute solo poche iscrizioni. Sappiamo comunque che era il dio della giustizia e della volontà umana, altre virtù di cui un uomo buono doveva essere dotato per poter diventare un re o un guerriero. Egli aveva una casa ad Asgard, insieme agli altri dèi e una casa a Midgard, il regno degli uomini: tutti coloro che avevano un problema da risolvere, una disputa da far giudicare da qualcuno di saggio, andavano in questa casa, dove il dio Forseti, onnipresente, avrebbe ascoltato il caso con moltissima attenzione e infine avrebbe deciso la sentenza finale. Le sentenze emesse da Forseti erano quindi giudicate da tutti giuste ed imparziali e gli uomini buoni potevano fare affidamento all’aiuto e al giudizio del dio in ogni momento di difficoltà. Il carattere di Forseti è in parte riscontrabile, anche se non interamente con quello di suo padre Baldr, il dio degli uomini buoni e il patrono della giustizia e della volontà.

Il Ragnarok
Nella concezione germanico-nordica il tempo ha un carattere ciclico. Il presente si regge sul difficile bilanciamento di forze contrapposte (gli dei contro le forze del caos, cioè i Giganti e i mostri), destinate a scontrarsi in una lotta finale che darà anche origine a un nuovo ciclo di vita. La fine del mondo annuncia anche, inesorabile, il fato degli dei. Il mito racconta che dapprima vi sarà un inverno aspro e terribile. Faranno seguito altre tre lunghe stagioni fredde senza soluzione di continuità, durante le quali vi saranno guerre, assassinii, sacrilegi. Nel cielo si vedranno eventi inequivocabili: il lupo Sköll ingoierà il sole, il lupo Hati la luna, le stelle scompariranno, ecc. I mostri saranno liberi: Fenrir uscirà dalla sua tana con le fauci spalancate, sbuffando fiamme dalle narici e dagli occhi, e il serpente di Midgardr si leverà dall’oceano, provocando alluvioni e maremoti. Il cielo si spaccherà e le potenze del male daranno l’assalto alla dimora degli dei. Davanti a tutti vi sarà Surtr, il demone di fuoco, quindi Loki, i giganti di ghiaccio e i demoni infernali. Costoro oltrepasseranno Biföst , che si frantumerà al loro passaggio. Heimdallr soffierà il suo corno e gli dei indosseranno l’armatura, accingendosi alla battaglia, seguiti dagli “Einherjar”. Un destino di morte attende gli dei; nondimeno essi, risolutamente, vi marceranno incontro (“fatalismo attivo”). Odino sarà davanti a tutti. Egli si scontrerà col lupo Fenrir che lo ingoierà, prima di soccombere a sua volta, ucciso da uno dei figli di Odino, Vi\darr, il quale gli conficcherà la spada in gola fino al cuore. Thor combatterà col serpente e riuscirà ad ucciderlo, ma morrà subito dopo a causa del veleno di questi. Freyr lotterà con Surtr e cadrà anch’egli. Il cane infernale, Garmr, affronterà il dio T yr e moriranno entrambi, così come Loki e Heimdall. Quindi, Surtr appiccherà il fuoco, distruggendo tutto eccetto taluni luoghi dove saranno radunati i morti (da una parte i buoni e da un’altra i malvagi, secondo una concezione che ha, probabilmente, subito degli influssi cristiani). Quando il fuoco avrà arso ogni cosa, vi sarà un nuovo inizio. La terra riemergerà dalle acque, nuovamente verde e fiorente. Un nuovo sole splenderà nel cielo. Gli dei sopravvissuti, i figli di Odino Vidarr e Vali, i figli di Thor, Baldr tornato dagli inferi, daranno inizio ad una nuova stirpe divina e, da un uomo e una donna, avrà inizio una nuova generazione umana. Tuttavia il tenebroso drago Nidhöggr solcherà i cieli, segno che la rigenerazione del mondo non significa la rottura dell’equilibrio tra forze opposte né la definitiva scomparsa del male.

Divinità Nordiche e giorni della settimana
Analizzando attentamente i nomi dei giorni della settimana nelle lingue scandinave e germaniche, si nota come i nomi degli dèi della mitologia norrena compaiano molto spesso nelle lingue moderne

Possiamo notare, nella tabella di seguito, interessanti corrispondenze tra i giorni della settimana, le divinità Vichinghe e quelle Greco-Romane (pianeti):

Questo ci fa comprendere ancora come le due civiltà possano avere avuto un sicuro contatto dato dai commerci o, ancor più probabile, un’origine comune. Via: runemal

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Written by Luca

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Jormungand, l’enorme serpente di Midgard

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