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Dove è stato girato il film: L’armata Brancaleone (alla scoperta dell’Italia rurale).

L’armata Brancaleone è un film del 1966 diretto dal grande Mario Monicelli. Il film ripercorre, senza quasi muoversi dalla Maremma Laziale, gran parte del paesaggio tipico dell’Italia rurale. Oggi vogliamo rivelarvi le vere location del film, come abbiamo già fatto per “Benvenuti al Sud“, “Basilicata Coast to Coast” e “Non ci resta che piangere“. Tutti in sella!

Il film "L'armata Brancaleone" è stato girato principalmente nell'alto Lazio e nella Maremma laziale

La trama. Commedia all’italiana, nel suo narrare in chiave ironica l’Italia degli sfortunati, dei poveretti mai sotto le luci dei riflettori, il film è ambientato nel XI secolo e narra le avventure del rampollo di una nobile famiglia decaduta, Brancaleone da Norcia (Vittorio Gassman) e della sua “armata” di miserabili – che si arricchirà con l’evolversi della storia – in viaggio da Civitanova alla Puglia per prendere possesso del feudo di Aurocastro. Dopo innumerevoli vicissitudini, duelli, saccheggi in città deserte perché appestate, pericolosi attraversamenti su ponti pericolanti, propositi abbandonati di partenza per le crociate, l’armata raggiunge Aurocastro, attaccata dai Saraceni. Qui i nostri eroi, sconfitti, rischierebbero di essere giustiziati se non fosse per il colpo di scena finale. La conclusione prospetta per il film un nuovo capitolo che prontamente arriva nel 1970, 4 anni dopo.

Le location del film. Nonostante la storia narrata ripercorra il viaggio a cavallo tra Civitanova e l’immaginaria Aurocastro nelle Puglie, l’intero film, tranne un caso che vedremo alla fine, è stato girato nell’alto Lazio e nella Maremma laziale.

La scena iniziale ha come sfondo l’imponente acquedotto di Nepi, imponente struttura del secolo XVI alta anche 20 metri e lunga in totale quasi 5 chilometri. L’attenzione si sposta poi su Brancaleone che accetta la proposta dei suoi futuri compagni di viaggio – prendere possesso di un feudo in Puglia – dopo aver partecipato, con imbarazzante risultato, ad un combattimento medievale. Sullo sfondo il castello di Torre Casale, località del Comune di Soriano nel Cimino (VT). Il castello, conosciuto anche come torre di Chia, fu restaurato e eletto a seconda dimora dal regista Pier Paolo Pasolini, che qui girò parte del suo “Vangelo secondo Matteo”.
A Civita Castellana (VT) si svolge il duello tra Brancaleone e Teofilatto dei Leonzi, principe Bizantino diseredato, impersonificato da Gian Maria Volonté. Anche Teofilatto finirà per unirsi al gruppo, in marcia verso sud.
Molti ricorderanno la tappa del gruppo in un paesino rurale in equilibrio su una collina: borgo stranamente deserto, si scoprirà in seguito, a causa della peste. In realtà ci troviamo a Vitorchiano (VT), piccolo centro medievale a 9 chilometri da Viterbo adagiato su ernomi massi di peperino, particolare tipologia di pietra la cui lavorazione ha reso celebre il borgo.
L’armata continua nel suo peregrinare ed attraversa il Ponte del Diavolo, all’interno della città etrusca di Vulci, a Montalto di Castro (VT) che, scavalcando il fiume Fiora, porta al castello medievale della Badia.
Nelle scene del film non mancano i paesaggi naturali, che fanno spesso da sfondo a momenti di riflessione, di silenzio o di pazzia: la Selva Cimina, ritenuta dagli etruschi un luogo sacro ed impenetrabile, il lago di Vico, specchio d’acqua d’origine vulcanica, centro dell’omonima riserva naturale e circondato dal panorama dei monti Cimini, l’abbandonata e spettrale cava di terra rossa di Valentano (VT).
Dopo mille avventure finalmente si scorge all’orizzonte il castello di Aurocastro nelle Puglie che non è altro che la fortezza aragonese di Le Castella, frazione di Isola di Capo Rizzuto (KR). La zona, ed il castello ne è la prova, è stata da sempre soggetta a conquiste, saccheggi, assedi e battaglie: turchi, saraceni, pirati dei mari e spagnoli hanno storicamente visto in questo lembo di terra ionica un punto strategico da conquistare.
La battaglia finale del film, che vede Brancaleone e la sua armata soccombere ai pirati saraceni, è una delle poche scene storicamente probabili di un film che, anche se interamente basato sull’immaginazione del regista, ha saputo splendidamente disegnare il nostro essere italiani. Source: toprural

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Written by Luca

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