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Alfabeto runico

L’alfabeto runico, detto “fuþark” (dove il segno þ corrisponde al suono th dell’inglese think), dalla sequenza dei primi sei segni che lo compongono (*Fehu, *Uruz, *Þurisaz, *Ansuz, *Raido, *Kaunan), era l’alfabeto segnico usato dalle antiche popolazioni germaniche (come ad esempio Vichinghi, Angli, Juti e Goti).

Origini
Le rune derivano da una scrittura appartenente al gruppo delle cinque principali varietà di alfabeto italico, derivato dall’alfabeto etrusco. La vera origine delle rune risale alla colonizzazione greca dell’Italia meridionale in particolare alla città di Cuma, luogo di incontro tra greci ed etruschi dove questi ultimi appresero l’alfabeto. Importanti iscrizioni furono scoperte nell’area alpina e prealpina. Scritture simili furono usate per il Leponzio, il Retico e il Venetico; particolarmente simile all’alfabeto runico, e possibile esempio di passaggio tra l’etrusco e il runico, è l’alfabeto di Lugano (o di Como), particolarmente noto per la stele di Prestino. Questa iscrizione è in un dialetto celtico, sebbene presenti possibili segni di un substrato pre-indeuropeo, probabilmente ligure-leponzio; è speculativo, ma non infondato, supporre che nell’Italia settentrionale dell’età del bronzo pre celtica fossero parlate lingue agglutinanti non indeuropee, magari collegabili con le lingue tirreniche come il Lemnio e l’Etrusco, o addirittura con alcune lingue anatoliche e mesopotamiche. Altri esempi simili sono riscontrabili anche per le popolazioni Retiche, che abitavano a est-nord est di quelle dell’area compresa tra il Lago di Como e il Lago Maggiore, la loro lingua era molto differente (più vicina all’etrusco e alle lingue tirreniche) ma esistevano, evidentemente, scambi commerciali, guerre (Como fu rasa al suolo dai retici in epoca storica e ricostruita in pianura dai romani) e contatti culturali. In Italia le uniche iscrizioni runiche risalgono al tempo dei normanni e si trovano nel sud della penisola in particolare nel Santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo, in provincia di Foggia (Puglia). Nonostante tutte queste ricerche, non si può dire con certezza che l’alfabeto Runico abbia origini dall’alfabeto italico (che a sua volta discende da quello Etrusco),ma è più probabile che abbia dirette origini Indoeuropee. Non è da escludere la possibilità che parte del popolo Indoeuropeo emigrante verso la Germania e la Scandinavia usasse già una sorta di Rune.

Etimologia
Il sostantivo norreno rún, attestato nelle iscrizioni, indica i singoli segni del fuþark ed è conservato nelle altre lingue germaniche antiche con il significato di “segreto”, “mistero”; ancora, nella lingua tedesca, il verbo raunen significa “bisbigliare, sussurrare”. Le rune sono una delle più importanti istituzioni culturali e linguistiche comuni alle popolazioni germaniche. Va inoltre detto che le prime iscrizioni runiche (II e III secolo d.C.) sembrano mostrare una lingua essenzialmente unitaria, quasi senza particolarità dialettali che poi saranno i tratti distintivi delle lingue germaniche, dimostrando in questo modo che in questo periodo non era ancora avvenuta la seconda rotazione consonantica (zweite Lautverschiebung).

Esecuzione
Il fuþark (si pronuncia Futhark) prende il suo nome dalle prime sei rune di questo cosiddetto alfabeto, che però non venne usato solo per scrivere ma anche per usi esoterici, religiosi, o per inviare dispacci segreti durante le battaglie; era inizialmente formato da 24 segni chiamati rune. Si conoscono evoluzioni successive del fuþark, diverse per numero e forma delle rune. La grafia delle singole rune, composte da linee rette, dipende dal fatto che spesso le incisioni erano effettuate su pietra, su legno od altre superfici dure a seconda del loro uso. L’inesistenza di tratti orizzontali è motivata dal fatto che nel primo periodo scrittorio i segni runici venivano incisi su legno: escludendo l’esecuzione di tratti orizzontali si evitava che i tratti coincidessero con le venature del tronco, evidentemente disposto orizzontalmente; in questo modo si evitavano possibili equivoci ed errori di lettura. I primi esempi risalgono alla fine del II secolo d.C. Il significato delle rune si può solamente intuire poiché non sono giunte documentazioni chiare che attestino cosa esse veramente stiano a significare sotto ogni punto poiché come detto prima potevano essere usate anche per altri fini non per forza inerenti alla vita di tutti i giorni. I significati delle rune vengono attribuiti dalla lettura di antichissimi scritti che trattano della mitologia nordica come l’Hávamál, o Edda poetica che è uno scritto di stralci di differenti origini, assemblati insieme per formare un lungo monologo che parla della vita di tutti i giorni, delle relazioni tra i sessi, delle rune e dei canti magici, con alcuni episodi mitologici inseriti nel discorso in qualità di esempio, antico testo di leggende e miti nordici che possiede una sua struttura archetipa collegata anche a storie vere dove simbolo e realtà si mischiano.

Odino, signore delle rune
La tradizione scandinava attribuisce a Odino il dominio delle rune, quali sorgenti magiche di ogni potere e sapienza. Il mito della “scoperta” delle rune da parte del dio viene riferito in una strofa del poema eddico Hávamál, dove si legge:
(NON)
«Veit ek, at ek hekk
vindgameiði á
nætr allar níu,
geiri undaðr
ok gefinn Óðni,
sjalfur sjalfum mér,
á þeim meiði
er manngi veit
hvers af rótum renn.

Við hleifi mik sældu
né við hornigi,
nýsta ek niðr,
nam ek upp rúnar,
æpandi nam,
fell ek aftr þaðan.»

(It)
«Lo so io, fui appeso
al tronco sferzato dal vento
per nove intere notti,
ferito di lancia
e consegnato a Odino,
io stesso a me stesso,
su quell’albero
che nessuno sa
dove dalle radici s’innalzi.

Con pane non mi saziarono
né con corni [mi dissetarono].
Guardai in basso,
feci salire le rune,
chiamandole lo feci,
e caddi di là.»
(Edda poetica – Hávamál – Il Discorso di Hár 138-139)

Il passo è in larga parte oscuro, soprattutto perché manca in questo caso il riferimento esplicativo nell’Edda in prosa di Snorri. L’autosacrificio di Odino, qui descritto, nel quale il dio si sarebbe volontariamente impiccato ad un albero e trafitto con una lancia, rispecchia perfettamente le modalità dei sacrifici umani che venivano tributati al dio nella Scandinavia precristiana. Le vittime venivano infatti impiccate e quindi trafitte a colpi di lancia, come attestato ad esempio nella Saga di Gautrekr. L’Hávamál non specifica la natura dell’albero a cui il dio si sarebbe appeso, ma si ritiene comunemente di poterlo identificare con Yggdrasill, il frassino cosmico della mitologia norrena. Il nome significa “destriero di Yggr”, dove Yggr, “terribile”, è un epiteto dello stesso Odino. Il termine drasill, “destriero”, è a sua volta leggibile nella letteratura scaldica come una kenning (metafora poetica) a indicare la forca alla quale venivano appesi gli impiccati. Nel rito descritto si riconoscono anche motivi inerenti all’iniziazione sciamanica, derivati probabilmente dal mondo finnico. Si riteneva infatti che gli sciamani acquistassero i loro poteri di mediatori col mondo soprannaturale attraverso vari rituali di morte e rinascita, spesso descritti con tinte non diverse dal racconto dell’Hávamál.

Componente misterica
Preveggenza e valore augurale.
Secondo Tacito, nella Germania, sacerdoti, capi tribù o paterfamilias praticavano sortilegi leggendo la disposizione di pezzetti di legno, su cui erano incise le rune, sparpagliati a caso su un telo bianco. Molto spesso le rune venivano incise su strumenti o nel legno delle navi per assicurare virtù sovrannaturali a tali oggetti (un po’ come nelle tabellae defixionum greco-latine, ma con una funzione distinta) o, anche solo per indicarne il proprietario o il costruttore. Secondo alcuni linguisti si spiega così l’origine dei sostantivi della lingua inglese (book) e tedesca (Buch) che indicano il libro come materiale scrittorio: entrambi i termini, infatti, derivano dal germanico bôk-, che indica il legno di faggio (Buche, corrispondente al latino fagus) su cui le rune erano incise. Analogamente, il sostantivo tedesco Buchstabe (“lettera”) significa in origine “bastoncino di legno di faggio”[1]. Secondo altri linguisti le parole Buch (“libro”) e Buche (“faggio”) non sono correlate[2].

Declino
L’avvento del cristianesimo nelle popolazioni germaniche portò all’introduzione di alfabeti classici, la cui funzione principale era la conservazione e la tradizione della cultura. Le rune però non scomparvero subito, cedendo la funzione letteraria all’alfabeto latino ma rimanendo un metodo di scrittura utilizzato per esigenze quotidiane, soprattutto di supporto alla memoria di tutti i giorni.

Note
1^ Sandra Bosco Colestos, Storia della lingua tedesca.
2^ Elmar Seebold, Etymologisches Wörterbuch der deutschen Sprache.

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Written by Vicky Ledia

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