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Rocchetta Mattei

La Rocchetta Mattei è una rocca situata sull’Appennino settentrionale, su di un’altura posta a 407 metri sul livello del mare, in località Ponte nel comune di Grizzana Morandi, sulla strada statale n° 64 (Porrettana), in provincia di Bologna. Costruita nella seconda metà del XIX secolo, mescola stili diversi, dal medievale al moresco. Fu la dimora del conte Cesare Mattei, letterato, politico e medico autodidatta fondatore della medicina elettromeopatica, sulle basi della medicina omeopatica. Il 5 novembre 1850 viene posta la prima pietra della Rocchetta, e già nel 1859 è considerata abitabile, tanto che Cesare Mattei non se ne allontana più. All’interno della Rocchetta il conte conduce una vita da castellano medievale e arriva addirittura a crearsi una corte, con tanto di buffone[2]. Il castello voleva essere la sede della nuova medicina mondiale che il Conte divulgò con grande successo in tutto il mondo e ospitava illustri personaggi che arrivavano da ogni dove per farsi curare. La fama della Rocchetta crebbe con quella del Conte e dell’elettromeopatia, nella quale erano riuniti il potere delle erbe con quello dell’elettricità vegetale. Il conte possedeva industrie farmaceutiche in tutto il mondo e da tutto il mondo vennero a farsi curare da ogni tipo di malattia; sembra che, addirittura, ospiti della Rocchetta siano stati Ludovico III di Baviera e lo zar Alessandro II. Nel 1925 è visitata in forma ufficiale da S. A. R. il Principe di Piemonte. Persino Dostoevskji cita il Conte ne I fratelli Karamàzov, quando fa raccontare al diavolo di essere riuscito a guarire da terribili reumatismi grazie a un libro e a delle gocce del Conte Mattei[3].

«Ma che filosofia e filosofia, quando tutta la parte destra del corpo mi si è paralizzata e io non faccio che gemere e lamentarmi. Ho tentato tutti i rimedi della medicina: sanno fare la diagnosi in maniera eccellente, conoscono la tua malattia come il palmo delle loro mani, ma non sono capaci di curare. Mi è capitato di incontrare un piccolo studente entusiasta: “Se morirete”, diceva, “in compenso sarete perfettamente al corrente della malattia per la quale morirete!” E poi, ancora, quel loro modo di spedirti da uno specialista all’altro, come a dire: noi facciamo soltanto la diagnosi, ma se andrete dallo specialista tal dei tali quello vi curerà. Ti dico che non si trovano più, più, i dottori di un tempo che ti curavano da tutte le malattie, adesso ci sono soltanto gli specialisti che si fanno pubblicità a tutto spiano sui giornali. Se ti fa male il naso, vatti a curare a Parigi: lì, dicono, c’è uno specialista europeo che cura il naso. Vai a Parigi, quello ti esamina il naso e ti dice: “Posso curarvi soltanto la narice destra, perché non curo le narici sinistre, non è la mia specialità, ma dopo la mia cura andate a Vienna, lì c’è lo specialista adatto che riuscirà a guarirvi la narice sinistra”. Che fai allora? Io sono ricorso ai rimedi popolari, un dottore tedesco mi ha consigliato di cospargermi di miele e sale durante il bagno a vapore. Io ci sono andato solo per farmi un bagno di vapore in più: mi sono impiastricciato tutto e senza alcun beneficio. Disperato, ho scritto al conte Mattei a Milano, che mi ha mandato un libro e delle gocce, che Dio lo benedica.»
(Dostoevskji, I fratelli Karamàzov)

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Storia della Rocchetta dal dopoguerra a oggi
Durante la guerra le truppe tedesche danneggiano gli interni dell’edificio, tanto che, a conflitto ultimato, l’ultima erede, Iris Boriani, non riuscendo a vendere la Rocchetta, la offre gratuitamente al Comune di Bologna, che però non accetta la donazione.
Nel 1959 la Rocchetta viene acquistata da Primo Stefanelli che trasforma una delle costruzioni minori, già adibita a padiglione da caccia, in accogliente albergo con annesso ristorante, dal quale accedere all’adiacente ombroso parco, vera oasi di quiete e serenità. Stefanelli si pone l’obiettivo di riparare i danni per riportare il castello nelle originarie condizioni, per farne una meta turistica di notevole interesse.
Nel 1989, Stefanelli muore e la situazione precipita: per problemi vari la Rocchetta è stata definitivamente chiusa al pubblico.
Si racconta che all’interno della Rocchetta Mattei si aggiri ancora il fantasma del conte. Le ricerche hanno affermato che si tratta di una leggenda inventata da Primo Stefanelli per rendere più turisticamente attrattiva la Rocchetta.
Nel 1997 nasce un comitato per la tutela del castello che, nel totale abbandono dei proprietari e delle istituzioni governative, sembrava destinato alla rovina. Vengono promosse molte iniziative al riguardo, una catena umana attorno alla Rocchetta, conferenze e dibattiti, che riscuotono molto successo.
Nel 2000 viene istituito un museo sul Conte Cesare Mattei, la Rocchetta Mattei e l’Elettromeopatia in Via Nazionale 117 a Riola di Vergato, sede del Comitato “Archivio Museo Cesare Mattei”, il quale continua tutt’oggi nella raccolta di reperti storici inerenti alla vita del Conte Cesare Mattei.
Nel 2006 la Fondazione della Cassa di Risparmio in Bologna ha ufficialmente annunciato l’acquisizione della Rocchetta Mattei anche sul suo sito web.

L’architettura dell’edificio
L’insieme di edifici che forma il castello odierno è collocato su un complesso medievale, appartenuto agli imperatori Federico il Barbarossa e Ottone IV e dominio della Contessa Matilde di Canossa, che vi tenne come custode un vassallo, Lanfranco da Savignano. La necessità della difesa del passaggio sul Reno rese prezioso questo castello ai Sovrani del tempo. Caduto in potere dei Bolognesi, e creata una linea difensiva più avanzata, la rocca divenne inutile e fu distrutta nel 1293.
Prima di scegliere come luogo per la costruzione del suo castello la località Ponte, pare che Cesare Mattei avesse visitato diversi luoghi. Il luogo fu preferito per molte ragioni: la comodità dell’accesso, l’isolamento del rialzo roccioso formante un gigantesco piedistallo naturale, la situazione del luogo sulla confluenza dei fiumi Limentra e Reno, le vallate dei quali domina sovrano questo scoglio in faccia al pittoresco gruppo di Montovolo e Monvigese. Lo stile prevalente è il moresco, a cui si aggiunge l’architettura italiana medioevale e moderna.
L’ingresso principale si apre sulla strada provinciale n. 62,’ Riola – Camugnano – Castiglione dei Pepoli ‘, diramazione della strada statale 64. Una iscrizione in alto ricorda l’origine e il compimento dell’edificio con le parole seguenti:
«Il Conte Cesare Mattei – sopra le rovine di antica rocca – edificò questo castello dove visse XXV anni – benefico ai poveri – assiduamente studioso – delle virtù mediche dell’erbe – per la qual scienza ebbe nome in Europa – ed era cercato dagli infermi il suo soccorso – Mario Venturoli Mattei – compié l’edificio – e secondo il voto di lui – nel X anno dalla morte – ne portò qui le ceneri – con amore e riconoscenza di figlio – il III Aprile MCMVI.»
Una larga e comoda scala conduce al vestibolo del corpo abitato. Un ippogrifo è a guardia dell’entrata, per la quale si passa in un cortile scavato nella roccia. Due gnomi a guisa di cariatidi sostengono lo stipite di una porta di faccia. Il catino monolite che occupa il centro proviene dalla parrocchiale di Verzuno ove serviva da battesimale. In questo cortile, entrando, nell’angolo sinistro il 5 novembre 1850, alla presenza di pochi amici, Cesare Mattei pose la prima pietra della costruzione, da lui chiamata col vezzeggiativo di Rocchetta.
Dallo stesso lato una porta conduce a una scaletta e poi al magnifico loggiato noto come Loggia Carolina in stile orientale. La scala della Torre conduce, attraverso un ponte levatoio, a una stanzetta dalle finestre piccole e dal soffitto a stallatiti, che fu la camera da letto del Conte Cesare Mattei, in cui sono ancora conservati i mobili originali e le pipe di proprietà del conte. Quasi di fronte si trova la scala delle visioni dove una fantasia allegorica nella volta rappresenta la nuova scienza omeopatica che vince la vecchia medicina. Due distici del latinista abate Giordan, nizzardo, amico del Mattei e ospite in Rocchetta, celebrano la vittoria:
«Finxerat. Haec. Deus. Huc Immissa. Luce. Superne Signavitque. Umbras. Lumine. Ducta. Manus Hisce. Nova. Ex. Herbis. Mundo. Medicina. Paratur Hinc. Vetus. Ella. Fugit. Victima. Strata. Jacet.»
La scala conduce alla sala inglese sull’alto del torrone principale. Ritornando nella Loggia Carolina si trovano la camera bianca e la camera turca. Dopo un breve tratto di roccia scoperta, rupe e balcone allo stesso tempo, si trova il cortile dei Leoni, la parte meglio riuscita dell’intero edificio, riproduzione del cortile dell’Alhambra di Granada. A lato del cortile dei Leoni si trova l’ingresso a una specie di vasta cantoria, che sovrasta l’interno della chiesa del castello. Entro un’arca rivestita di maioliche si trovano le spoglie di Cesare Mattei. L’arca non riporta alcun nome, ma soltanto un’iscrizione:
«Anima requiescat in manu dei»
«Diconsi stelle di XVI grandezza e tanto più lontane sono che la luce loro solo dopo XXIV secoli arriva a noi. Visibili furono esse coi telescopi Herschel. Ma chi narrerà delle stelle anche più remote: atomi percettibili solo colle più meravigliose lenti che la scienza possegga o trovi? Quale cifra rappresenterà tale distanza che solo correndo per milioni d’anni la luce alata valicherebbe? Uomini udite: oltre quelle spaziano ancora i confini dell’Universo!»
Ripassando dal cortile dei Leoni si entra nel salone della pace, così chiamata in omaggio alla fine vittoriosa della Grande Guerra, e successivamente nella sala della musica nella chiesa, imitazione della cattedrale di Cordova. Accanto alla chiesa si trova il salone dei novanta, così chiamato perché il Conte Mattei avrebbe voluto tenervi un banchetto di vecchi nonagenari quando avesse raggiunta questa età. Morì prima del tempo senza aver vista la sala compiuta, che fu terminata dal figlio adottivo Mario Venturoli Mattei. Si esce nel parco e da qui una elegante scala in macigno conduce alla Porrettana. Varie costruzioni minori, destinate un tempo a locali di servizio e oggi trasformate in villette, coronano il corpo principale.

Nell’arte e nella letteratura
La Rocchetta fa da sfondo al romanzo giallo dello scrittore bolognese Loriano Macchiavelli, Delitti di gente qualunque, pubblicato nel 2009.

Nel cinema
Sono ambientati all’interno della Rocchetta Mattei i film:
Balsamus, l’uomo di Satana, 1968, di Pupi Avati;
Enrico IV, 1984 di Marco Bellocchio.

Note
1^ Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna
2^ Archivio Museo Cesare Mattei.
3^ F.Dostoevskij, I fratelli Karamazov.

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Written by Vicky Ledia

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