in ,

Una riflessione sull’eutanasia

“La vida buena, buena vida es” canta allegramente Ricky Martin (esibendosi anche in acrobazie di capoeira) in una delle sue ultime canzoni, che poi è stata l’inno dei Mondiali di calcio che si sono tenuti in Brasile nell’anno corrente.
Tuttavia è un discorso che può valere per tutti? Si può dire ad un malato terminale, preda di inenarrabili sofferenze, che la “vida buena, buena vida es”?
E’ possibile, in base anche a discutibili precetti religiosi, impedire ad un malato sofferente, ma lucido, di decidere di andare incontro alla morte dignitosamente? Oppure si rischia di apparire stucchevolmente retorici e privi della più elementare capacità di empatia e comprensione?
Evidentemente per alcuni questa non è una “vida buena” e decidono di porre termine alle loro sofferenze.
E’ stato il caso di Brittany Maynard, giovane donna statunitense di ventinove anni, che, a fronte di una diagnosi terribile di cancro al cervello, ha deciso di andare incontro ad una fine che sarebbe arrivata, accompagnata tuttavia da un decadimento psico-fisico piuttosto marcato.
Una cosa c’è da dire: Brittany ha anche usato il suo caso per gli altri, affinché a tutti fosse concesso il diritto di scegliere una fine libera da un dolore straziante, mostrando una maturità e una generosità piuttosto rare da trovare.
Brittany si è mostrata coraggiosa? Disperata? Desiderosa di evitare la sofferenza? Difficile dirlo, ciò che però credo conti di più è mostrare un minimo di comprensione per una scelta che di sicuro non è stata fatta a cuore leggero.
Dinanzi a queste scelte credo occorra chinare lievemente il capo senza pontificare sulla sofferenza e solo i famigliari della persona, in nome di quell’egoismo sentimentale di cui spesso sono coloriti i rapporti affettivi, hanno il diritto alla comprensione in caso di contrarietà dinanzi ad una scelta simile.
Tuttavia, come al solito, esimi elementi della chiesa non perdono occasione per mostrare la loro limpida dirittura morale.
Infatti mons. Carrasco da Paula, presidente del pontificio consiglio per la famiglia (minuscolo voluto), commentando il caso, ha definito la morte di Brittany:”Priva di dignità”
Questo monsignore, che di cristiano ha solo l’abito talare, ha detto:”Non giudichiamo le persone – ha aggiunto – ma il gesto in sé è da condannare”
Peccato che il suddetto signore si sia dimenticato che uno dei precetti-in teoria-del cristianesimo è la pietà, che non si esprime certo in condanne recise e taglienti di una scelta sofferta come quella di Brittany.
Ma una tale affermazione manifesta la piccineria di una parte assai retriva della comunità ecclesiastica che, in nome di una ideologia castrante in ogni senso, dimentica che il Cristo ha detto:”non giudicare se non vuoi essere giudicato”(Luca 6, 37)
Eppure sembra che l’attività preferita degli ecclesiastici sia giudicare, dall’alto di un inesistente pulpito morale.
Cesserà mai questa polarità tra apparenza e sostanza?

Mentor

Written by Zahira

Membro orgogliosa di Dracia.com

Years Of MembershipVerified MemberContent AuthorComment Addict

One Comment

Leave a Reply

Lascia un commento

Perchè le fotografie vanno pagate

Consigli utili per una buona scrittura