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SPQR


Senatus PopulusQue Romanus

SPQR, sigla del latino Senatus Populusque Romanus (Senatvs PopvlvsQve Romanvs), in italiano “Il Senato e il popolo romano”, racchiude in sé le figure che rappresentano il potere della Repubblica romana: il Senato e il popolo, cioè le due classi dei patrizi e dei plebei che erano a fondamento dello Stato romano. L’acronimo SPQR, nell’accezione fornita dal dizionario “IL” di Castiglioni-Mariotti,vuol dire “Senatus Populusque Quiritium Romanus”, cioè il Senato e il Popolo Romano dei Quiriti. Il Quirite era infatti il cittadino dell’antica Roma che godeva dei pieni diritti civili, politici e anche militari.

Origine e uso antico
Bernardino Corio, storico umanista, fornisce un’attenta spiegazione del significato della sigla e del blasone che è tutt’oggi lo stemma della città di Roma. Nel suo Le Vite degl’Imperatori Incominciando da Giulio Cesare fino à Federico Barbarossa… racconta che «questa signoria [dei Consoli] portò col vessillo dell’aquila S.P.Q.R. le quali lettere così dicono: Senatus Populusque Romanus cioè il Senato et Popolo Romano; et queste lettere erano d’oro in campo rosso. L’oro è giallo et appropriato al Sole che dà lume, prudentia et signoria a ciascuno che col suo valore cerca aggrandire. Il rosso è dato da Marte il quale essendo il dio della battaglia, a chi francamente lo segue porge vittoria et maggioranza». La P è unanimemente considerata la lettera iniziale per Populus, mentre è sempre stato necessario approfondirne il significato in aggiunta a Senatus[1]; Ad una contrapposizione in cui Senatus assume il significato di Patres, e quindi di Patrizi, e Populus come sinonimo di Plebs se ne contrappone una in cui dove Senatus indica le magistrature statuali, mentre populus comprende sia i patrizi che i plebei. Gellio così dice:

«Plebs autem a populo eo distat, quod populi appellatione universi cives significantur, connumeratis etiam patriciis; plebis autem appellatione sine patriciis ceteri cives significantur».
…………………………………………………………………………

(La plebe in questo si differenzia dal popolo perché popolo indica tutti i cittadini, compresi i patrizi. Il termine plebe indica i rimanenti cittadini senza i patrizi).
In realtà diverse versioni sono suggerite circa il corretto significato della sigla, in base alla presunta declinazione della “R”, che può essere Romanus (Senatus o Populus), Romani (Senatus e Populus) , Romae (di Roma) o Romanorum (dei Romani). Inoltre la “Q” potrebbe essere stata verosimilmente nei tempi più antichi non l’abbreviazione della congiunzione “que”, ma quella del termine Quiritium, cioè Quiriti, come i Romani chiamavano sé stessi nell’accezione di cittadini godenti dei pieni diritti: quindi la sigla andrebbe letta come Senatus Populusque Quiritium Romanorum, in italiano “Il Senato e il Popolo dei Quiriti Romani”.
Un’accreditata ipotesi, invece, ne fa autori i Sabini, che avrebbero così inteso sottolineare la loro potenza: la sigla starebbe per Sabinis Populis Quis Resistet, in italiano “Chi potrà resistere alle genti sabine?”. Vinti i Sabini, i Romani avrebbero poi risposto mettendo in fila le stesse iniziali per affermare solennemente la propria autorità.

Età medievale
La sigla S.P.Q.R. venne costantemente usata anche dopo quella data che noi moderni abbiamo convenzionalmente assunto, il 476, a indicare la fine del governo di Roma. Per tutto l’alto medioevo, sebbene in declino, Roma continuò a essere la città più popolosa dell’Occidente, e a funzionare, almeno formalmente da capitale del rinnovato impero romano medievale fondato da Carlo Magno. Non meraviglia dunque che nel verso del sigillo di Federico Barbarossa si trovi ancora la scritta: “Roma caput mundi regit orbis frena rotundi” cioè Roma capitale del mondo regge le redini dell’orbe rotondo. Detto questo non deve nemmeno stupire che nel basso Medioevo, quando Roma si era organizzata in libero Comune di Popolo, si continuasse ad usare la sigla S.P.Q.R., sebbene in un modo che a posteriori definiremmo “filologicamente non corretto”. Riprendendo la leggenda degli ancili, il Comune, che teneva a presentarsi come il legittimo successore del potere della Roma antica, propagandava l’interpretazione per cui lo scudo rosso con la sigla S.P.Q.R. dorata, suo simbolo, significasse già dai tempi antichi “Sanato. Popolo. Qumune. Romano.”[2].

Altri significati
Giuseppe Gioachino Belli compose un sonetto romanesco intitolato S.P.Q.R., in cui la sigla viene interpretata come “Soli Preti Qui Rreggneno”.
Il personaggio dei fumetti Obelix, creato da René Goscinny e Albert Uderzo, spesso interpreta umoristicamente la sigla come Sono Pazzi Questi Romani!. L’idea non è degli autori francesi, ma del traduttore italiano Marcello Marchesi, che pensò di rendere così la frase originale Ils sont fous ces Romains. Un’altra storpiatura comica di SPQR è nel film S.P.Q.R. 2000 e ½ anni fa, in cui Massimo Boldi esclama, inseguito da soldati romani: “Sono Porci Questi Romani!”
S.P.Q.R. è un fumetto pubblicato su Il Giornalino.
S.P.Q.R. è anche la sigla di “Società Produzioni Quotidiane Radiotelevisive”, TV privata romana degli anni settanta.
Nel medioevo vengono attribuite alla sigla i seguenti significati: Sapiens Populus Quaerit Romam: “Un popolo saggio ama Roma”.
Stultus Populus Quaerit Romam: come sopra, ma il popolo diventa “stolto”.
Senex Populus Quaerit Romam: idem, ma con un “vecchio popolo”.
Salus Papae Quies Regni: “Salvezza del papa, tranquillità del regno”.
Sanctus Petrus Quiescit Romae: “San Pietro riposa a Roma”.
Salve Populus Quintinii Regi: “Salute al popolo di re Quinto”.

Sigle simili
La sigla SPQ[iniziale della città] veniva in genere concessa dal regnante in segno di autonomia comunale raggiunta, questo è il caso di Messina, Palermo, Siracusa e Catania.
SPQA (Senatus PopulusQue Alatrinus) è la sigla utilizzata da Alatri, in provincia di Frosinone.
SPQA (Senatus PopulusQue Albanensis), sigla utilizzata da Albano Laziale, in provincia di Roma.
SPQA (Senatus PopulusQue Anagninus) è usato anche dalla città di Anagni in provincia di Frosinone.
SPQA (Senatus PopulusQue Asculum) è usato anche dalla città di Ascoli Piceno capoluogo di provincia nelle Marche.
SPQA (Senatus PopulusQue Ausculum) è usato anche dalla città di Ascoli Satriano, in provincia di Foggia.
SPQA (Senatus Populus Que Albanensis), sigla utilizzata da Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo.
SPQAL (Senatus PopulusQue Albanellensis), sigla utilizzata da Albanella, in provincia di Salerno.
SPQB (Senatus PopulusQue Beneventanus), sigla di “Il Senato e il Popolo Beneventano”.
SPQB, sigla utilizzata da Bruges, in Belgio.[3]
SPQB, sigla utilizzata da Bruxelles, in Belgio.[4]
SPQO, sigla utilizzata da Olomouc, in Repubblica Ceca
SPQC (Senatus PopulusQue Campanus), è la sigla di Il Senato e il Popolo Capuano, presente sulla facciata principale del municipio della città di Capua e nel suo stemma.
SPQC (Senatus Populusque Catanensium), sigla utilizzata da Catania, il titolo venne concesso con lettera osservatoria del viceré Emanuele Filiberto del 16 giugno 1624. Il titolo venne in seguito confermato da un rescritto del re Vittorio Amedeo II del 6 gennaio 1714, è presente nello stemma della città.[5]
SPQF (Senatus Populusque Falerionis) sigla utilizzata da Falerone, in Provincia di Fermo, ricorda la gloria e il passato antico della città romana di Falerio Piceno sorta in età augustea da cui poi trae origine la città attuale.
SPQF (Senatus Populusque Fulginatensis), sigla utilizzata da Foligno, in Provincia di Perugia.
SPQL (Senatus Populusque Labicanus), sigla utilizzata da Monte Compatri, in Provincia di Roma, ricorda la gloria e il passato antico della città latina pre-romana di Labicum che insisteva nel territorio di Monte Compatri.
SPQL (Senatus Populusque Lucerinus), sigla utilizzata da Lucera, in Provincia di Foggia.
SPQM (Senatus Populusque Messanensis), sigla utilizzata da Messina.[6]
SPQM (Senatus Populusque Marinensis), sigla utilizzata da Marino, in provincia di Roma.
SPQM (Senatus Populusque Melphictensis), sigla utilizzata da Molfetta, in provincia di Bari.
SPQN (Senatus Populusque Naritanus), sigla utilizzata da Naro, in provincia di Agrigento, la sigla è presente anche sullo stemma della città.
SPQN (Senatus Populusque Nolanus), sigla utilizzata da Nola, in città metropolitana di Napoli.
SPQP (Senatus Populusque Panormitanus), sigla utilizzata da Palermo come concessione regale, è presente nello stemma della città.
SPQP (Senatus Populusque Pisanus), sigla utilizzata da Pisa, è presente nella sala delle Baleari (sede del Consiglio comunale) sopra il gonfalone e in una targa al centro della Sapienza, sede storica dell’Università.
SPQR è anche la sigla di Senatus PopulusQue Rheginus, ovvero Il Senato e il Popolo Reggino, presente sulla facciata principale di Palazzo San Giorgio, sede del municipio della città di Reggio Calabria.
SPQR è anche la sigla di Senatus Populusque Regiensis, ovvero Il Senato e il Popolo Reggiano, presente nello stemma della città di Reggio Emilia.
SPQS (Senatus Populusque Sabinus) sigla presente nello stemma della provincia di Rieti.
SPQS (Senatus Populusque Segninus), sigla utilizzata da Segni, in provincia di Roma.
SPQS (Senatus PopulusQue Senensis), sigla presente sul piedistallo di una Lupa senese all’entrata della Porta di San Lorenzo nella città di Siena.
SPQS (Senatus PopulusQue Syracusanus), è la sigla di Il Senato e il Popolo Siracusano, presente nello stemma della città di Siracusa.
SPQT (Senatus Popolusque Tegianensis, il Senato e il Popolo di Teggiano).
SPQT (Senatus PopolusQue Tusculanus, il Senato e il Popolo di Tuscolo) è la sigla che viene usata come simbolo dal comune di Frascati, in provincia di Roma.
SPQT (Senatus PopolusQue Tibur, il Senato e il Popolo di Tivoli) è la sigla utilizzata dal comune di Tivoli, in provincia di Roma.
SPQV (Senatus Populusque Veliternus), sigla utilizzata da Velletri, in provincia di Roma.
SPQV (Senatus Populusque Verolanus), sigla utilizzata da Veroli, in provincia di Frosinone.

Note
1.^ Marta Sordi Populus e plebs nella lotta patrizio plebea[1]
2.^ Pucci, Antonio [1362], Libro di varie storie.
3.^ Wapen van / Blason de Brugge
4.^ SPQB sign on the court of Justice of Brussels – Europe Photo Gallery
5.^ Matteo Gaudioso, Lo stemma di Catania: il simbolo A, Rivista del Comune di Catania.
6.^ W. E. Gladstone, M. R. Foot, The Gladstone Diaries.

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Written by Vicky Ledia

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