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Maurits Cornelis Escher

Maurits Cornelis Escher (Leeuwarden, 17 giugno 1898 – Laren, 27 marzo 1972) è stato un incisore e grafico olandese. È conosciuto principalmente per le sue incisioni su legno, litografie e mezzetinte che tendono a presentare costruzioni impossibili, esplorazioni dell’infinito, tassellature del piano e dello spazio e motivi a geometrie interconnesse che cambiano gradualmente in forme via via differenti. Le opere di Escher sono molto amate dagli scienziati, logici, matematici e fisici che apprezzano il suo uso razionale di poliedri, distorsioni geometriche ed interpretazioni originali di concetti appartenenti alla scienza, sovente per ottenere effetti paradossali.

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Biografia
Escher è il figlio minore di George Arnold Escher, un ingegnere idraulico, e della sua seconda moglie, Sarah Gleichman. Nel 1903, la famiglia si spostò ad Arnhem, dove egli prese lezioni di carpenteria e pianoforte fino all’età di tredici anni. Dal 1912 al 1918, frequentò la scuola secondaria; anche se eccelleva nel disegno, i suoi voti erano generalmente bassi, e dovette ripetere la seconda classe. Più tardi, dal 1919, frequentò la Scuola di Architettura e Arti Decorative di Haarlem; studiò architettura per un breve periodo, quindi passò alle arti decorative, studiando sotto Samuel Jesserum de Mesquita, artista con cui sarebbe rimasto in contatto, fino agli inizi del 1944, quando la moglie e il figlio di de Mesquita vennero deportati e uccisi nei campi di concentramento. Nel 1922, Escher, avendo ottenuto una certa esperienza nel disegno e in particolare nell’incidere il legno, lasciò la scuola. Nel 1922, un anno cruciale nella sua vita, Escher visitò l’Italia (Firenze, San Gimignano, Volterra, Siena, Fara San Martino, Atrani, Ravello, Villalago, Castrovalva) e la Spagna (Madrid, Toledo, Granada). Fu impressionato dalla campagna italiana e dall’Alhambra di Granada, famoso palazzo moresco del Trecento. Vi conobbe i particolari arabeschi che adornano gli interni di questo edificio e che spesso sono caratterizzati da motivi grafici ricorsivi, un tema che Escher svilupperà nelle sue tassellazioni. Viaggiò regolarmente in Italia anche negli anni seguenti, e fu qui, a Ravello, che incontrò per la prima volta Jetta Umiker, la giovane svizzera che sposò a Viareggio nel 1924. Si stabilì a Roma, nel quartiere di Monteverde Vecchio, nel 1923 e vi restò fino al 1935, in quelli che egli stesso definirà «gli anni migliori della mia vita»; nel 1926 nasce il figlio George e nel 1930 il secondo figlio Arthur. Il 28 aprile del 1930, accompagnato da suoi tre amici Giuseppe Haas-Triverio (un incisore come Escher), Robert Schiess (un pittore svizzero) e Jan Rousset (uno storico francese), arrivò a Pizzo Calabro, nel Golfo di Sant’Eufemia, con una nave partita da Napoli ed errò per quasi un mese in Calabria. Da Pizzo Escher proseguì il suo viaggio verso sud in treno e, costeggiando il Mar Tirreno, visitò le cittadine di Tropea, Nicotera, Palmi, Scilla e Melito Porto Salvo.
Da questa località Escher e i suoi amici furono costretti a proseguire il percorso con un mulo, grazie al quale poterono raggiungere alcuni paesi ai piedi dell’Aspromonte tra cui Palizzi e Pentedattilo. Quest’ultimo è un affascinante e suggestivo paese che nasce nel cuore di una roccia: abbandonato negli anni Ottanta, è oggi uno dei più incantevoli “borghi fantasma” della Calabria. Tale è la sua bellezza che Escher realizzò numerosi disegni panoramici di Pentedattilo dai quali creò ben quattro incisioni. Il viaggio in Calabria proseguì verso nord e i quattro amici visitarono Gerace, Stilo, Santa Severina, Cariati, Rossano, Morano e Rocca Imperiale.
Nel maggio 1932 effettuò un viaggio in Sicilia toccando alcune località interne dell’isola, lasciando dei suggestivi disegni del Castello di Sperlinga, Gangi, Caltavuturo. Nel 1935 in Abruzzo, poi, a causa del clima politico sempre più pesante sotto la dittatura fascista, specialmente per i cittadini stranieri; si trasferì con la famiglia a Château-d’Œx, in Svizzera, dove rimase per due anni.
Si trasferì successivamente a Ukkel, uno dei 19 comuni della Regione di Bruxelles-Capitale, in Belgio. La seconda guerra mondiale lo costrinse a spostarsi con la moglie un’ultima volta, nel gennaio 1941, a Baarn, nei Paesi Bassi, dove visse fino al 1970.
La maggior parte dei disegni più famosi di Escher risalgono a questo periodo di tempo: il freddo, nuvoloso e umido clima olandese gli permise di concentrarsi interamente sul suo lavoro, con un’unica pausa nel 1962, a seguito di un intervento chirurgico.
Si trasferì infine, nel 1970, a Laren, nell’Olanda settentrionale, nella casa di riposo per artisti Rosa-Spier, dove morì il 27 marzo 1972.

Opere
Esempi famosi del suo lavoro includono: le Mani che disegnano (1948), un’opera che raffigura due mani che si disegnano l’una l’altra; Cielo e acqua I (1938) nella quale giochi di luce e ombra convertono dei pesci nell’acqua in uccelli nel cielo; Salita e discesa (1960), nel quale file di persone salgono o scendono una scala chiusa in un ciclo infinito, su una costruzione impossibile da realizzare nella realtà, ma che è possibile disegnare solo avvalendosi di stranezze della percezione e della prospettiva.
Le opere di Escher hanno una forte componente matematica, e molti dei mondi che ha disegnato sono costruiti attorno a oggetti impossibili come il Triangolo di Penrose oppure ad illusioni ottiche come il Cubo di Necker. In “Gravità”, invece, dei rettili multicolori sporgono le loro teste da un possibile dodecaedro stellato.
Le implicazioni logiche, matematiche, geometriche e fisiche sono piuttosto variegate, e coinvolgono concetti quali tra gli altri:
l’autoreferenzialità, appunto dove due mani si disegnano vicendevolmente.
I processi ricorsivi, quali l’Effetto Droste, collegati a particolari rotazioni del piano, come in galleria di stampe, dove partendo dallo sguardo di un visitatore ritratto a osservare il paesaggio di quadro appeso nella galleria, lo sguardo prosegue passando impercettibilmente dal dipinto al paesaggio reale ritrovandosi, dopo un percorso circolare, a osservare la nuca del visitatore attraverso la vetrata della galleria esso, in una successione potenzialmente infinita.
Questioni di topologia, esempio la percorrenza di una superficie bidimensionale estesa in uno spazio tridimensionale come Nastro di Möbius percorso da formiche
L’infinito (sia filosofico che matematico), preludio alle geometrie frattali a sviluppo infinito, ad esempio nelle opere sul tema del limite del cerchio, dove un motivo ripetitivo si espande nell’infinitamente piccolo.
Il moto perpetuo, dove un trucco percettivo permette il disegno di una cascata che aziona un mulino e la stessa acqua torna ad alimentare la cascata.
Tassellature degli spazi bi e tridimensionali, impieganti “tessere” ripetute con tutte le possibili variazioni.
Dischi di Poincaré, in litografie come Il limite del cerchio figure simili sempre più piccole si susseguono all’infinito fino al bordo esterno di un disco.
Spazi dimensionalmente diversi che si incontrano, come in rettili, dove piccoli animali preistorici escono dal mondo bidimensionale di un libro, per poi ritornarvi.
In tutte le opere non vi è solo la fredda logica delle scienze esatte, ma mondi naturali con panorami, scorci, piante ed animali reali od immaginari intervengono ad arricchire i suoi lavori in un’ottica straordinariamente globale.

Elenco delle opere
1920 Chiesa di San Bavo, Haarlem, china
1921 Il fantasma, xilografia
1921 Il capro espiatorio, xilografia
1921 La sfera, xilografia
1921 Bello, xilografia
1922 Otto teste, xilografia
1922 Siena, xilografia
1922 San Francesco, xilografia
1923 San Gimignano, xilografia
1923 Paesaggio Italiano, china e guazzo bianco
1923 Delfini in mare fosforescente, xilografia
1923 Albero di palma, matita e china
1923 Autoritratto, xilografia
1925 Donna con fiore, xilografia
1925 Vitorchiano, xilografia
1925 Il corvo nero, xilografia
1925 Il secondo giorno della Creazione, xilografia
1926 Il quinto giorno della creazione, xilografia
1926 Il sesto giorno della Creazione, xilografia
1926 o 1927 Studio di divisione regolare del piano con animali fantastici, matita e acquerello
1927 Processione in cripta, xilografia
1928 Castello in aria, xilografia
1928 Torre di Babele, xilografia
1928 Corte, Corsica, china
1928 Sartene, china
1928 Soveria, Corsica, china
1928 Bonifacio, Corsica, xilografia
1929 “Veduta di Goriano Sicoli”, litografia
1929 “Veduta di Opi”, litografia
1929 La cattedrale sommersa, xilografia
1929 Autoritratto, litografia
1930 Castrovalva, litografia
1931 Strega, xilografia
1931 Costa Amalfitana, xilografia
1931 Scala a volta, xilografia
1932 Abitazioni trogloditiche a Sperlinga matita
1933 Mare fosforescente, litografia
1933 Fuochi d’artificio, litografia
1934 Natura morta con specchio, litografia
1934 Natura morta con sfera riflettente, litografia
1935 Mano con sfera riflettente, litografia
1935 Ritratto di C.A.Escher, litografia
1937 Natura morta e strada, xilografia
1937 Metamorfosi I, xilografia
1938 Giorno e notte, xilografia
1938 Ciclo, litografia
1938 Cielo e acqua 1, xilografia
1938 Cielo e acqua 2, xilografia
1939-40 Metamorfosi II, xilografia a tre colori
1942 Verbum, litografia
1943 Rettili, litografia
1943 Formica, litografia
1944 Incontro, litografia
1945 Balconata, litografia
1945 Colonne doriche, xilografia a tre colori
1945 Tre sfere I, xilografia
1946 Specchio magico, litografia
1946 Tre sfere II, litografia
1946 Altro mondo, mezzatinta
1947 Altro mondo II, xilografia
1947 Altro mondo, xilografia
1947 Su e giù, litografia
1947 Cristallo, mezzatinta
1948 Mani che disegnano, litografia
1948 Goccia di rugiada, mezzatinta
1948 Sole e Luna
1948 Stelle, xilografia
1949 Planetoide doppio, xilografia
1950 Ordine e caos, litografia
1950 Superficie increspata, incisione su linoleum a due colori
1951 Capriola, litografia
1951 Casa di scale I, litografia
1951 Casa di scale II, litografia
1952 Pozzanghera, xilografia
1952 Drago, xilografia
1952 Gravità, litografia e acquerello
1952 Divisione spaziale cubica, litografia
1953 Relatività, litografia
1954 Planetoide tetraedrico, xilografia a due colori
1955 Convesso e concavo, litografia
1955 Tre mondi, litografia
1956 Galleria di stampe, litografia
1957 Cubo con nastri magici, litografia
1957 Mosaico II, litografia
1958 Belvedere, litografia
1958 Spirali sferiche, xilografia a quattro colori
1960 Salita e discesa, litografia
1961 Striscia di Moebius I, xilografia a quattro colori
1961 La cascata, litografia – Sulle due torri della struttura si notano due Poliedri composti.: A destra, il Poliedro di Escher e, a sinistra, il Tre cubi composto, anche questo attribuito allo stesso Artista. I rispettivi Poliedri duali sono.: il Triprisma rettangolare [1] – [2] ed il Tre ottaedri composto.
1963 Striscia di Moebius II, xilografia a tre colori
1963 Scatola di latta per biscotti, per il 75º anniversario dell’azienda De Vereenigde Blikfabrieken
1966 Nodi, xilografia a tre colori
1968 Metamorfosi, pittura murale
1969 Serpenti, xilografia a tre colori

Riferimenti nella cultura di massa
Nel 1969 rispose sgarbatamente a Mick Jagger che aveva chiesto un suo disegno per la copertina di un disco dei Rolling Stones: ” (…) E vi prego di informare il sig. Jagger che per lui, non mi chiamo Maurits, ma M.C. Escher” [1].
Nel 1985 gli è stato dedicato un asteroide, il 4444 Escher.
Il famoso film Labyrinth del 1986, diretto da Jim Henson e con protagonisti Jennifer Connelly e David Bowie, si ispira in maniera evidente alla litografia Relatività (1953). Quest’opera viene anche citata da Matt Groening, l’autore dei Simpson, nel suo fumetto Life in Hell. Nella parodia di Groening, conigli di cartone cadono da scale disegnate a risalire indifferentemente su tutti e tre gli assi spaziali.
La Sergio Bonelli Editore ha dedicato ad Escher lo Speciale n. 15 di Martin Mystere, intitolato appunto Il mondo di Escher.
Un’opera di Escher appare nella camera del protagonista Donnie nel film culto Donnie Darko.
Le stampe di Escher hanno ispirato il regista Christopher Nolan nel film Inception a realizzare la scena della “Scala di Penrose” o “scala infinita” cui lo stesso Escher s’ispirò.
Nella canzone Fai da tela di Caparezza. presente nel suo album Museica, viene citato con il verso “Ma da Escher non si esce, e mi ritrovo qui daccapo”.
Diverse ristampe italiane del libro Il mondo nuovo di Aldous Huxley presentano come copertina l’opera di Escher Hand with Reflecting Sphere [2].

Note
1.^ Paolo Madeddu, “Maltrattò Jagger Ma il rock lo adorava”, Corriere della Sera.
2.^ Hand with Reflecting Sphere.

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Written by Vicky Ledia

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